Nei giochi di sport la donna è geisha di Gian Paolo Ormezzano
Nei giochi di sport la donna è geisha IL CASO GIULIANI Nei giochi di sport la donna è geisha CARLA Giuliani si candida dunque alla presidenza della federciclismo, elezioni il 13 e il 14 a Firenze, favoritissimo Omini presidente uscente, indorato dai successi di Barcellona. Sarebbe la prima donna italiana ad arrivare a questo livello di carica sportiva. Ma intanto è già la prima a tentare seriamente, anche se sa di non poter vincere. Sinora di donna presidente federale si era appena parlato per l'equitazione (una Agnelli), senza finalizzazione dell'esperimento. E nel calcio femminile è improprio il termine usato a proposito di Marina Sbardella, come lo fu a proposito di Evelina Codacci Pisanelli che l'ha preceduta nella carica: entrambe nominate «presidente delegato», quindi senza elezioni, di quella che è diventata da pochi anni una sezione della Figc. La Giuliani non ha messo avanti nessun discorso femministico, non ha rivendicato nessun diritto storico dell'altra metà del cielo di accedere alla carica. Ha parlato semplicemente di sua grande esperienza. Sta nelle segreterie federali, prima quella italiana poi quella internazionale dei dilettanti, dal 1965, è conosciutissima nel mondo della bicicletta, è pure vicepresidentessa internazionale dei cronometristi, è poliglotta, è persino ricca di suo... Ha un precedente nel suo sport: la Gray, inglese, è arrivata nel passato alla guida della federazione del proprio Paese e per poco ha mancato, battuta da Puig spagnolo, la presidenza internazionale dell'Uci, quando l'ente raggruppava le due federazioni, prof e dilettantistica. Non fosse che è una donna graziosa, si potrebbe parlare nel suo caso di uomo giusto per il posto giusto, senza niente togliere a Omini. Ma il discorso femministico nello sport dovrà pure essere portato avanti sino alla realizzazione, una volta o l'altra, anche per queste faccende di I cariche dirigenziali. Ci sono 1 milioni e milioni di donne che fanno sport secondo programmi di gara stabiliti dagli uomini, e sono gli uomini a guidarle, allenarle, giudicarle. Sveglissima in tanti settori dell'umana attività, nello sport dirigenziale la donna pare soddisfattissima di essere geisha. Si libera, si scatena solo in gara. Certe presidenze femminili di club sono folkloriche, oppure appaiono realizzazioni di istanze comaresene. E non è che nel mondo le cose vadano meglio, se è vero che sta splendidamente isolata Anna d'Inghilterra, presidente della federazione internazionale degli sport equestri, aspirante (e sconfitta seccamente da Nebiolo) alla presidenza delle federazioni olimpiche estive, e come membro del Ciò candidata (lei sola, pare) contro Samaranch che a settembre sarà rieletto presidente olimpico. L'altra metà del cielo insomma conta assai poco nello sport delle cariche, in Italia come nel mondo, e in Italia anche limitandoci al più facile pianeta delle presidenze di club. Flora Viola ebbe la Roma in eredità dal marito, ma la tenne per poco. Nel resto del calcio, soltanto la bella Giusy Achilli del Pavia ha dato e dà segnali di combattimento, più eterea la presidenza di Brigida Fiore del Molfetta, di Emilia Tambolini del Verbania, di Roberta Donati della Vogherese. Il basket ha Barbara Bandiera della Fernet Branca Pavia, il volley ha Alfa Garavini della grande Teodora Ravenna... Ma Carla Giuliani è proprio, per usare mia definizione ciclistica, una donna sola al comando (di un certo esperimento). Non vincerà, ma è andata in fuga, e non importa se fra sorrisini indulgenti e simpatie ipocrite. C'è più ciclismo, con questa candidatura. Perché finalmente la donna in assoluto è coinvolta, o semplicemente perché c'è una donna impegnata a bramare il ciclismo. A scelta. Gian Paolo Ormezzano ino^j
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