Cristo sfiguralo dall'umidità di Maurizio Lupo

Cristo sfiguralo dalPumidità Accanto al museo di Sindonologia, invidiato dal mondo, ignorato dai torinesi Cristo sfiguralo dalPumidità La chiesa dedicata al S. Sudario soffre dal 1908 La settecentesca «Trasfigurazione di Cristo» affrescata sulla volta della chiesa del Santo Sudario, dedicata alla Sindone in via San Domenico 28, è fradicia. L'umidità del tetto la sta divorando. Le infiltrazioni d'acqua stanno ultimando la loro opera. Ma è da decenni che tutta la chiesa subisce quel degrado. La Confraternita del Santo Sudario, proprietaria della chiesa, lo denunciava già nel 1908, quando l'Arcivescovado prese atto delle «attuali ristrettezze nelle quali trovasi questa Confraternita». Difficoltà mai venute meno. Il pio sodalizio, fino a pochi anni fa animato da Don Piero Coero Borga e guidato oggi dal prof. Bruno Barberis, sopravvive grazie a modesti redditi da fabbricato e con le 50 mila lire annue dei suoi 70 confratelli. «Il nostro bilancio - dice Gino Moreto, segretario de sodalizio - è di pochi milioni». Spiccioli in confronto all'onere che devono affrontare per so¬ stenere l'attività del Centro Internazionale di Sindonologia diretto dal professor Baima Bollone. Un'istituzione che grazie al periodico «Sindon» annovera 850 corrispondenti in Italia e 1200 nel mondo. Ha relazioni con le Università di Oxford, Cambridge e Upsala. Conserva la teca che nel 1578 servì per portare la Sindone a Torino, e le lastre che nel 1898 svelarono al fotografo Secondo Pia i particolari del viso naturale del Crocifisso. Ogni reperto che testimonia la storia della reliquia e che indaga nel suo mistero è in questo museo unico al mondo. Annovera migliaia di documenti, da quelli di epoca rinascimentale fino alle recenti indagini che hanno permesso la ricostruzione tridimensionale del volto dell'Uomo della Sindone. Recentemente si sono aggiunte foto scattate da Secondo Pia di cui non si conosceva ancora l'esistenza. Per vedere un tale patrimonio giungono scolaresce da tutta Europa e studiosi persino dal Giappone e dalla Nuova Zelanda. Torino pare però non accorgersene: «Il museo è aperto tutti i mercoledì e venerdì dalle 15,30 alle 18 - precisa Moreto - ma la visita dei torinesi è rara. Non ricordiamo da decenni quella di un Sindaco o pubblico amministratore. Ogni tanto ci scrive la Provincia, ma solo per avere generiche informazioni. L'ultimo sponsor è stato il Sanpaolo, con un'offerta che ha permesso l'acquisto di un computer». Non c'è da scialare. Locali, che richiederebbero poche decine di milioni per restauri, conservano in decorosa povertà modesti armadi e disadorne scansie che accolgono le testimonianze del più affascinante evento della storia. Gli stranieri in visita si stupiscono dinanzi all'indifferenza che la città dimostra per beni di tale importanza. Ma la Confraternita del Santo Sudario non rinuncia a incontrare i torinesi. Ha acquistato apposta la gigantografia a colori della Sindone realizzata da Judica Cordiglia. Riproduce in grandezza naturale il prezioso lino. A Pasqua verrà esposta in alcune parrocchie. Servirà come sussidio alle conferenze organizzate per descrivere le sofferenze di una Passione che ha lasciato alla storia immagini ancora inspiegabili per la scienza. Maurizio Lupo La chiesa del Santo Sudario

Persone citate: Baima Bollone, Bruno Barberis, Gino Moreto, Judica Cordiglia, Pasqua, Piero Coero Borga, Santo Sudario, Secondo Pia

Luoghi citati: Cambridge, Europa, Giappone, Italia, Nuova Zelanda, Torino, Upsala