Assalta la banca e scappa in bici

Rapinatore solitario in centro a Milano: se l'è filata indisturbato con 80 milioni Rapinatore solitario in centro a Milano: se l'è filata indisturbato con 80 milioni Assalta la banca e scappa in bici Era a volto scoperto: «Un signore attempato, gentile» Ha inforcato la sella con un balzo sparendo nel traffico MILANO. Un romantico ritorno al passato. Roba da Anni Cinquanta, roba da «Ladri di biciclette». O chissà, un ritorno al futuro in una città dove il traffico è sempre più traffico e anche rapinare una banca in auto può essere un rischio. Code, imbottigliamenti? No, meglio la bicicletta, un salto sulla vecchia cara bicicletta anonima e via veloci nel traffico della Milano caotica che sta tra corso Buenos Aires e la Centrale. E' successo ieri, verso le 13, pochi minuti prima della chiusura dell'agenzia 7 del Banco di Napoli, in via Pergolesi, a due passi dalla via più trafficata, dal corso Buenos Aires. Soggetto da film. «Un signore maturo, forse 50 anni, forse di più», così l'hanno poi descritto i sette dipendenti dell'agenzia 7 del Banco di Napoli e i due allibiti clienti capitati per caso a depositare un assegno. Un Jean Gabin a volto scoperto, niente calza sul volto. La bicicletta è fuori, regolarmente posteggiata sul marciapiede. Non c'è guardia giurata. C'è il metaldetector ma non si sa come non dà suono quando alle 12 e 58 il «signore maturo» entra in banca con una pistola in mano: forse la pistola era finta, non era di metallo e per questo l'allarme non è scattato. Già, ma come si fa a pensare alla pistola finta quando la si vede puntata dritta alla gola? Vittorio Lancia, il direttore dell'agenzia 7, un trentottenne che non si aspetta di trovarsi di fronte, pochi minuti prima della pausa di pranzo, un rapinatore attempato, alla pistola finta non ci pensa neppure per un attimo. Se la vede puntata, dritta dritta davanti, e contemporaneamente sente una voce intimargli di riempire una busta di plastica e un borsello: «Mettici tutti i contanti che hai». Fuori dell'ufficio del direttore, immobili, impauriti, i dipendenti,! due clienti. Bochi minuti, il tempo di riempire la busta. Poi, le mani un po' tremanti, è la volta del borsello. In totale sono 60 milioni in contanti. Più altri 20 milioni in valuta estera. Non è una rapina miliardaria ma per il Jean Gabin gli 80 milioni bastano e avanzano. Nessuna protesta. Nessun gesto di stizza. Gli 80 milioni, in lire e in valuta, passano in un batter d'occhio di mano. Con rapidità calcolata. E poi? Poi via, è chiaro. Ma via in bicicletta che è lì, fuori dalla banca, pronta a dare un passaggio al romantico rapinatore. Un zig zag veloce nel traffico, a destra per evitare la fila interminabile di macchine e poi chissà dove, libero, senza neppure l'intoppo di dover abbandonare per strada l'auto rubata, senza destar sostetti, senza attirare l'attenzione di nessuno. Farà scuola il ladro in bicletta di via Pergolesi a Milano? Difficile dirlo. Per ora, statisti¬ che alla mano, nella hit parade delle rapine bancarie, a Milano ma non soltanto a Milano, va di moda lo stile violento. Va di moda l'entrata in auto sfondando la vetrina blindata per creare la confusione che basta per dar tempo ai complici di svuotare la cassa. Va di moda l'uso di bulldozer per sradicare dalle fondamenta l'intera macchinetta del Bancomat. Alle biciclette è preferita l'auto veloce, rombante oppure la due ruote sguizzante. Ma si sa, la fantasia non ha limiti. C'è, rivela l'agente di polizia che di rapine ne ha viste a decine, chi ha rapinato una banca con due pile tenute insieme da nastro isolante per fingere una bomba. Adesso, nelle statistiche, c'è da aggiungere il Jean Gabin in bicicletta. la. z.] La rapina milanese riporta indietro nel tempo, agli anni dell'Italia povera del dopoguerra raccontata dai registi del neorealismo. Nella foto, una celebre sequenza del film «Ladri di biciclette» di Vittorio De Sica

Persone citate: Jean Gabin, Vittorio De Sica

Luoghi citati: Italia, Milano