«Il mio ministero era pulito» di Giorgio Ruffolo

«Il mio ministero era pulito» INTERVISTA ECOLOGICHE? «Il mio ministero era pulito» Ruffolo: non sipario mai di mazzette ROMA. E così, nel ciclone di «Mani pulite», è finito anche il senatore Giorgio Ruffolo, economista, uomo della sinistra socialista, ministro dell'Ambiente per cinque anni filati, dal luglio 1987 al giungo 1992. C'è finito perché, raccontano i «pentiti» di Tangentopoli, da quel ministero Craxi si aspettava tangenti che non arrivavano. E allora il segretario del psi si lamentò, direttamente con Ruffolo e anche con i suoi uomini di fiducia, fino ad ordinare loro di «controllare Ruffolo». Il senatore smentisce con fermezza ogni coinvolgimento in questa vicenda; le dichiarazioni sul suo conto contenute nei documenti arrivati a Montecitorio dice - «sono false». Ma senatore, il suo collaboratore Rolando Cultrera racconta che lei fu redarguito da Craxi... «Io non sono mai stato redarguito da Craxi in nessun modo». E perché Cultrera afferma il contrario? «Non so come se lo sia sognato». Quindi lei non era a conoscenza del fatto che anche dall'Ambiente dovevano arrivare tangenti al psi? «Assolutamente no». E come si spiega la deposizione di Cultrera? «Guardi, io adesso non mi spiego niente. Mi permetta di leggere bene queste dichiarazioni, di considerarle e di meditarle». Ed ecco, scritto e dettato in quattro punti dallo stesso RuffoIo, quanto l'ex-ministro ha da dire in questo momento sulla vicenda delle «tangenti ecologiche». Le parole più frequenti fanno riferimento alla calunnia e alla falsità, anche se buona parte delle "confessioni" raccolte dai giudici milanesi sono di quel Cultrera conosciuto come amico, oltre che collaboratore, di Ruffolo. «Ho dato al partito - dice Ruffolo - solo notizie relative all'attività legislativa e alla programmazione del ministero: e ciò allo scopo politico di sottolineare l'importanza del complesso lavoro che un ministero del tutto nuovo stava svolgendo». Il secondo punto riguarda la conoscenza, da parte dell'ex-ministro, del sistema delle tangenti. «Escludo assolutamente e categoricamente di aver mai avuto conoscenza, e tanto meno di aver contribuito in qualunque modo o forma, ad attività illegali svolte da chicchessia. Chi lo afferma mente». Terzo punto, i timori di Craxi che Ruffolo intascasse le tangenti per la sua corrente anziché versarle al partito. «Il sospetto - dice Ruffolo - che viene riferito in questi testi a Craxi, che nel ministero dell'Ambiente si sarebbero svolte operazioni finanziarie a favore della corrente politica cui appartenevo, è integralmente falso. Chi lo avesse affermato lo avrebbe fatto calunniosamente». Infine, precisa il senatore socialista, «non ho ricevuto "ordini" da Bettino Craxi: né allora né mai. Non mi ha mai inviato "commissari politici" che avrei messo alla porta: solo il dottor De Toma per informazioni e chiarimenti (in particolare sul piano Lambro) del tutto legittime». Ruffolo, per adesso, si ferma qui. Giudici e Camera dei deputati (che deve concedere l'autorizzazione a procedere contro Craxi) dovranno stabilire chi dice la verità, [gio. bia.] Giorgio Ruffolo

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