Ferrè cambia look al lusso
12 Parigi, lo stilista della «maison Dior» rinnova l'alta moda francese lerrè cambia look al lusso Modelli semplici per donne vip PARIGI DAL NOSTRO INVIATO C'è l'alta moda vera e quella finta. Ci sono le sartorie che fatturano grandi cifre e quelle che arrancano. La maison Dior, affidata da quattro anni all'estro di Gianfranco Ferrò, appartiene alla prima categoria. In una stagione ha venduto 150 tailleur, 100 abiti da sera e sei abiti da sposa. Per realizzare a mano queste meraviglie lavorano ben 200 persone, più sei soltanto per i cappelli. La griffe appartiene al finanziere Bernard Arnault che possiede anche la Cristian Lacroix e ha intenzione di comprare la testata «Le Figaro». Ma, mentre Lacroix perde colpi, l'atelier diretto dallo stilista italiano va a gonfie vele. L'atelier Dior è uno dei pochi, insieme con Chanel, a poter vantare un vasto numero di clienti provenienti da tutto il mondo. Clienti segretissime. «Abbiamo un libro nero su cui vengono registrate con uno pseudonimo. Ad esempio: 'madame de Paris' è la vedova di un noto uomo di Stato», racconta Ferrè che si divide fra Milano e Parigi con la sua équipe tutta italiana e segue personalmente le acquirenti dell'alta moda. «Molte donne in carriera ci richiedono tailleur realizzati con stoffe maschili, ingualcibili, ma dalle forme femminilissime. E noi li eseguiamo interamente a mano. Comprese le imbottiture delle spalline», dice Ferrè dopo il trionfo della sua sfilata parigina a cui, ieri, hanno assistito più di 500 persone. In prima fila, fotografatissime, la duchessa di Kent e Claudia Cardinale. Nessun flash invece ha gratificato Marina Ripa di Meana. Sulla passerella avanza una creatura ispirata alle statue del Canova, avvolta in gonne dalla plissettatura sia orizzontale sia verticale. Una complicata lavorazione che si posa anche su spettacolari camicie bianche o albicocca dalle maniche a sbuffo. Niente modelle bambine per Ferrè. «Cerco donne vere, le stesse a cui mi rivolgo. Perciò scelgo professioniste come Angelika Kallyo, Jasmeen e Gurmit. Non personaggi alla Linda Evangelista, ma ragazze che sappiano presentare un abito come si deve», precisa Ferrè beato fra le sue dee, scese dall'Olimpo in abiti bianchi e oro, fitti di sapienti drappeggi e lavorazioni certosine. Magici risultati a cui ispirarsi anche per il prètà-porter? «L'alta moda fa da traino a se stessa. E' una scuola. In Francia ogni atelier, per legge, ospita alcuni stagisti. Il numero dei ragazzi è in relazione al fatturato. Questi, dopo un'esperienza così completa, possono poi dedicarsi molto meglio al prèt-à-porter», puntualizza lo stilista. Intanto i gilet in pelle traforati a mano, i cappelli di paglia leggera e le giacche corte strappano gli applausi. Ma la situazione non è così rosea per tutti. In casa Scherrer dove il creatore Jean-Louis Scherrer è stato cacciato dal gruppo giapponese Saibu che ha assorbito la griffe - sono tesi a rialzare le loro quotazioni. E' toccato allo stilista Eric Mortensen creare in tre settimane una nuova collezione presentata ieri. Begli abiti, ma molto tradizionali, in bilico fra modernità e uno stile forse troppo datato. «Siamo stati costretti a cambiare sarto per salvare l'atelier. Mortensen era il più adatto a rinnovare un'immagine ormai superata», ha dichiarato Jean-Louis Dumas, responsabile della maison Hermes e azionista di Scherrer. Intanto, mentre gli stilisti si interrogano su dove e come presentare i loro defilé, indecisi fra le varie capitali della moda c'è chi, in perfetta controtendenza, sbalordisce i compratori con un'iniziativa piuttosto eccentrica. Charro porta tutti a EuroDisney. Il marchio italiano di punta per la moda giovane ha deciso di mostrare le sue novità in un'atmosfera tutta speciale, fra giochi e spettacoli. Dal 30 gennaio al 2 febbraio (durante il Sehm, il salone di abbigliamento maschile) i elianti saranno accompagnati da una navetta nel paradiso del divertimento. Antonella Ama pane i tilt AMA Z I mi!
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