Arriva lo shock-punk Terapia e nausea

Arriva lo shock-punk Terapia e nausea I DISCHI Arriva lo shock-punk Terapia e nausea A onnai sorridere il ribellismo dei primi rocker. E' passato ormai quasi mezzo secolo e quelle proteste adolescenziali, quelle provocazioni alla James Dean, sono ormai ricordi di educande. Di decennio in decennio, ma con distanze dal peso delle ere geologiche, la protesta si è trasformata in rabbia, la provocazione in rifiuto, la parola in insulto, le note in pugni nello stomaco. Ci sarebbe da chiedersi: quanto ha a che fare tutto ciò con la musica? Domanda vecchia e pure retorica, quando si parla di rock. E' un fatto che la musica viene riconosciuta e presa da gruppi di giovani generazioni come strumento di comunicazione, come unico e immediato mezzo - il più immediato con il quale affermare la diversità, il radicale dissenso e nello stesso tempo simbolo di aggregazione. Si pensava che il punk avesse oltrepassato ogni confine? Eccoci allora di fronte il suo superlativo: lo «shock punk» dei Therapy?, tre nordirlandesi dall'immagine neanche poi tanto aggiacciante come furono, in altra epoca, i Sex Pistols o i Clash. Che titolo hanno dato al loro primo album? Nausea (A&M, 1 Cd, Lp, Me). Un buon inizio. I Therapy? sono un gruppo che s'interessa alle teorie del rumore, del caos, dell'ansia di massa. Con quali conclusioni? Vale come risposta il nome della band, con quel punto interrogativo dopo la parola terapia. I giornali inglesi che hanno seguito i loro concerti hanno parlato di «vibrante ed efferato cocktail di accordi caotici e di precisione tecno», di un «tipo di chitarra ipnotica e distruttiva che rende il termine "hardcore" impotente», di «tipi che spazzano via ogni possibile paragone con la loro energia pura ed assoluta». L'organizzazione del loro assordante rumore non è un'assurdità. Sarebbe da definire una musica stridente, fatta per chi non vede nulla di accettabile in questo mondo ormai con poca logicità. Infatti l'unica parola con significato musicale che non si può usare è armonia. D'altronde nella loro terra, per il loro futuro, è possibile usare questo termine? Sicuramente ò più idoneo quello del titolo del loro primo album, «Nausea». Dieci storie di desolazione e rabbia, qualche scurrilità, un mondo apocalittico. E un brano sprezzante, di odio verso l'America, quella di Mickey Mouse e della Diet-Coke, dei «sogni sessuali di Barbie». «Dimentica Colombo, manda in rovina la loro cultura» è l'invito. Consigliare «Nausea» da un punto di vista musicale è un arduo. Serve a conoscere l'ultimo confine di una prote- punti I Po' a I l'ulti) sta giovanile, che da altre parti arriva agli odiosi atti di violenza naziskin. Dopo i Therapia? diventa quasi sereno e romantico il mondo dell'heavy metal. Un buon disco di questo genere ad alto potenziale acustico ci viene offerto da un giovane gruppo inglese, che con ironia chissà quanto consapevole - si chiama Little Angels. Sono stati anche band di contorno durante le tournée di complessi famosi come i Guns'n'Roses, Aerosmith e Cinderella, guadagnandosi l'appellativo di «miglior giovane band europea dal vivo». Jam (Polydor, 1 Cd, Lp, Me) è il loro terzo album. Negli undici brani presentati dimostrano di possedere buone doti musicali. Il loro suono non vive solo di una incessante spinta delle chitarre e della batteria, di un eccessivo basso, di un urlatore. I Little Angels creano quel clima ridondante tipico dell'heavy metal, ma sapendo equilibrare i diversi strumenti, fornendo una forma più rotonda agli arrangiamenti, creando pause con un'attenta teatralità. Oltre che dagli Stati Uniti, patria dell'heavy metal, provengono da Seattle, catino esplosivo della nuova frontiera musicale americana. Sono gli Alice in Chains. E Diri (Island, 1 Cd, Lp, Me) è il loro secondo album. Nato nel 1987, il gruppo capitanato dal chitarrista Jerry Cantrell è riuscito a mantenere intatte le proprie radici, nonostante il sorprendente successo mondiale degli scatenati e nichilisti Nirvana abbia costretto la maggior parte delle band di Seattle a ripiegare verso un metal più commerciale, meno duro. Negli ultimi due anni, gli Alice in Chains han ricevuto la nomination per i Grammy Award dell'heavy metal. «Dirt» presenta un rock duro, tagliente. In questo caso l'uso del basso è quasi maniacale. «Would?», singolo ai primi posti delle classifiche europee ed americane (incluso nella colonna sonora del film «Singles»), è un'apocalisse di musica, un trionfo di grinta. Ottimo anche «Rooster», brano in cui continua la tradizione che elegge i lenti metallari i migliori in assoluto. Alessandro Rosa

Persone citate: Alessandro Rosa, James Dean, Jerry Cantrell, Little Angels, Mickey Mouse, Would

Luoghi citati: America, Seattle, Stati Uniti