«Caccia grossa» al sindaco di Fabio Martini

Con l'elezione diretta in campo anche uomini di spettacolo e vip della politica Con l'elezione diretta in campo anche uomini di spettacolo e vip della politica «Caccia grossa» al sindaco Ma la riforma non va, avverte Mancino ROMA. Giulio Andreotti sindaco di Roma e Antonio Di Pietro sindaco di Milano. E Pippo Baudo? Sindaco della sua città natia, la Milano del Sud: Catania. Chissà se alla fine scenderanno in campo, come suggeriscono le prime voci, i sussurri degli amici, ma una cosa è certa: l'elezione diretta dei sindaci ha aperto il «safari», la caccia grossa al candidato di prestigio. I partiti lo sanno: con l'elezione diretta dei sindaci o arruolano dei big come uomini-simbolo o rischiano di perdere le elezioni. E così spuntano già le prime indiscrezioni, i primi nomi eccellenti: star televisive come Pippo Baudo e Gianfranco Funari, professionisti di alto lignaggio come Vittorio Gregotti e Umberto Veronesi, il re della tv Silvio Berlusconi e big politici che, prima della nuova legge, non avrebbero mai pensato di potersi candidare a sindaco: Giulio Andreotti, Mario Segni, Leoluca Orlando. Le sfide più accattivanti, in un clima da «O.K. Corrai», si preparano a Roma, Milano e Torino. Nella capitale, il sindaco Carrara si dimetterà il 15 febbraio, le elezioni anticipate si avvicinano e chi lo conosce assicura che si avvicina anche il vecchio sogno di Giulio Andreotti di chiudere la carriera come sindaco di Roma. E in quel caso potrebbe trovarsi di fronte - lui ci sta già pensando - Mario Segni. Da una settimana il suo braccio destro Cesare San Mauro ha avviato una trattativa riservata col verde Francesco Rutelli, col pidiessino Tocci e con i repubblicani per gettare le basi di una lista di «Alleanza per il progresso», che potrebbe avere Segni come capolista e Rutelli come candidato a sindaco. In un recente sondaggio «Chi vedrebbe come sindaco?», molti romani hanno fatto il nome di Gianfranco Funari, ma lui non ne vuol sapere: «No, no, non ci penso proprio, anche se qualche partito ha "provato" a farmi delle offerte. Credo che per fare l'amministratore locale serva uno specifico professionale. Io faccio comunicazione». A Milano (anche qui il Consiglio comunale è legato ad un filo) si profila uno scontro tra «titani»; nella città che è stata la culla del craxismo e poi del leghismo, stavolta si giocherà una battaglia di interesse nazionale. Al punto che, qualche tempo fa, cominciò a girare il nome di Silvio Berlusconi. «Ho parlato con lui - racconta Toni Muzi Falconi, uno dei leader delle pubbliche relazioni - e mi ha assicurato che non ne vuole sapere». Ma per Milano due candidati sindaci già ci sono: Nando Dalla Chiesa e il sindaco Borghini. Il primo è il capolista ideale della «lista per Milano», un cartello laico di sinistra (esclusa Rifondazione) al quale stanno lavorando da mesi e con risultati (assemblee di quartiere affollate, una sottoscrizione di 150 milioni) Franco Morganti, Toni Muzi Falconi e Vincenzo Dittrich. Ma dal pentolone dei candidati eccellenti spuntano già altri nomi prestigiosi: le Acli penserebbero a lanciare in pista il loro presidente Giovanni Bianchi, il pri fa la corte al professor Umberto Veronesi, il pds all'architetto Vittorio Gregotti, i popolari di Segni pensano a Gianni Rivera e nella de ritornano due nomi provati: Falck e Bassetti. La Lega? Incerta tra Bossi e Formentini, che è il favorito. E il giudice Di Pietro? Qualcuno racconta che presto potrebbe nascere un «comitato per Di Pietro sindaco» e da qualche settimana il segretario missino Fini va ripetendo una frase sibillina: «Con la nuova legge non è vero che qualsiasi cittadino può essere eletto: se Di Pietro si volesse candidare, dovrebbe bussare alle porte di un partito». A Torino si voterà probabilmente il 28 marzo e comunque entro il 15 giugno, ma i partiti sono in ritardo: l'unico candidato già ai nastri di partenza è l'ex sindaco Novelli. «Psi, pds, pri, pli, psdi devono far presto - dice il socialista Beppe Garesio - a individuare un candidato che sappia parlare all'elettorato laico-progressista e a quello liberal-democratico». Un identikit, tre nomi: Mario Deaglio, il rettore Rodolfo Zich, Franco De Benedetti, anche se nessuna trattativa è partita e non è detto che gli interessati siano disponibili. E si voterà anche a Catania, dove il repubblicano Enzo Bianco, possibile candidato di cartello, già si trova due concorrenti a sinistra: Claudio Fava della Rete e Anna Fidelbo Finocchiaro del pds. E anche se lui ha fatto sapere che non ci sta, la de farà di tutto per avere in lista Pippo Baudo. Fabio Martini A Roma Andreotti contro Segni Milano, in corsa Dalla Chiesa E Baudo in lizza a Catania Sopra: Pippo Baudo A destra: l'oncologo Umberto Veronesi In alto: il senatore Giulio Andreotti A destra: il leader della Rete Leoluca Orlando