I'amico Araldo Tieri

I/amico Araldo Tieri I/amico Araldo Tieri «Quel gran signore raffinato che suonava il pianoforte» SONO stato grande amico di Peppino e suo grandissimo estimatore. Non ricordo quando ci conoscemmo. Certo fu prima che lavorassimo insieme nel cinema prima di nema, prima di quei dodici, tredici film che facemmo con Totò. E la nostra amicizia fu schietta, molto affettuosa. Peppino sentiva che avevo per lui una profonda stima, e lui me ne era in qualche modo grato, mi veniva a trovare in camerino e io andavo nel suo. Era un gran signore, elegante nel vestire e nei modi. Il pubblico conosceva il suo lato buffonesco, invece Peppino era un uomo raffinato. Viveva in una bella casa sulla Via Nomentana. Ci andavamo spesso, io e Giuliana, e passavamo serate indimenticabili. Peppino era un padrone di casa ineccepibile, un conversatore affascinante, mai volgare: parlava di tutto, del lavoro, della gente, raccontava storie irresistibili. A volte succedeva che si sedesse al pianoforte e si mettesse a cantare. Conservo ancora la registrazione di una serata: quando l'ascolto, ci ritrovo il divertimento di allora. Ma in Peppino mi affascinava soprattutto la sua arte. Per me è stato uno dei più grandi attori comici del secolo. Puntiglioso però, rigoroso. Si dice che lui e Totò improvvisassero. Non è assolutamente vero. Ricordo che, prima di girare una scena, ci riunivamo nel camerino di Totò e lì lavoravamo sui copioni già preparati, li modificavamo. Anzi li modificavano soprattutto loro due, con il loro intuito comico. Un minuto dopo, sul set, quel minuzioso lavoro di limatura, di modifica, diventava un meraviglioso gioco comico. Questa è la verità. La leggenda delle scene recitate all'improvviso e a ruota libera è appunto leggenda. Ciò che mi rese particolarmente caro Peppino fu anche la sua discrezione. Sappiamo tutti della lite che ci fu tra lui e Eduardo, sappiamo che Eduardo ogni tanto si lasciava scappare qualche frase sul fratello. Peppino invece non disse mai niente. Qualcuno sostiene che il dissidio fra i De Filippo cominciò nel momento in cui Eduardo si autonominò direttore della compagnia. Dava ordini secchi: tu fai questo, tu fai quello. E si dice che Peppino brontolasse dal suo angolo: «Duce, duce». Fu davvero questo rifiuto dell'autorità l'inizio della fine? Non c'era di mezzo la rivalità artistica? Araldo Tieri

Persone citate: Araldo Tieri, De Filippo