Italia delle targhe addio di Lorenzo Mondo
Il tesoro della prostituta Spariranno dalle automobili le sigle delle province Italia delle targhe, addio ADDIO sigle delle province sulle targhe automobilistiche. Lo dispone, a partire dal prossimo luglio, il nuovo codice della strada. E noi ammettiamo che sarà giusto uniformarsi alla disciplina della Cee, che magari riusciremo, con questo, a evitare moleste trafile burocratiche. Ma il provvedimento ci lascia un poco di amaro in bocca. Non perché sia, paradossalmente, uno sberleffo al senatore Bossi e all'Italia delle etnie. Ma perché se ne va un segno, un colore emblematico della nostra storia recente. E' probabile che in futuro quelle sigle diventino, sul piano del costume, un indizio importante come l'adozione della minigonna o del telefono cellulare. Tanti nostri film ingialliranno prima del tempo, diventeranno testimonianza d'epoca, anche per il sigillo di quelle lettere. Quanti viaggi, su e giù per la Penisola, moltiplicati piacevolmente dalla presenza di targhe «geografiche». L'Italia di ieri, del benessere e delle migrazioni non più fameli¬ che, è consegnata alle epigrafi sputacchiate dai fumi di scappamento. Come in un gioco, i nostri figli hanno imparato a conoscere i capoluoghi delle diverse regioni compitando le lettere sul posteriore di un'auto sfrecciarne o arrancante. L'infittirsi di certi contrassegni annunciava, non diversamente dai profili del paesaggio o da una torre in vedetta, che si erano oltrepassati i confini di un comune o di un granducato. E quante bonarie o perfide ironie sul comportamento di un guidatore che sembrava guidato a sua volta, per ineluttabile predisposizione, dalla «sua» targa. Non stupiva una casuale lentezza di riflessi in chi appariva marchiato CN. Sembrava inevitabile che una macchina stracolma di vecchi e bambini appartenesse a RC o a TP. Era tipico del bauscia targato MI o VA il sorpasso veloce e strafottente. Mentre NA o Roma dovevano inevitabilmente caratterizzarsi per una guida surreale, per un parcheggio accatastato. Quando poi gli italia¬ ni motorizzati impararono a girare il mondo, che tuffo al cuore, scoprire tra le dune dell'Algeria o i monti dell'Epiro persone ardimentose della stessa terra, della stessa città. Una rimpatriata dai luoghi più inospitali, come Virgilio che incontra Sordello nell'aldilà: «O Mantoano, io son Sordello - de la tua terra!; e l'un l'altro abbracciava». Servivano, quelle sigle, a perpetuare i pregiudizi ma anche a smussarli, nell'appartenenza di tutti a un'Italia che viaggia, che si mescola e cresce. Adesso numeri e lettere riveleranno l'identità di un'auto e non di una persona. Pregi e difetti non si bilanceranno più attraverso le nozioni trasmesse e le persuasioni dell'immaginario collettivo. Saremo litigiosi e generosi, stupidi e arguti, in modo rigorosamente anonimo ed egualitario. Almeno in questo, viva l'Italia. Con malinconia. Lorenzo Mondo
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