Un sovrintendente lottizzato
M^il l ^ , toSette, Alla Fenice di Venezia designato l'ex assessore socialista Pontel Un sovrintendente lottizzato Cacciari scrive alla Boniver: «Non firmi» VENEZIA. La Fenice ha un nuovo sovrintendente: Gianfranco Pontel, ex assessore psi. Il nome è emerso quando si è saputo che la sua poltrona di segretario generale della Biennale non era più libera. E un posto gli era dovuto, perché l'estate scorsa l'assessore si era scansato per lasciare la delega a un indipendente. Così, venerdì notte, al Consiglio comunale si è consumata la nuova spartizione, biasimata dalle opposizioni ma anche da qualche consigliere di maggioranza. Il rischio di una crisi ha potuto più del rischio di una nomina non del tutto ineccepibile. Secondo alcuni, addirittura, essa sarebbe il frutto di un baratto fra la de e il psi per garantire la presidenza della Biennale a Gianluigi Rondi. A Pontel, si opponeva la candidatura di minoranza di un musicologo stimato, Carlo De Incontrerà, attuale direttore del Comunale di Monfalcone. Ma è prevalsa la tesi che il sovrintendente dev'es¬ sere soprattutto un manager. Pontel ha così presentato il proprio curriculum zeppo di partecipazioni a consigli d'amministrazione di nomina politica. «Se conosco la musica?», dice, «Sono sempre stato un cultore di musica classica. Quale autore prediligo? Beh, insomma Mahler». Sconcertati, il capogruppo del pds Massimo Cacciari e il gruppo verde hanno subito scritto una lettera al ministro dello Spettacolo Boniver, per chiederle di non firmare il decreto di nomina: «Oso sperare che ella non voglia lasciare via libera a questa scandalosa decisione, frutto ormai non solo di tradizionali pratiche spartitorie scrive Cacciari - ma della più completa cecità politica». «Come avremo il coraggio di uscire di qui e dire alla gente che alla Fenice abbiamo nominato Pontel?», si chiedeva in Consiglio. E il verde Stefano Boato: «Dobbiamo impedirci di diventare il ludibrio di tutt'Italia. Questo non è soltanto un suicidio del psi, ma getta discredito sull'intero Consiglio comunale». Il ludibrio è già cominciato. Il sovrintendente del Teatro Verdi di Trieste Giorgio Vidusso aveva firmato, insieme ai sovrintendenti della Scala, del San Carlo, del Regio di Torino, e molti altri, una lettera in difesa del sovrintenden- te uscente Lorenzo Jorio e contro il precedente «Cameade» candidato, il vicesindaco Fulgenzio Livieri, poi accantonato: «Se l'ho detto per un signore che non conoscevo, lo ridico per un altro signore che non conosco. E' segno che il mondo non cambia. Può un sovrintendente essere un politico? Sì, a condizione che ci sia un amore consolidato per il teatro. Diciamo che deve aver visto almeno cinquanta spettacoli, forse cento, forse anche mille. Se non sa nulla di musica, come potrà decidere fra "Bastiano e Bastiana", che costa mille, e "Aida" che costa 100 mila». Anche Massimo Bogianckino del Comunale di Firenze è tagliente: «Io non sono di quelli che credono che un sovrintendente debba essere necessariamente un musicista, né un manager: dev'essere un uomo, però, profondamente radicato nella musica». Ora spetta al ministro Boniver. Mario Lollo Il ministro Margherita Boniver
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