Bossi decapita quattro ribelli di Luciano Borghesan

Resa dei conti nella Lega, gli espulsi accusati di comportamento correntizio Resa dei conti nella Lega, gli espulsi accusati di comportamento correntizio Bossi decapita quattro ribelli Condanna senza appello per il consigliere regionale Rabellino, il segretario cittadino Cattin e due biellesi Bossi ha usato la spada. Ha tagliato quattro teste alla Lega Nord del Piemonte. Quattro nomi eccellenti sono stati espulsi per aver avuto un «comportamento correntizio». Chi sono? Due sono di Torino: il consigliere regionale e segretario provinciale Renzo Rabellino e il segretario cittadino Alfonso Cattin. Gli altri due di Biella: il segretario c consigliere provinciale Nanni Mussone, quello cittadino e consigliere comunale Roberto Rossi. E' una condanna senza appello quella decisa ieri, a Milano, dal consiglio federale. Nel settembre scorso erano già stati avvertiti: o vi attenete alle disposizioni della segreteria piemontese o dovremo chiedere provvedimenti. Ma i rapporti non migliorarono. Con i biellesi Mussone e Rossi, il leader subalpino Gipo Farassino aveva avuto uno scontro un anno fa e aveva depennato i loro nomi dai candidati al parlamento. Al posto di Mussone avnva voluto Giuseppe Bodo di Vercelli per il collegio senatoriale, e in luogo di Rossi aveva messo Stefano Aimone Prina alla Camera. Sia Bodo sia Aminone furono eletti. Mussone e Rossi non digerirono quella bocciatura. Cercarono nuovi capi in Rabellino e Cattin. Con loro pensavano a una corrente. Al di fuori delle sedi di via Leinì e di via Prati, stava avvenendo un tesseramento in sordina. Qualcuno stava tessendo le fila di una corrente. Troppi movimenti in un ufficio del centro. Crescevano pare - adesioni di ex politici, provenienti da altri partiti. Sarebbero queste le colpe per cui la «banda dei quattro» prima è stata imputata e poi condannata, politicamente s'intende. A condurre la pesante istruttoria sono stati i cinque supervisori inviati da Umberto Bossi a Torino. Mercoledì sera si erano riuniti con il consiglio della Lega Nord, in via Leinì. Una riunione conclusasi alle 4 del mattino. Ieri, mentre a Milano il consiglio federale stava preparando il verdetto ufficiale, i militanti torinesi sono rimasti in allarme. «Occupiamo, occupiamo». Alle 18 hanno issato la bandiera della Lega Nord fuori dalla finestra dei locali storici di via Leinì 40. Altri si sono recati nella sezione di via Prati 3. Doveva essere la giornata dell'apertura ufficiale della nuova sede di via Cernaia 24, e invece è diventato il 29 gennaio del «repulisti». Mano a mano che le notizie delle espulsioni si facevano più certe, è cresciuta l'euforia, come fosse la vittoria di una battaglia. I leghisti di Gipo, Scaglione e Borghezio si sono messi in prima fila ad aspettare gli ordini milanesi e anche l'arrivo degli espulsi. Avevano sopportato in silenzio le polemiche interne, quelle montate da alcuni giornali sulle saette di Bossi contro gli Ufo del Carroccio subalpino. Chi erano i «non identificati infiltrati»? Chi parlava di servizi segreti, chi di massoneria. Tutti costretti a guardarsi con sospetto. Le voci e gli interrogativi si facevano sempre più ricorrenti: «Rabellino vuole la segreteria». «Pioli vuole essere candidato a sindaco». «E Bossi non difende Gipo?». A tutti Farassino aveva replicato da leader vincente: «Rinviando il congresso, Bossi congela la segreteria e quindi mi mantiene in carica. Il candidato a sindaco: un uomo sopra le parti, un tecnico, non Pioli. Io? Una specie di sceriffo contro malcostume e corruzione. Il male della Lega: quando le famiglie crescono c'è sempre qualche problema, ormai siamo 15 mila». Ora per lui parla la sentenza di Milano. Gipo non ha voluto commentare. Al rientro a Torino, si è rimesso gli abiti dell'attore e, alle 21, si è ripresentato davanti al pubblico del suo teatro, in piazza Massaua, per recitare «Tl'hass mai fait parei». Alla regia, l'amico senatore Massimo Scaglione. Lui una battuta se la concede ancora: «E dire che quel Pioli diceva basta con gli attori». Luciano Borghesan I militanti della Lega hanno occupato la sede di via Leinì

Luoghi citati: Biella, Milano, Piemonte, Torino, Vercelli