Turchia dilaniato l'uomo che smascherò Ali Agca

L'attentato è stato rivendicato da due organizzazioni estremiste islamiche, sospetti anche sul partito curdo L'attentato è stato rivendicato da due organizzazioni estremiste islamiche, sospetti anche sul partito curdo Turchia, dilaniato l'uomo che smascherò Ali Agca Una bomba nell'auto di UgurMumcu, il giornalista che scoprì la pista bulgara di ankara u ANKARA GUR Mumcu, il giornalista che tracciò la pista bulgara dell'attentato a Papa Giovanni Paolo II, è stato ucciso ieri da una bomba collocata sulla sua auto. La vettura, che non veniva usata da giovedì, è saltata in aria non appena Mumcu l'ha messa in moto. La bomba, di grande potenza, ha rotto i vetri di molti palazzi vicini. Il corpo del giornalista è statò scagliato ad oltre dieci metri di distanza. Una persona che in quel momento passava in auto è rimasta ferita. L'attentato è avvenuto alle 13,15 ora locale (le 12,15 italiane) davanti all'abitazione del giornalista, poco lontano da un commissariato di polizia, in un quartiere residenziale di Ankara. Mumcu aveva 50 anni. Era noto per essere un uomo di sinistra (nel 1973 fu incarcerato dalla giunta militare di destra che aveva preso il potere), un oppositore dell'integralismo islamico e del separatismo curdo. Dopo la laurea in legge era stato assistente alla facoltà di giurisprudenza di Ankara e poi si era dedicato al giornalismo scrivendo in vari periodici e giornali. Da vent'anni lavorava per «Cumhuriyet», il quotidiano d'opinione più prestigioso della Turchia. Si era spesso occupato del traffico di armi e di droga e dei legami fra criminalità e terrorismo. Dopo l'attentato del maggio 1981 alla vita del Pontefice ripercorse gli spostamenti del terrorista di destra Mehmet Ali Agca per la Turchia e l'Europa e ne trasse un libro che fece scalpore. Una coincidenza inquietante è nel fatto che prima dell'attentato a Giovanni Paolo II, Ali Agca era evaso da un carcere di Istanbul in cui era in attesa di giudizio per l'omicidio di Abdi Ipekci, un giornalista del quotidiano liberale «Milliyel». Negli ultimi anni Mumco aveva cominciato a indagare sulle attività dei separatisti curdi e aveva pubblicato una serie di articoli contro il loro movimento. Appena ricevuta la notizia dell'attentato, il primo ministro turco Suleyman Demirel e altri componenti del governo si sono recati a casa del giornalista ucciso per esprimere la loro solidarietà alla moglie e prometterle che i colpevoli verranno puniti. Le autorità di Ankara sono da tempo oggetto di vivaci critiche per gli insuccessi nella lotta al terrorismo integralista. Negli ultimi tre anni, infatti, sono stati assassinati diversi esponenti del composito schieramento che si oppone all'instaurazione di uno Stato confessionale. L'assassinio di Mumcu era stato rivendicato da due orga¬ nizzazioni. Dapprima si è fatta viva l'«Organizzazione per la liberazione islamica» con una serie di telefonate anonime ai giornali. Più tardi l'agenzia semi-ufficiale di informazione Anatolia ha reso noto di avere ricevuto una telefonata che rivendicava l'attentato a nome del «Fronte Islamico dei Guerrieri del Grande Oriente», una delle più radicali organizzazioni islamiche in Turchia. L'uomo che ha rivendicato l'assassinio del giornalista ha concluso la sua telefonata dicendo: «La nostra vendetta continuerà». Secondo gli inquirenti, non è da escludere nelle indagini anche la pista del «PKK», il partito dei lavoratori del Kurdistan che dal 1984 ha lanciato una sanguinosa offensiva contro il governo di Ankara per ottenere uno Stato indipendente curdo, [e. es.] Telefonata di rivendicazione «La vendetta è solo iniziata» A sinistra, l'auto distrutta nell'attentato. A destra, Ali Agca In basso, il giornalista Ugur Mumcu[FOTo apj