Un po' troppo Zucchero di Marinella Venegoni

Un po' troppo Zucchero Polemiche per lui e i suoi dischi Un po' troppo Zucchero MILANO DAL NOSTRO INVIATO Ritmo scatenato, 24 mila mani e piedi - che irresistibilmente battono il tempo. Allegrìa inconsueta e atmosfera psichedelica, mille colori sull'enorme fondale del palco, al centro del quale Zucchero Sugar Fornaciari, più sudato che mai, lavora sodo. Forse cerca anche di rimontare un'incomprensione che diventa sempre più profonda, con parte del giornalismo musicale italiano. Il dilemma è sempre il solito: ma Zucchero «ci è» o «ci fa»? Ovvero: è un candido artista troppo naif che si ispira inconsapevolmente alle logiche e alla storia della musica contemporanea ormai penetrata nelle sue ossa, oppure è un marpione che sfrutta quella storia e i suoi contenuti, il mercato e i media, per consolidare il successo e compiere un definitivo salto verso il pubblico internazionale? La questione, che approfondiremo fra poco, è tuttora in ballo. Il concerto d'esordio del tour europeo di Zucchero, l'altra sera al Furum di Assago, testimonia intanto la grande capacità spettacolare del suo team: la serata è stata brillante, ha esposto nella prima parte i brani più elaborati del discusso e curatissimo ultimo lp «Miserere», poi è scivolata piano nel denso clima psichedelico di «Pene» e «Diamante» scritta con De Gregori, per risalire, verso il finale, in una sequela di ritmiche indiavolate fra Salomon Bourke, James Brown e Prince per il repertorio più naif: «Con le mani» o «Solo una sana e consapevole libidine», «Come il sole all'improvviso», fino al notissimo «Pippo», con tutta la platea che cantava divertita e briosa. Band assai brillante, capitanata dalla chitarra spinta di Corrado Rustici, coristi Mino Vergnaghi che vinse invano (come molti) un paleolitico Sanremo e E ile en Dennis, una nera con due polmoni così che ha sostituito la simpatica cicciona Lisa Hunt, ora felicemente incinta sposa americana. E Zucchero, per firnre - non certo firmato Versace, con bizzarre braghe psichedeliche e sopra un regginatiche nero, cappellaccio in testa - ha dominato la situazione con la complicità della regia essenziale di Pepi Morgia: il suo fu di voce intrecciandosi con la musica ha espresso un feeling casalingo e ruspante. Quello che agli esordi aveva conquistato tutti. Però, però. Quel «Ciao Milano», urlato al cielo come fanno le rockstar anglosassoni che non sanno dire altro, se lo poteva risparmiare. E si poteva risparmiare di dire in lingua yankee, ad inizio concerto, «Buonasera, per favore date il benvenuto a Zucchero e alla sua band»: sarà ironico, ma noi qui parliamo ancora (e speriamo che duri) in italiano. E poteva evitare di far sorbire in concerto il video di «Miserere», con lui e Pavarotti che cantano non sincronizzati con l'audio, anche qui come a Modena. Zucchero, nella propria scalata artistica, forse ha esagerato. E di qui sono nate le incomprensioni di cui si parlava prima, con parte del giornalismo musicale italiano. Per lanciare il suo personaggio all'estero, la multinazionale Polygram ha usato ad oltranza le sinergie, come qualunque altra industria: e l'immagine del musicista, in un rimbalzo di stimoli, sponsor e partner troppo grandi per una stella che cominciava appena ad affacciarsi dopo ima lunghissima gavetta, si è trasformata: ha perso la sua impronta verace e naif, magari non originale ma simpatica e autentica. La piccola Italia che ama in casa propria, per certa musica, gli understatement, ha preso male il fatto che il rigorosissimo Francesco De Gregori sia andato a cantare ai «Telegatti» e a «Vota la Voce»: potrebbe passarla liscia Zucchero, i cui duetti con innumeri star internazionali (da Cocker a Paul Young) sono parsi alla lunga più un tentativo affannoso di aprire uno spiraglio sul mercato straniero che una reale esigenza artistica? Dai duetti in poi, è stato un susseguirsi di iniziative megagalattiche, che hanno portato il cantante emiliano fino al «Freddie Mercury Memoria!» l'anno scorso a Wembley, ma anche a sapide annotazioni su di lui in patria: Zucchero si è risentito per artìcoli che lo riguardavano ed ha speso parole pesanti verso alcuni giornalisti in occasione della presentazione di «Miserere». La guerra è scoppiata. Ora, da qualche tempo, sono cominciate a circolare voci di scarse vendite dell'album in questione. Proprio nei giorni scorsi, la casa discografica di Zucchero ha annunciato ai quattro venti che «Miserere» aveva venduto 900 mila copie in Italia e 350 mila all'estero: un bel colpo, la conferma di un successo straordinariamente cercato. Ma ieri, il quotidiano cattolico «L'Avvenire» ha scritto che le copie vendute di «Miserere» sarebbero invece poco più di 600 mila: il che non sarebbe una débàcle, ma un'oggettiva diminuzione del portentoso impatto del fenomeno Zucchero. Nella tarda serata di ieri, si attendeva ancora una replica della Polygram. Marinella Venegoni Prossimi concerti: domani e 29 Palaeur di Roma, 1 febbraio Hammersmith di Londra, 3 Lione, 4 Tolosa, 6 Parigi, 10 Rotterdam, 11 Bruxelles. Adelmo Fornaciari, ovvero Zucchero, ha offerto una serata brillante