Benetton: una foglia di fico. Ghostbusters alla Casa Bianca

Mille lire di illusioni svendute LETTERE AL GIORNALE Benetton: una foglia di fico. Ghostbusters alla Casa Bianca Il Senatore in posa La Malfa e l'edera Le foto pubblicitarie della coppia Benetton-Toscani, culminano ora con Luciano Benetton tutto nudo, con gli occhietti furbi dietro i soliti occhialini rotondi. Non si tratta certamente di patologico esibizionismo, bensì di sostegno a una grande causa: la distribuzione degli abiti vecchi dei ricchi ai miserabili della terra; ed è evidente che la richiesta sarebbe stata svilita anche da un semplice paio di mutandine. Be- i netton spiega: «E' giusto che io mi esponga in prima persona, la gente vuol sapere, vedere, c'è : un'esigenza di trasparenza di chiarezza». Detto da un inglese potrebbe essere senso dell'humour, ma Benetton è un Senatore della Repubblica. E poi, con Toscani c'è poco da scherzare. Penso quanto gli sia costato posare nudo, forse in un locale non abbastanza riscaldato, nella ricerca dell'immagine più incisiva. E lo ringrazio, il Senatore ignudo. E il mio grato pensiero va anche a Giorgio La Malfa che ha saputo ingaggiare tale personaggio sotto la foglia dell'edera (che qualcuno suggerisce di cambiare in foglia di fico, contribuendo così all'auspicato rinnovamento dei partiti). Vincenzo Giglio, Milano La doccia e la virilità dei militari Usa Ripensando alla notizia che negli Usa i militari eterosessuali avrebbero paura di fare le docce collettive con i gay (su La Stampa del 24 gennaio), mi domando: Per quale motivo hanno paura? Gli omosessuali non hanno certo paura di fare la doccia con gli eterosessuali, né di farci assieme qualsiasi altra sana attività, che comprenda anche un virile e cameratesco nudismo nonché il maschio esercizio delle armi. Francesco Merlini Montemagno di Calci (Pisa) Buchanan e Lincoln spiriti curiosi In occasione dell'insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, la stampa ha parlato di episodi curiosi caratterizzanti la vita degli «inquilini» della Casa Bianca. Mi viene in mente James Buchanan, il Presidente che ebbe un debole per lo spiritismo. Morto nel 1868, il suo spirito venne evocato durante una seduta con il medium Hillis, per cui lo si vide materializzarsi al punto di leggere il giornale, parlare con i presenti, rispondere alle loro domande. Un caso analogo di materializzazione si verificò con Abramo Lincoln, il quale ebbe in sogno la netta visione del tragico attentato alla sua vita, ne informò la moglie Mary, ma la sera del 14 aprile 1865, non curandosi dell'apprensione di lei, volle recarsi ugualmente al «Ford's Theatre» di Washington per assistere allo spettacolo dal palco presidenziale. A tradimento gli sparò due colpi di rivoltella alla nuca (morirà due giorni dopo) un giovane attore e sudista fanatico, John Wilkes Booth, mentre il pubblico rideva a crepapelle. Si dice che la signora Todd vedova Lincoln, grazie alle facoltà medianiche di cui era dotata, potè «rivedere» l'amato Presidente, ricevendone parole consolanti. Angelo Giumento, Palermo Macché «sindachessa» chiamiamola «sindaca» Sabato 23 gennaio, sulla Stampa, la candidata al ministero di Giustizia americano, Zoe Baird, viene definita avvocatessa e ministro-donna. Non mi risulta che la parola ministro abbia valenza neutra, altrimenti si dovrebbe anche dire ministro-uomo. Ogni volta che una donna conquista una posizione di potere nelle redazioni dei giornali si diffonde il panico: sindaca o sindachessa? Avvocata o avvocatessa? Ministra o ministra donna? E spunta- no soluzioni ridicole, quali il ministro in gonnella, il soldato in rosa, l'hostess della strada (la vigile). Eppure la grammatica ci insegna una regola elementare: il maschile si accorda con il maschile e il femminile con il femminile. A chi verrebbe mai in mente di scrivere il maestro Maria? Non vedo perché la stessa regola non debba essere applicata alle altre professioni. Se usiamo il termine