Mezz'ora di trattativa nel cascinale di Asti

L'INCONTRO Mezz'ora di trattativa nel cascinale di Asti TROSCENA L'INCONTRO CALDO, odore di polvere, il rumore forte dei camion che passano sulla statale. San Marzanotto, frazione di Asti. La casa di Graziano Mesina è deserta, finestre sbarrate. Non un'anima viva in giro, alle 9 di mattina. Eppure Graziano c'è, quella mattina di giovedì 18 giugno 1992. Ha un appuntamento importante. Aspetta di incontrare una persona che vive in Sardegna. Uno che si chiama Fateh Kassam, uno che ha un figlio piccolo, 8 anni appena, sequestrato, prigioniero chissà dove, in una grotta, da qualche parte in Barbagia. Farouk Kassam. Un bambino a cui qualcuno ha già tagliato via un orecchio, e come può andare a finire questa storia, il 18 giugno nessuno ancora lo sa. Quel giorno l'incontro è avvenuto davvero. Forse è stato il primo, forse l'unico. Ma quel giorno Kassam e Mesina si sono incontrati, parlati, hanno chiarito alcuni aspetti della trattativa, forse hanno stabilito un contatto e un codice per riuscire a comunicare indisturbati, nei giorni seguenti. Un filo diretto tra quella casa di San Marzanotto d'Asti, un piano, scrostata, quasi abbandonata, e il palazzeddu gallurese in cui la famiglia di Farouk aspetta l'esito delle trattative. Pochi minuti dopo le 9 Mesina esce di casa, attraversa la strada, si dirige verso una cascina di proprietà della famiglia Quai, gente sarda che ha garantito per lui, e che gli ha dato un lavoro da magazziniere. Davanti alla cascina non c'è nessuno. Arriva un'auto. Una Audi 80 nera, targata Milano 7W4571. Una targa che non esiste. Una macchina dei «servizi»? Due persone a bordo. Uno rimane vicino all'auto, l'altro va deciso verso un boschetto, pochi alberi piantati per fare ombra. Mesina è lì. Una stretta di mano, poi Grazianeddu decide di entrare in casa. L'autista della Audi resta fuori. L'altro segue Mesina. E' alto, magro, occhiali neri, barba nera. Chi è quell'uomo? Fateh Kassam. Quasi irriconoscibile, per colpa di quella barba che si è fatto crescere. Un segno di lutto, per chi come lui segue i precetti della religione dell'Aga Khan, capo spirituale degli ismailiti. Dura mezz'ora, il contatto. Fuori fa caldo, non c'è nessuno, l'uomo della Audi guarda l'orologio. Mesina e Fateh escono all'improvviso. Salgono in auto e via, in direzione Asti. Non vogliono testimoni, per quell'incontro. L'auto nera scatta lungo la statale, si infila in città, scarta al pelo uno che attraversa la strada, svicola dalle parti della stazione ferroviaria. La portiera di destra si apre a sorpresa, la macchina ha appena rallentato. Mesina scende, si nasconde in un parcheggio, si rannicchia dietro a una Renault, aspetta che la Audi scappi via, verso l'autostrada. E allora, Mesina, perché nascondersi? «Era la polizia, che ti pensi?». Ventidue giorni dopo Farouk viene liberato. E Mesina allora ammette: «Sì, era Fateh Kassam. Era venuto a chiedermi aiuto». Brunella Giovara Il 18 giugno'92 il re del Supramonte ricevette Kassam irriconoscibile per la lunga barba Dopo 22 giorni il blitz Graziano Mesina vive e lavora a San Marzanotto di Asti

Luoghi citati: Asti, Milano, Sardegna