Scalfaro: non sapevo delle minacce di Renato Rizzo

Le notizie sui pericoli di «attentati eccellenti» non turbano la visita in Austria Le notizie sui pericoli di «attentati eccellenti» non turbano la visita in Austria Scalfaro: non sapevo delle minacce «Sono stato informato dai giornali Non sono né un eroe né una vittima» VIENNA DAL NOSTRO INVIATO C'è la lunga ombra d'un giallo italiano sulla visita di Oscar Luigi Scalfaro in Austria: un'ombra inquietante in cui le minacce di morte lanciate dalla mafia al Capo dello Stato e rimbalzate sulle prime pagine dei quotidiani, s'intrecciano con molti «non so» e parecchie incertezze. Come e chi ha fatto filtrare il suo e altri nomi a rischio? Chi ha indicato proprio nel Presidente, in Martelli, Vizzini, Orlando ed Ayala i bersagli di Cosa Nostra? Il Capo dello Stato, prima di raggiungere alla Hoffburg il suo omologo austriaco Klestil per sigillare con un pranzo di gala la prima visita d'un Presidente italiano in questo Paese, dice di non saperne nulla: «Quel che so l'ho letto sui giornali». Ma subito ammette di correre un rischio: che, cioè, i giornalisti non gli credano. E spiega che questa lista nasce, probabilmente, da una deduzione logica: dare un nome a quelle «alte cariche dello Stato» indicate dal presidente Amato come potenziali obiettivi del terrorismo mafioso nella sua relazione semestrale sui servizi di sicurezza. Questo pericolo, per l'ex ministro dell'Interno Scalfaro è connesso al ruolo e non consente di assumere atteggiamenti di chi sta «tra la vittima e l'eroe». Non chiarisce, però, il Capo dello Stato, come mai l'elenco comprenda anche persone che, come Orlando e Ayala e Vizzini, in realtà non sono «alte cariche dello Stato», ma esponenti del partito trasversale antimafia. «Come sono usciti questi nomi? Non lo so» ribadisce. Ricorda il documento di Amato: «Un atto di grande responsabilità». Poi torna ai suoi dubbi: «Non so se c'è qualcuno che ha degli elenchi». Usa un tono pacato, il Presidente: completamente diverso da quello che, poche ore prima, aveva sottolineato l'irritazione del suo portavoce ufficiale. «I direttori dei servizi segreti - era stata la precisazione del consigliere Tanino Sceiba queste cose farebbero bene a farle sapere, prima, ai diretti interessati». E aveva aggiunto: «Non mi risulta che abbiano avvisato il Capo dello Stato». Ed ecco ancora Scalfaro, pallido e sorridente, davanti ai giornalisti: «Dite che c'è una certa periodicità nella diffusione di queste notizie? Beh, dopo tanti anni che faccio vita politica io non mi pongo più tante domande. Che pace, che pace». Allora, Presidente, nessun pericolo d'essere inquadrato nel mirino della mafia? «Non vedo assolutamente fatti allarmistici. E, poi, non ho né veste di eroe, né di vittima, né di semplificatore». E aggiunge: «lo sono stato per 4 anni ministro dell'Interno e ho sempre visto che, quando non si sa da dove esca una cosa, si dice che arriva dai servizi. Mi pare un fatto che sta a mezzo tra il poco serio e l'iniquo. Come cittadino non approvo che si tirino in ballo i servizi segreti ogni volta che non si trovano spiegazioni». Subito dopo Scalfato si avvia in auto verso un appuntamento atteso da più di cent'anni: una stretta di mano ufficiale tra un Capo di Stato del nostro Paese ed uno austriaco. Alle spalle, la grande guerra, la lunga vertenza sull'Alto Adige, le bombe degli Anni Sessanta e Settanta. L'incontro è una sorta di imprimatur anticipato all'ingresso dell'Austria nel Mercato Comune. Ma questo brindisi vuol essere anche un gesto simbolico per allontanare i piccoli veleni politici che, negli ultimi giorni, hanno rischiato di intossicare la visita di Scalfaro: alcuni esponenti della Stv, da Bolzano, avevano accusato il governo austriaco e quello italiano di calpestare gli impegni assunti con l'Alto Adige. Pietra dello scandalo, due modesti accordi sui frontalieri e gli incontri periodici con le diplomazie dei due Paesi. Vienna non ha prestato orecchio alle lamentele che giungono da oltre il Brennero, né gli ammonimenti del partito nazional-liberale, che in queste ore ha dato udienza alle nuove pretese altoatesine. In alto i calici tra i cristalli e gli argenti della Hoffburg. E durante il banchetto ufficiale offerto dal Presidente austriaco Thomas Klestil, una parola chiarissima di Scalfaro: lo Stato italiano non concederà la grazia a quei circa 50 autonomisti altoatesini che si sono macchiati negli anni passati di reati di terrorismo. Renato Rizzo Un imprimatur all'ingresso dell'Austria nella Cee «Nessuna grazia ai terroristi dell'autonomismo altoatesino» Il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro in visita ufficiale a Vienna

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