deputata, potremo anche dire avvocata, magistrata, inviata. Ricordo che il suffisso -essa è dispregiativo. In un libro della Commissione parità sul sessismo nella lingua italiana, linguisti e studiosi sconsigliano l'uso di pa¬ role in -essa perché sono sempre state usate per sminuire le donne, per prenderle in giro ed anche per insultarle. E' chiaro che termini come professoressa e studentessa, ormai entrati a pieno titolo nel nostro linguaggio, non possono essere modificati. Ma perché usare avvocatessa invece di avvocata? Sarebbe bello se i quotidiani italiani dedicassero più attenzione al problema. Sarebbe anche un atto di rispetto verso le donne. Monica Ricci-Sargentini Roma Il tesoro di Henriquez sui muri di Trieste Leggendo l'articolo «A caccia di gemme nei gabinetti pubblici», apparso sulla Stampa il 25 gennaio, il pensiero mi è volato a Trieste, ove, negli anni che seguirono la Seconda guerra mondiale, un distinto signore esplorava tutte le facciate delle case, i muri e i vespasiani. In un grosso libro per appunti annotava tutti i graffiti, tutte le scritte che affermavano qualcosa, che inneggiavano o denigravano, per alcuni «viva», per altri «abbasso». Questo signore era il noto storico e collezionista triestino Diego de Henriquez, tragicamente morto nel 1974. Henriquez ha creato «L'Istituto e museo storico e di guerra di Trieste - Diego de Henriquez» che dovrebbe diventare un «Museo della guerra per la pace». Nel 1957 il museo consisteva di centomila pezzi (dal computo sono esclusi documenti e scritti), comprendenti tutto quello che si riferisce, secondo l'espressione di Henriquez, all'«arte della guerra»: dalle bocche da fuoco, armi portatili, carri armati e sottomarini a due tonnellate di uniformi, fino a soprammobili, pipe e orologi a forma di armi oppure decorati con figure attinenti alla vita militare. E tra le varie sezioni esisteva anche una grandiosa raccolta relativa all'istinto grafico e alla grafomania, di circa trecentomila reperti. Negli anni del dopoguerra i muri di Trieste sono stati una ricca miniera per lo studioso o documentarista del pensiero umano impresso nelle scritte murali. Era il periodo del Cominform e del titoismo, esplodevano le passioni politiche e nazionali della popolazione italiana e slovena. Diego de Henriquez annotava quello che la gente scriveva e disegnava. Queste raccolte Henriquez le denominò «raccolte psicologiche». Dovrebbero servire allo studio dell'evoluzione dell'opinione pubblica sui più svariati argomenti. Henriquez dedicò una particolare attenzione ai graffiti inerenti alla guerra e a militarismo, politica, vita infantile, vita religiosa e sport. Ma la sua opera è rimasta nota soltanto ad un ristretto numero di persone. Il «Museo della guerra per la pace» non è stato creato. I cannoni, sommergibili, «littorina» blindata e altri pezzi di grande mole sono attaccati dalla ruggine. E dove è sepolta tutta quella documentazione che testimonia le libere espressioni grafiche dei triestini del dopoguerra sui muri della loro città? Miran Pavlin, Torino Le librerie «salvate» da videocassette e tv Mi ha fatto piacere leggere che, secondo un'indagine svolta durante le festività natalizie, gli italiani hanno comperato e regalato molti libri. Trovo molto curioso il fatto, visto che le librerie fino a poco tempo fa erano considerate luoghi desueti o barbosi, quasi come i musei. In Italia non esiste un'educazione o un modo di inculcare l'amore verso i libri, visitando le librerie, nelle quali si entra occasionalmente o per comprare i libri scolastici. Mi sono chiesto come mai si sia verificato questo cambiamento. Influirà il fatto che ora nelle librerie si vendono anche le videocassette o forse che si riesce a trovare un libro per tutti i prezzi o forse dipen derà dall'interesse che da un po' di tempo anche la tv dedica al mondo editoriale. Mi auguro che l'interesse continui, giacché, come dicevano romani, «libelli sua fata habent» Luca Di Eugenio, Teramo