«Sì ci aiutò Grazianeddu»

La rivelazione a Casale dove la famiglia del bambino rapito ha partecipato a una festa La rivelazione a Casale dove la famiglia del bambino rapito ha partecipato a una festa «Sì, ci aiutò Grazianeddu» //padre di Farouk ringrazia Mesina CASALE MONFERRATO DAL NOSTRO INVIATO «L'intervento di Graziano Mesina ci ha consentito di aprire un dialogo con i rapitori di Farouk. Gli sono grato, ma come uomo rispettoso della legge ritengo non sia giusto che venga graziato». Fateh Kassam, ieri a Casale con il figlio per partecipare alla «festa del fanciullo», per la prima volta pubblicamente ammette che l'ex «re del Supramonte» ha avuto un ruolo importante nella liberazione del bambino il luglio scorso. Ma allora chi ha ragione? Il capo della Polizia, Parisi, che durante la conferenza stampa convocata poche ore dopo il ritorno in libertà del piccolo Farouk aveva detto: «L'influenza determinante attribuita a Mesina non risulta esserci stata»? Oppure l'ex bandito, che ha sostenuto più volte il suo ruolo di intermediario? «La presenza di Mesina in Sardegna - spiega Fateh Kassam - ci ha dato speranza e soprattutto la possibilità di entrare in contatto con quella gente. Più di questo non posso concedergli. Mi dispiace per lui. Non basta a cancellare tutto ciò che ha fatto. Una condanna è una condanna, se non è applicata fino in fondo viene meno il rispetto nei confronti dello Stato e di tutti i cittadini». Il padre del piccolo Farouk Kassam (8 anni, rimasto nelle mani dei banditi per 177 giorni) ha idee precise sul significato, della giustizia: «E' giusto partecipare a tutte le manifestazioni a cui ci invitano, come questa. Gli italiani ci hanno sostenuto durante momenti diffìcili, hanno sofferto con noi e ora hanno voglia di vedere Farouk». Così ieri Farouk è tornato sotto i riflettori, con il papà, la mamma e la sorellina, all'affollato auditorium San Filippo di Casale, per l'undicesima Festa del fanciullo organizzata dal gruppo «Lavoriamo insieme». Quando il presidente dell'asso¬ ciazione, Gaetano Barbato, ha telefonato in Sardegna per invitare la famiglia Kassam la risposta è stata subito sì. «Se faccio questo - ha spiegato Fateh Kassam - è perché penso che un giorno mio figlio non mi criticherà. Oggi, certo, si annoia. Gli ho parlato prima e lui mi ha detto: "Ma papà, proprio di domenica? E' un giorno di vacanza". Ma quando sarà grande capirà». Di diverso avviso la famiglia di Augusto De Megni, il ragazzino di 12 anni anch'egli vittima dell'Anonima sequestri, per 111 giorni. Anche lui era invitato, ma il padre Dino ha spedito l'altra sera un telegramma: «Per Augusto è meglio dimenticare quel che ha passato». Farouk Kassam - in prima fila, col vescovo Carlo Cavalla, e poi circondato da molti bambini che gli chiedevano l'autografo era restio a rispondere alle domande. Sei tornato a scuola? «Sì». Ti piace studiare? Sorriso malizioso: «No, preferisco giocare». A che cosa? «A tutto, con gli amici». A volte sogna. Che cosa? «Sogni belli e sogni brutti». Ci sono i banditi in questi sogni? Farouk abbassa gli occhi e non risponde. «In famiglia parla di polizia, di banditi, di giustizia - dice il padre -, non riesce ancora a cogliere il significato della solidarietà che gli ha riservato tutto il popolo italiano». Farouk parla poco. Ma ogni tanto accade qualcosa, che sembra banale e per lui non lo è. Ieri, al ristorante, gli hanno servito della carne. Ha provato a tagliarla, l'ha rigirata un po', poi l'ha accantonata. «"Loro" mangiavano la carne e a me davano sempre il grasso. Non lo sopporto più il grasso, non lo voglio più mangiare». A Casale ha ricevuto un attestato «per aver sopportato con coraggio grandi sofferenze durante la lunga prigionia». Anche a Fateh è stata consegnata una targa «per aver lottato e ottenuto la liberazione del suo figliolo». La sala, 200 persone, alla fine si è stretta attorno a loro, in un appello per tutti i rapiti, a tutti i rapitori: un grande «liberateli!» urlato in coro. Ad Asti, a mezz'ora d'auto, c'era Graziano Mesina. Non è venuto alla festa: «Sono in libertà condizionale, non posso muovermi». «E poi - ha aggiunto - non era la giornata giusta per incontrare i Kassam, troppa gente, troppa attenzione, troppe chiacchiere. Fra l'altro è da tanto che non ho più parlato con loro». Vuole smentire di essere autore della canzone sulla prigionia di Farouk presentata alle selezioni del Festival di Sanremo. «Ho scritto solo una canzone, tanti anni fa, durante la mia latitanza in Barbagia: ma non è mai diventata famosa». Piero Bottino Contestata la linea del capo della polizia Parisi che negò influenze esterne nella liberazione «L'intervento dell'ex bandito ci permise di entrare in contatto con i sequestratori» Farouk festeggiato a Casale. A destra con il padre e il vescovo, a sinistra coi coetanei. A lato il capo della polizia Parisi

Luoghi citati: Asti, Casale, Casale Monferrato, Sanremo, Sardegna