Topolino in fuga dagli orrori della guerra

Topolino in fuga dagli orrori della guerra Giornali e psicologi contro Milosevic: «Sei riuscito ad uccidere anche i sogni e la fantasia dei bimbi» Topolino in fuga dagli orrori della guerra La Walt Disney ritira ifumetti dalla Serbia per rispettare l'embargo «Mamma, chi ha ucciso Paperino?», chiede in lacrime Natasa Tomic, dieci anni, una bambina con le immagini della guerra stampate negli occhi. «Non piangere piccola, non possiamo fare nulla, è stato Milosevic, l'uomo che ci vuole male». Paja Patak (Paperino), Miki Maus (Topolino), Silja (Pippo) e l'intera loro banda sono le nuove vittime eccellenti della catastrofe balcanica. La Walt Disney Co. ha deciso di richiamarli in America per rispettare l'embargo imposto dall'Onu. E ancora una volta, come è già accaduto con Baghdad, sembra che gli «innocenti» debbano pagare per primi il prezzo delle sanzioni. E' vero, infatti, che la decisione di far sparire i personaggi animati più famosi del mondo dalla Serbia è riuscita ad innescare un malcontento che la diplomazia si sognava. Ma è anche vero che il presidente serbo Slobodan Milosevic gongola per aver al¬ lontanato da sé un fastidioso fantasma: Topolino, appunto, il soprannome che lo perseguita da qualche mese, da quando glielo appioppò Milan Panie, l'uomo d'affari serbo-americano che lo ha sfidato nella corsa alla presidenza. Consola, comunque, che almeno stavolta le lacrime dei bambini - subito cancellate quando venivano versate sotto le bombe - abbiano innescato un dibattito partito dai giornali e arrivato direttamente nelle stanze del governo. «Chi ha ucciso Paperino?», titola in copertina il «Vreme magazine», che commenta: «Per la prima volta vivere con le sanzioni ci fa disgusto». «Non saremo mai perdonati per aver fatto fuori Topolino», gli fa eco il «Nin magazine». Scendono in campo psicologi: «I nostri bambini perdono un modello positivo e sono lasciati alla mercé delle kninja», la versione serba delle tartaru¬ ghe Ninja. «Poveri piccoli, avevano ancora un sogno che permetteva loro di sfuggire alle drammatiche immagini che trasmette fino a notte fonda la tv. Ora più nulla», si legge in un editoriale del quotidiano «Politika», che pubblica, dal '32, le strisce di Topolino. Il ministro della Cultura serbo, Ratko Bozovic, è apocalittico: «Strappandoci Topolino hanno dato il via alla guerra contro il nostro futuro». Il «Vreme» ribadisce: «La Jugoslavia viene spinta in un ghetto spirituale». Sdrammatizza, per fortuna, lo scrittore Vlada Bulatovic: «L'America ha vestito Paperino e Topolino da marines». La «tragedia» serba raggiunge però i limiti della farsa quando, sull'orlo del precipizio a causa della guerra civile, i giornali cominciano a discutere del «caro estinto» negli editoriali: «Era meglio Topolino o Paperino?». Lo «stupido» papero che mobili¬ ta le firme più pungenti del panorama giornalistico serbo sbaraglia il topo «saputello» e «troppo saggio». Anche il «Wall Street Journal» riporta commenti dei ragazzi di Belgrado, scoprendo che Topolino-Milosevic è antipatico perché ostenta il modello di vita americano. In tutta questa storia bisogna comunque riconoscere che una nota positiva per le famiglie serbe c'è: l'inflazione aveva portato il prezzo di «Topolino» all'equivalente di 15 mila lire, e le lacrime dei bambini sarebbero comunque state versate di fronte al rifiuto dei genitori di spendere un «capitale» per un fumetto. Inoltre, «Politika» sta progettando un'operazione pirata: riproporre sulle sue pagine le vecchie avventure di Paja Patak, quello simpatico della combriccola, quello meno americano. Un bello sfregio. Pier Luigi Vercesi

Luoghi citati: America, Baghdad, Belgrado, Jugoslavia, Serbia