Manzi, sotto torchio dopo 7 mesi di Fabio Poletti

Manzi, sotto torchio dopo 7 mesi Dai Caraibi a San Vittore l'ex presidente degli aeroporti milanesi Oggi alle 15,30 ilprimo interrogatorio dei magistrati GhittieDiPietro Manzi, sotto torchio dopo 7 mesi // superlatitante: hanno derubato anche me MILANO. Era partito da presidente. Ed è tornato nel «suo» aeroporto, in transito per San Vittore. Giovanni Manzi, psi, ex vertice Sea, tre mandati di cattura per «Mani pulite», otto mesi in fuga ai Caraibi, dalle 11,10 di ieri mattina è il centesimo arrestato di Tangentopoli. Di Pietro lo aspettava da giugno. «Viasa, in arrivo da Santo Domingo volo charter DO 202», rimbomba l'altoparlante della Malpensa. Il De 10 della compagnia venezuelana atterra con 20 minuti di ritardo. A bordo 229 passeggeri: tutti turisti meno tre. Due agenti dell'Interpol e Giovanni Manzi, abbronzato come un latitante, posto 28 A, vicino all'oblò. «Ha dormito quasi tutto il tempo», dice un compagno di viaggio. «Sì, era calmo, era calmo, sono sempre calmi anche quando rubano», aggiunge sarcastico un toscano di Viareggio. «Quiedado», passeggero quieto, conferma il personale di volo. Dieci ore per attraversare l'Atlantico. Cuffiette, film, vassoio precotto: pollo al curry, filetto, insalatina. E per Manzi anche un fotografo per l'ultimo scoop. Il Boeing non è ancora fermo sulla pista e già si avvicinano le auto della polizia. Passa un cellulare dei carabinieri, ma non è per lui. Il comandante dell'aereo, Alejandro Nauta, fa scendere prima i turisti. Poi tocca a Manzi, dall'uscita anteriore. Giacca grigio chiara, camicia azzurra, pantaloni grigi. E «Ray-ban» da sole. Buoni per le Antille, poco adatti per questo sole smorto. Come gli abiti estivi, del resto. Gli agenti della «polizia di frontiera» si qua- liticano. Manzi scende dalla scaletta, seguito dagli uomini dell'Interpol. «Avevano i baffoni come i carabinieri della Domenica del Corriere», sbaglia un turista. Ad aspettare «il presidente» ci sono anche i responsabili della Malpensa. «Buongiorno Ferri», saluta Manzi. Ezio Ferri, dirigente dell'aeroporto; cerca di avvicinarsi. Non lo lasciano. «Volevo solo stringergli la mano, era il mio presidente», spiega. E aggiunge: «Se lo rimpiangiamo? Mah... ha fatto tanto per l'aeroporto». «Il presidente» sale su una Tipo grìgia della polizia. Si va al comando per l'identificazione. Lettura dei tre mandati di cattura, avviso all'avvocato, verbale, firma. Latitanza fini¬ ta. Sparano i teleobbiettivi sull'aereo fermo sulla pista. Zoomano le telecamere sulle auto della polizia. Scatti a casaccio, nessuno lo vede da lì l'ex garofano volante, tangenti su «Malpensa 2000», tangenti sulle nuove piste, tangenti su lutto ciò che amministrava. Solo la radio nell'ufficio della compagnia Viasa conferma: «Passajero a bordo». Manzi viene fatto uscire da un cancello secondario dell'aeroporto. Adesso è nelle mani dei carabinieri. Tra loro il capitano Roberto Zuliani, quello che arrestò Mario Chiesa. Prima tappa il comando dell'Arma in Via Moscova, poi San Vittore. Ci arriva alle 13,35 Giovanni Manzi. E lui la stes¬ sa trafila degli altri 99. Cella «lato B», piano terra. Insieme a un altro detenuto, comune, almeno per questa notte. Fuori dal carcere è in agguato Piero Chiambretti, inviato del TgO. Vestito a rigoni come i galeotti dei film, baffoni posticci, aragosta surgelata su un vassoio. «Come ai Caraibi», spiega Pierino. Gli sfugge Manzi. Acchiappa, invece, i suoi legali. E l'aragosta finisce nelle mani di Enzo Saponara. «Tutto sommato appare in buone condizioni», spiega il difensore dopo il primo colloquio. Aggiunge: «Ci ha raccontato di essere stato derubato dai poliziotti di Santo Domingo. Gli hanno rubato anche in casa. Poi è stato portato in una caserma della capitale dove è stato chiuso in una cella con sette persone, per terra e senza cibo. Qualche detenuto gli ha dato del riso». Enzo Saponara non vuole spiegare le modalità con cui si è conclusa la latitanza, dopo l'intervista al Corriere. Chiarisce, da Santo Domingo, l'ambasciatore Roberto Rossellini: «Sapevamo dal 14 gennaio che Manzi era sull'isola. La loca¬ lizzazione esatta l'abbiamo avuta il 19. E' stato fermato perché aveva il permesso di soggiorno scaduto. Manzi, a chi lo ospitava, ha chiesto di "avvertire Milano". Poi, è stato caricato sull'aereo, il più diretto per l'Italia». Italia, San Vittore per Giovanni Manzi. Oggi alle 15,30 il primo interrogatorio. Tangenti milionarie, l'accusa. Risponderà ai giudici? Socialista che conta, da venti anni ai vertici del garofano, cresciuto con Tognoli, esploso con Pilliteri, da sempre vicino a Bettino Craxi, dirà tutto Giovanni Manzi? Ha una notte per pensarci. Poi, l'incontro con Italo Ghitti e Antonio Di Pietro. Fabio Poletti Piero Chiambretti all'aeroporto (con un'aragosta) E' sceso dall'aereo in abiti estivi e molto abbronzato Nelle foto, da sinistra a destra: i magistrati Ghitti e Di Pietro Il superlatitante Giovanni Manzi e la moglie dell'ex presidente degli aeroporti milanesi

Luoghi citati: Italia, Milano, Santo Domingo, Viareggio