«Vogliamo le quote riso» di Gianfranco Quaglia

Gli italiani chiedono a Bruxelles un «tetto» alle coltiva2ioni Gli italiani chiedono a Bruxelles un «tetto» alle coltiva2ioni «Vogliamo le quote riso» E ipartner europei sono d'accordo MILANO. Avremo quote produttive anche per il riso, così come è stato fatto per il latte? Questa volta, a chiederlo, siamo noi italiani, spaventati dal surplus di produzione che potrebbe abbattersi su tutta Europa. Ente risi e organismi agricoli nazionali hanno già chiesto a Bruxelles di applicare urgentemente una normativa che blocchi le superfici alla soglia della campagna '91-92. Piero Cuzzotti, presidente del comitato consultivo riso della Cee e direttore dell'Unione provinciale agricoltori di Vercelli, parla di proiezioni preoccupanti: «Nell'area comunitaria i 350 mila ettari potrebbero salire, già con le semine del '93, a 450 mila ettari. Dalle prime indicazioni raccolte fra i 7 mila produttori italiani, anche nel nostro Paese ci sarà un balzo: dovremmo passare dai 215 ai 250 mila ettari. Questo incremento porterà inevitabihnente a uno squilibrio del mercato e a un prevedibile crollo dei prezzi, con conseguenze catastrofiche sulle aziende produttrici. Pertanto è necessario intervenire subito, approvando un regolamento di autodisciplina. In caso contrario la Cee dovrebbe applicare sanzioni pesantissime nei confronti dei trasgressori». La richiesta è già stata portata al ministro italiano dell'Agricoltura. Il presidente dell'Ente nazionale risi, Leo Carrà: «Fon- tana, da me informato direttamente su questo problema, si è dichiarato disponibile. Pertanto lo sollecitiamo a mandare avanti le proposte che tendono a gettare un ponte tra l'attuale regolamentazione di mercato e quella futura determinata dagli accordi Gatt. Occorre dare sicurezza alle aziende prima delle semine e non lasciare il dubbio sulle regole che influiranno sul futuro mercato, costringendo i risicoltori a un salto nel buio». Le preoccupazioni degli operatori agricoli cadono in un momento favorevole per la risicoltura italiana. Le esportazioni tirano, i prezzi stanno toccando percentuali di aumento del 10 per cento. Forti di queste conferme i produttori della pianura Padana si rifugiano nella coltivazione del riso, che per ora è stato stralciato (in quanto produzione deficitaria) dalla riforma della politica agricola Cee. Dice Cuzzotti: «Nel programmare le coltivazioni gli agricoltori italiani e quelli degli altri Paesi europei sono stati influenzati dalla riforma sui cereali che prevede, appunto, il contenimento della produzione con il meccanismo della riduzione dei prezzi e degli aiuti compensativi». Spaventati dalla prospettiva di guadagnare meno, gli agricoltori delle zone irrigue si rivolgo¬ no in massa al riso, trascurando mais e soia. Ma - avvertono gli esperti - la risicoltura potrebbe rappresentare un'illusione di breve durata. Per il riso, infatti, la Pac ha concesso una proroga transitoria, che potrebbe scadere nel giro di un anno. Nel '94, insomma, anche la risicoltura dovrebbe essere sottoposta al regime di contenimento. «Se noi arriveremo all'appuntamento con una produzione eccedentaria - aggiunge Cuzzotti la Cee sarà costretta a usare la scure. L'Italia, maggior Paese produttore d'Europa, sarà la più colpita dalle misure dissuasive». Ecco perché le organizzazioni di categoria hanno chiesto un prowedimento-ponte che blocchi la superficie e di conseguenza il quantitativo ai massimi livelli storici raggiunti nel '92. Oltre quel tetto si entrerebbe in zona rischio. «Con una forte eccedenza e una crisi di mercato saremmo esposti, senza possibilità di replica, a qualunque misura di contenimento». D'accordo, con le posizioni italiane, anche gli altri Paesi partner del settore: Francia, Spagna, Grecia, Portogallo. E' difficile, però, che le quote di autodisciplina possano essere varate prima delle prossime semine, previste fra marzo e aprile. Gianfranco Quaglia

Persone citate: Cuzzotti, Gatt, Leo Carrà, Piero Cuzzotti