Scala, due rivali per «Beatrice di Tenda» di Armando Caruso

Scala, due rivali per «Beatrice di Tenda» Parla Marcello Viotti che stasera dirige l'opera di Bellini con Cecilia Gasdia, regista Pier'Alli Scala, due rivali per «Beatrice di Tenda» Il melodramma toma a Milano dopo 32 orini, dal 2 canta laAliberti MILANO. «Beatrice di Tenda» torna alla Scala dopo 32 anni: l'ultima grande protagonista della tragedia messa in musica da Vincenzo Bellini fu Joan Sutherland, diretta da Antonino Votto nel 1961. Questa sera la storia d'amore e di potere di Beatrice, fatta giustiziare dal suo secondo marito, Filippo Maria Visconti, rientra in scena con tutti gli onori, nell'edizione critica di Armando Gatto e con due primedonne che si alterneranno nel difficilissimo ruolo che Bellini scrisse per Giuditta Pasta: Cecilia Gasdia e Lucia Aliberti (dal 2 febbraio). Due cantanti-pianiste, due rivali del belcantismo belliniano. Sul podio Marcello Viotti, un giovane d'origine piemontese ma svizzero per nascita e cultura, ospite principale della Deutsche Oper di Berlino, un direttore-rampante, accreditato in Europa, ma che sovente torna in Italia. Alla Scala, appunto, per questo doppio battesimo: è la sua prima volta alla Scala, la prima in cui si cimenta nell'opera belliniana. Subito dopo (8 febbraio, Conservatorio G. Verdi di Torino), dirigerà il concerto inaugurale della stagione dell'Orchestra Filarmonica, di cui è anche presidente, con un programma che comprende Mozart, Faure e Ravel, pianista Maurizio Zanini. Marcello Viotti parla con am¬ mirazione di Cecilia Gasdia e Lucia Aliberti: «Sono due autentiche musiciste, due squisite interpreti. Con loro in scena, e con Vincenzo La Scola, Roberto Frontali e il mezzosoprano Gloria Scalchi, si possono dormire sonni tranquilli. Con il regista Pier'Alli, poi, c'è un feeling tale che ci consente di confrontare esigenze musicali e sceniche a prima vista, sempre in funzione dello spettacolo. Condivido le scelte di Pier'Alli che non si è ispirato al Castello di Binasco, per ambientare la vicenda, ma ha pensato ad un Quattrocento ideale, con Piero della Francesca e Paolo Uccello. Non si può non rimanere ammirati da una scenografia così ricca di colori, così come io non sono riuscito a sottrarmi all'emozione di dirigere alla Scala, sicuramente il più grande teatro del mondo. Nella sala del Piermarini aleggiano i fantasmi di gemali direttori, di artisti sommi. Io credo che queste sensazioni non si sentano neppure a Berlino 0 al Metropolitan di New York». Nella «Beatrice di Tenda» il coro ha una parte fondamentale. «Direi essenziale dal punto di vista drammaturgico. Commenta l'azione scenica come nelle tragedie greche, anche quando appare stagliato in siparietti di luce che ne esaltano l'espressione musicale. Bellini porge a Verdi il tessuto ideale su cui il maestro comporrà 1 grandi affreschi corali romantici». E dopo il Bellini alla Scala? «Dirigerò "Anna Bolena" di Donizetti al Teatro de La Monnaie a Bruxelles e quindi a Vienna per "Chénier" con Katia Ricciarelli, Renato Bruson e Giuseppe Giacomini, che oggi considero il più grande tenore lirico-spinto». Armando Caruso Marcello Viotti dirigerà stasera alla Scala l'opera di Bellini e l'8 febbraio Mozart, Faure e Ravel al «G. Verdi» di Torino