Rabin si infuria: ipocriti E Amato scrive ad Arafat di Aldo Baquis

Robin si infurio: ipocriti E Amato scrive ad Araiat Robin si infurio: ipocriti E Amato scrive ad Araiat TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO «Il rapporto di Boutros Ghali è un classico esempio della politica di due pesi e due misure, a nostro sfavore». Il primo ministro israeliano controllava ieri a stento la sua collera: «Da un lato - ha detto - ci si chiede (e noi siamo ben disposti a farlo) di proseguire i negoziati di pace con gli arabi, nonostante il terrorismo islamico. Al tempo stesso, le azioni che abbiamo intrapreso per allontanare i terroristi più irriducibili vengono rappresentate come un "ostacolo" alla pace». La relazione che il segretario generale dell'Onu intende presentare al Consiglio di Sicurezza ha già suscitato in Israele malumore a apprensione: tra le righe, traspaiono infatti le minacce di un ultimatum per un celere rientro dei 400 integralisti palestinesi espulsi, e perfino di sanzioni, qualora lo Stato ebraico disattenda questa aspettativa. Inoltre, Ghali ha colto l'occasione per evocare la possibilità di costituire un meccanismo Onu di supervisione alla sicurezza dei palestinesi nei Territori. «Ghali - ha commentato sarcasticamente il ministro degli Esteri Shimon Peres - si è dimenticato solo di spiegarci come dovremmo comportarci con gli islamici di Hamas, che si prefiggono di bloccare i negoziati di pace: dovremmo forse lasciare loro piena libertà di azione?». Una dura mozione di condanna nei confronti di Israele potrebbe pregiudicare, secondo Peres, la ripresa dei negoziati. Rabin (che è stato minacciato di morte da due telefonate anonime) ha compiuto ieri un sopralluogo nella «Fascia di sicurezza» del Libano del Sud, smentendo che esistano piani di trasferire gli espulsi all'interno di questa zona. Nel frattempo, i diplomatici israeliani hanno tentato di con- vincere il Consiglio di Sicurezza a rinviare il dibattito sugli espulsi fintantoché in merito a Gerusalemme si sarà pronunciata la Corte Suprema. «Non abbiamo alcuna fiducia nelle istituzioni israeliane», ha detto Abdel Aziz Rantisi, il portavoce degli espulsi. Rantisi ha definito «positivo, ma tardivo» il rapporto di Ghali e ha aggiunto che «gli Usa perderebbero la loro credibilità se utilizzassero il loro veto per impedire sanzioni contro Israele». A Gerusalemme Est, il capo della delegazione palestinese Haider Abdel Shafi ha ricordato che se gli espulsi non faranno ritorno, i negoziati con Israele non potranno riprendere. E a Tunisi il leader dell'Olp Arafat ha ricevuto un messaggio del presidente del Consiglio Giuliano Amato in cui si ribadisce «la volontà italiana ad adoperarsi con mezzi umani¬ tari, oltreché politici, per trovare una soluzione alla crisi». Su un veto Usa ad eventuali sanzioni, a Gerusalemme c'è ancora incertezza. «Impegni precisi, non ne abbiamo ricevuti», ha riconosciuto Gad Yaacobi, l'ambasciatore di Israele all'Onu. E a Tel Aviv, l'ambasciatore Usa William Harrop ha invitato il governo israeliano a non mettere Clinton con le spalle al muro: «Da un lato è poco probabile che gli Usa vogliano che siano decretate sanzioni contro un Paese amico. D'altra parte, non vorremmo essere costretti a ricorrere a un veto, dopo che da due anni ci asteniamo dal farlo». Il suo consiglio: evitare di porre l'amministrazione di fronte a una scelta così imbarazzante. Ma Peres ha escluso che il governo prenderà iniziative nei prossimi giorni. Aldo Baquis II premier israeliano Rabin [FOTOAP]