Milan quasi normale nella sabbia di S Siro di Marco Ansaldo

r L'OPINIONE Milan quasi normale nella sabbia di S. Siro MERCOLEDÌ' sera, scrutando il Milan nel derby, abbiamo capito perché le sue rivali pensano di colmare nel giro di un solo anno l'enorme divario che si è evidenziato fin qui: il regno rossonero poggia infatti sulla sabbia, quella di S. Siro, la nuova Rimini del calcio. Ce n'è in abbondanza, affiora sotto una pelouse più rada di un maglione liso, si accumula in gobbe che fanno saltellare il pallone ogni volta che lo si calcia a filo d'erba (!). «Impossibile giocarci su - sostiene Bagnoli - perché si scivola e si sprofonda». Come tra scapoli e ammogliati sulla spiaggia. Anche per questo, forse, il SuperMilan di S. Siro ha poco di stellare: l'abbiamo visto con il Toro, l'Udinese e con l'Inter in Coppa, non ci ha mai impressionato, come dovrebbe una squadra capace di mettere otto punti tra sé e le altre. Un terreno del genere premia chi spazza via palle lunghe più di chi cerca un'azione corale e un minimo costruita. «Berlusconi dice che ci siamo comportati come una squadretta - polemizza Bagnoli - ma se l'Inter avesse infilato una serie di 51 partite consecutive senza perdere, come hanno fatto loro, giocherebbe in modo molto più spavaldo di questo Milan». E' possibile. Tuttavia è difficile essere spavaldi se non si riesce a far girare la palla come si vuole e se nel proporsi ad una triangolazione si scivola o si affonda. Ora l'impresa che cura il manto di S. Siro dice che per marzo tutto sarà a posto e si tornerà a vedere un campo di pallone. Ma si sa come vanno queste cose. E' dai Mondiali che ripetono la stessa storia a Milano, Torino e da altre parti. Un trapianto tira l'altro. E dagli utili di Italia '90, annunciati trionfalmente lunedì, bisognerebbe detrarre anche questi costi e quelli, più in generale, di stadi che già denunciano le prime crepe. Per il momento il terreno di S. Siro si rivela uno dei pochi freni allo strapotere rossonero: è soltanto un caso se la ditta che se ne occupa è di Cusano Milanino, il paese del Trap. E' vero però che la freschezza milanista è un ricordo vecchio di due mesi. Il problema non può essere fisico perché con il turn-over elevato a regola sono in pochi a potersi affaticare: c'è invece una stanchezza psicologica, una specie di saturazione da vittorie. L'unico a brillare, infatti, è Savicevic, che ha da sfogare la rabbia del fuoriclasse tenuto in naftalina. «Mi volevano la Fiorentina e la Roma, Berlusconi mi ha sconsigliato di andarci e sono rimasto qui spiega -. Però sto bene solo quando gioco». Domenica invece tornerà dentro l'armadio: se c'è Papin è giusto che giochi lui perché dà più spessore in area di rigore, ma da spettatori rimpiangeremo il talento dello slavo. Marco Ansaldo .doj

Persone citate: Berlusconi, Papin, Savicevic

Luoghi citati: Cusano Milanino, Italia, Milano, Rimini, Torino