Pontoni frana sul liscio
All'azzurro solo il bronzo nella corsa vinta dal danese Djernis MONDIALI DI CICLOCROSS All'azzurro solo il bronzo nella corsa vinta dal danese Djernis Pontoni frana sul liscio Sbaglia la tattica e non riesce a emergere su un percorso troppo agevole «Proprio nel mio Friuli dovevano rifilarmi questo biliardino da bambini» CORVA DAL NOSTRO INVIATO E Pontoni? Eh, Daniele Pontoni ha perso. Nuovo campione del mondo del ciclocross dilettanti è il danese Henrik Djernis, che è anche campione mondiale di mountain bike. Cosa è capitato? E' successo che al via della corsa, l'ardente mucchio dei novanta concorrenti s'è scontrato con il primo ostacolo artificiale. Il massimo avversario di Pontoni, lo svizzero Frischknecht, invece di trovarsi avanti si è trovato indietro. Son filati in testa Pontoni, il ceco Lukes, Djernis e l'olandese Groenendaal ai quali si è aggiunto il tedesco Berner. E' cominciata la lagna tattica. Che cosa significa? Significa che i cinque giovanotti si guardavano, per quanto ci si possa guardare in tali situazioni, si studiavano, aspettavano l'uno la mossa dell'altro. Intanto Frischknecht rimontava e i cinque diventavano sei e la cosa provocava un nefasto aumento del tasso tattico. Pontoni non si decideva a sganciarsi, Pontoni non si sentiva a suo agio in quella faccenda che ciclocrossisticamente gli era sfavorevole: troppo piatta la strada, pochi i punti degni delle sue capacità tecnico-funamboli¬ che. Aspetta e spera, Richard Groenendaal ha provato l'attacco. Richard è fratello di Frank e figlio di Rolf, Frank e Rolf sono ciclocrossisti e se Richard non vince s'incavolano da pazzi. Però l'attacco di Groenendaal è fallito. Allora s'è fatto animo Frischknecht, ma non gli è andata meglio. Visto e considerato l'andazzo e stabilito che la tattica è spesso una fregatura, il tedesco Ralf Berner ha piantato la compagnia. Era il quinto giro e Pontoni ha detto (si presume): accidenti, qui si mette male. A Pontoni interessava soprattutto lo svizzero col nome troppo lungo da scrivere e così non lo scriviamo; allo svizzero Pontoni. Approfittando di questo frenante interesse, è fuggito zitto zitto il danese Djernis e chi s'è visto s'è visto. Pontoni ha concluso terzo, medaglia di bronzo. L'argento è andato a Berner. Quarto Lukes. Giornata gentile per il ciclocross, niente pioggia, niente neve. Sul tracciato che s'inerpica sugli argini, costeggia un cimitero, si tuffa nei campi secchi di granoturco, la terra è di sasso. Cinquanta minuti gareggiati d'un fiato, non c'è un attimo di tregua, un continuo arrembaggio, pedalando o con la bici in spalla: Pontoni è un peso piuma, uno straordinario piccolo, agile atleta, un acrobata schioccante, costruito per le grandi fatiche. E' uno che si infervora sui percorsi di guerra. Quanto gli piace il fango, come si diverte a volare sui fossi, osserva i sentieri che lo aspettano e mica è soddistatto. «Proprio a me, campione del mondo uscente e qui nel Friuli, a casa mia, dovevano rifilare questo biliardino per bambini». Un preveggente. Sebbene chiunque non sia un amico stretto del ciclocross si ritroverebbe, viaggiando qui, con le reni a pezzettini. Fumi odorosi di salamini alla piastra, prosecco a damigiane, alpini che cantano, accompagnatori di crossisti russi che aprono scatoloni sui marciapide del paese e tirano fuori orologi, divise dell'ex Urss, cannocchiali samovar, matrioske, colbacchi; e crossisti russi che ai box fanno il conto delle ruote di ricambio per paura che gli accompagnatori si vendano anche quelle. Che festa. Mancano la donna cannone e l'uomo ragno, ma ci sono i suiveurs svizzeri con la faccia dipinta e i campanacci. Benissimo: si può cominciare e anche finire. Oggi in campo gli juniores e i professionisti. Gianni Ranieri
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