«Gli assassini sono i miei fratelli»

REGGIO CALABRIA Germania, donna accusa i killer del coniuge: «Dovevano dare una dimostrazione di fedeltà ai boss» «Gli assassini sono i miei fratelli» «Sono mafiosi, mi hanno ucciso il marito» AGRIGENTO NOSTRO SERVIZIO «Sono loro gli assassini di mio marito, i miei fratelli. Ora che cosa farò con i miei quattro figli?». Con questa agghiacciante accusa Carmela Schembri a Mannheim ha consentito alle polizie tedesca e francese di arrestare i suoi fratelli Ignazio e Rosario, di 29 e 19 anni, per l'omicidio del cognato Giuseppe Crapanzano, 39 anni, con sei colpi di pistola calibro 9 la sera del 14 gennaio scorso nel centro della città tedesca. Vittima e presunti sicari sono originari di Palma di Montechiaro, nell'Agrigentino, dove le cosche mafiose sono in perenne ebollizione e dove ci si sarebbe spesso avvalsi di «picciotti» arruolati in Germania per missioni di morte nell'isola. Un quarto fratello di Carmela, Ignazio e Rosario Schembri, è Gioacchino, 33 anni, titolare di una pizzeria a Mannheim che dopo essere stato arrestato per associazione mafiosa il 14 aprile dell'anno scorso fu interrogato dal giudice Paolo Borsellino e si pentì. Poco dopo, il 19 luglio, Borsellino fu assassinato con cinque dei sei agenti della sua scorta di via D'Ameglio. L'omicidio di Giuseppe Crapanzano, cognato del pentito che con le sue rivelazioni aveva consentito agli inquirenti tedeschi e italiani di risalire a gio- vani emigrati siciliani che avrebbero formato «gruppi di fuoco», era stato interpretato all'inizio come una vendetta trasversale nei confronti di Gioacchino Schembri, a lui molto legato. Poi la disperazione di Carmela Schembri, che con il marito gestiva un piccolo ristorante a Ludwigshafer, vicino a Mannheim, nel BadenWurttemberg, e la sua decisione di schierarsi contro i fratelli Ignazio e Rosario che non avrebbero esitato a renderla vedova. Già, ma perché? Gli investigatori di Mannheim al momen¬ to non hanno dubbi: è stato un delitto di mafia. E' possibile che i boss, dopo il tradimento di Gioacchino, abbiano preteso dai suoi fratelli minori una prova di fedeltà come l'uccisione del cognato. Una prova con cui Rosario e Ignazio Schembri avrebbero inteso dissociarsi dal fratello pentito. Non viene tuttavia escluso uno scenario completamente diverso: il delitto potrebbe essere maturato per contrasti di interesse in famiglia. Ignazio Schembri è stato arrestato giorni fa a Mannheim, ma la polizia criminale tedesca l'aveva taciuto in attesa di localizzare anche il giovane Rosario, che giovedì, colpito da un mandato dì cattura internazionale, è stato arrestato a Metz, in Francia, da dove sarà estradato in Germania. Gioacchino Schembri intanto è da alcuni mesi in Italia, superprotetto come tutti gli altri pentiti della mafia. Ha fatto tra l'altro importanti dichiarazioni sui delitti del giudice Rosario Livatino il 21 settembre del 1990 e del maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli il 4 aprile scorso. Furono tutti e due assassinati in feroci agguati alle porte di Agrigento. Per la prima esecuzione, in corte d'assise a Caltanissetta, sono stati condannati mesi fa all'ergastolo altri due giovani di Palma di Montechiaro che erano emigrati in Germania, Paolo Amico e Domenico Pace. Proseguono le indagini su altri giovani palmesi accusati da Gioacchino Schembri, fra i quali Gaetano Puzzangaro. Per l'uccisione del carabiniere, dopo le confidenze di Schembri, il 26 dicembre sono stati arrestati i quattro presunti killer. Antonio Ravidà Gli agguati di mafia non conoscono frontiere, per compiere una vendetta trasversale i killer si spingono fino in Germania