L'anno di Mirò rischio di overdose

Intervista con Saul Friedlander, il grande storico dell'Olocausto: il fascino perverso del nuovo nazismo Mostre e manifestazioni a Barcellona nel centenario della nascita L'anno di Miro, rischio di overdose Primi dubbi: «Il suo stile ha inflazionato la Spagna» E-, BARCELLONA "l'anno di Mirò: cento anni fa nasceva, nel passaggio del commercio a I Barcellona, il pittore destinato a diventare uno dei più popolari dell'arte moderna. Su questo 1993 appena iniziato sta per abbattersi una cascata di stelle e di lune, di donne e di uccelli colorati di rosso, giallo o blu. Ma in Spagna c'è chi la vede arrivare con qualche timore, e attizza le polemiche. Come il più irriverente dei giovani scrittori catalani, Quim Monzùo, che su El Periodico di Barcellona ha denunciato «l'uso e l'abuso che si sono fatti dello stile e dei colori mironiani». Dal tardo antifranchismo, quando «non c'era parete di salotto senza la sua brava riproduzione di Miro» perché il pittore «comunicava democrazia, tolleranza, progresso», fino alla strana svolta di fine Anni 70, quando improvvisamente banche, casse di risparmio, gruppi di informatica e uffici del turismo iniziarono a saccheggiare «lo stile Mirò». Declinandolo nella grafica infantile e colorata che oggi in Spagna imperversa a ogni angolo di strada. «L'anno Mirò», insomma, nella già satura terra natale dell'artista, suona un po' come una minaccia. E che la Spagna abbia intenzione di fare le cose in grande lo annuncia tra l'altro un particolare: l'introduzione al catalogo (Leonardo-De Luca editori) della grande mostra, che s'aprirà il giorno del suo genetliaco, il 20 di aprile, porterà nientemeno che la firma di Donna Sofia, regina di Spagna. Gli organizzatori si attendono fino a un milione di visitatori. Per preparare il poster commemorativo è stato chiamato un folto drappello di celebrità: nomi come Karel Appel, Enzo Cucchi, Claes Oldenburg, Giulio Paolini, Frank Stella e Antoni Tapies. La mostra antologica radunerà fino al 30 di agosto alla Fondazione Mirò, sulla collina di Montjuic a Barcellona, più di cinquecento opere di cui tre quarti prestati da collezionisti privati e musei di tutto il mondo. Mirò sarà proposto a coreografi e compositori come «modello di continua creatività e innovazione nelle arti»: ne dovrebbero venir fuori, nelle intenzioni degli organizzatori, un festival di danza e uno di musica contemporanea. La notte dell'inaugurazione, dalla collina calerà su Barcellona uno spettacolo di fuochi artificiali, curato dal francese Pierre Alain Hubert, lo stesso regista dell'opening di un'altra mostra-evento, quella su Van Gogh ad Amsterdam nel 1990. In realtà l'anno di Mirò si è già aperto con un'anteprima: il 19 di dicembre scorso, a Palma di Maiorca, è stata inaugurata la seconda Fondazione del pittore. A pochi passi dal palazzo reale estivo di Miravent, la nuova Fondazione Pilar e Joan Mirò ingloba lo studio e la casa dove Mirò viveva con la famiglia, e dove morì nel 1983, all'età di novant'anni. La Fondazione è centro di studi e museo. Quest'ultimo, disegnato da Rafael Moneo, sfoggia una sala espositiva a forma di stella irregolare con le pareti di alabastro, e con i tetti a specchi d'acqua che la prospettiva digradante confonde con il mare. Ad accrescere l'euforia degli organizzatori, appena qualche giorno prima dell'inaugurazione a Palma, da una scatola di cartone dimenticata da anni in un angolo dello studio è saltato fuori anche uno spettacolare inedito. E' un rotolo di carta di riso dipinto a china, lungo quasi 10 metri e alto 19 centimetri. E' stato subito battezzato con orgoglio «il quadro più lungo di Mirò». Insomma, c'è di che essere contenti. O preoccupati. Che cos'altro serbano i mesi a venire? Forse, avanza Quim Monzùo, un nuovo tipo di preservativo modello Mirò, debitamente ispirato alla scultura «Donna con uccello». Anna Rabino Jean Mirò fra i suoi dipinti