I mezzibusti: «Non siamo alfieri di regime» di Raffaello MasciPaolo Frajese

Polemiche e reazioni dopo la proposta della «Stampa»: con i direttori via anche i conduttori dei tg Polemiche e reazioni dopo la proposta della «Stampa»: con i direttori via anche i conduttori dei tg I mezzibusti: «Non siamo alfieri di regime» Foschini, ma il rinnovamento è anche un problema di facce INFORMAZIONE E POLITICA AROMA LBERTO La Volpe, direttore del Tg2 se ne andrà raccontava ieri Paolo Guzzanti su queste pagine - e gli altri direttori dei telegiornali di Stato farebbero bene a seguirlo. Però - consigliava - si portino via anche i loro «mezzibusti», i loro «anchormen» perché, se i tg sono stati gli altoparlanti del regime lottizzatorio - ormai votato a un ingloriso tramonto - i loro conduttori, di questo sistema, sono stati gli emblemi e gli alfieri, una sorta di vessillo che, a regime caduto, non può più decorosamente restare sul pennone. Questo era, semplificato, l'assunto di Guzzanti. Apriti cielo - si è subito pensato - e ci si aspettava reazioni scomposte e inviperite. Invece il supremo disincanto che regna a Saxa Rubra (sede della Rai) ha sortito non solo garbate - ancorché severe - repliche, ma addirittura consensi. «Perché mai dovrei risentirmi - dice Lorenza Foschini, conduttrice del Tg2 -, Guzzanti non ha mica detto che siamo dei mascalzoni. Ha postulato l'esigenza di un rinnovamento del modo di fare informazione nel servizio pubblico, e di questo c'è sicuramente bisogno. Non c'è dubbio che rinnovamento significhi anche cambiare le facce». Anche la sua, signora Foschini? «Io sto seriamente riflettendo su quanto Guzzanti ha scritto, e non è escluso che possa prendere delle decisioni anche per me stessa». Altro tg, altra scuola di pensiero. Paolo Frajese, vicedirettore ad personam del Tg 1, è forse il conduttore con più anzianità di servizio. Quando Guzzanti ha pensato agli anchormen è impossibile che la sua memoria meccanica non gli abbia riproposto questo nome e questo volto. «Guzzanti - ha detto Frajese, raggiunto nel suo romitaggio senese - non ha il diritto di scrivere che "il conduttore ha finito per svolgere il ruolo di tessuto connettivo necessario a tenere insieme un polpettone di mezze verità". Quante mezze verità - se volessimo entrare nel suo ordine di idee - ci sono nei giornali sui quali ha scritto e scrive Guzzanti? La verità dice Frajese - e non le mezze verità, è ciò a cui tende il giornalista onesto. Sia nei giornali, sia nel servizio pubblico radiotelevisivo. E anche alla Rai, in mezzo ai tanti che hanno porta- to il cervello all'ammasso (dei partiti fino a ieri, e oggi del sindacato bulgaro che raggruppa i giornalisti radiotelevisivi) ci sono professionisti onesti, che fanno il loro lavoro seriamente sia quando conducono i telegiornali che quando realizzano servizi. Il resto sono chiacchiere. Guzzanti prima di scrivere mezze verità, venga a vedere la verità del mio lavoro. Da doma¬ ni lo aspetto a Saxa Rubra». Frajese incassa il colpo, ma rilancia. E Piero Badaloni, altro anchorman superpopolare, si è offeso? «Un po' sì. Quando Guzzanti parla del conduttore come "fine dicitore che non risparmia commenti, interventi, battutine Mi sembra che queste siano invettive gratuite». Ma, nella sostanza, Badaloni con quanta stizza ha letto l'articolo incriminato? «Con nessuna stizza. Guzzanti ha messo in evidenza una realtà. Quando si conduce un tg c'è il rischio effettivamente di essere identificati - nostro malgrado con una linea editoriale che invece si può anche non condividere. Io sto riflettendo da tempo su questo problema, insieme ad altri colleghi che hanno denunciato in più occasioni lo sta¬ to di disagio nelle redazioni dei tg della Rai». In definitiva, dice Badaloni, il conduttore è un professionista che fa un mestiere, e il tg è un giornale con ima linea politica che il conduttore può condividere o no. Ora è la sua opinione - c'è stata una sovrapposizione impropria tra conduttore e tg, dovuta anche al fatto che i tg pubblici erano divisi secondo certi schemi po¬ litici. Quindi il guaio del conduttore è quello di essere identificato con una certa bandiera e una certa linea, che lo voglia o no, e da questa storia non si esce se in Rai non arriva una riforma seria. Domanda: e se la riforma non arriva o non è seria? «La conseguenza - dice Badaloni - è una sola: io alla Rai non ci resto un giorno in più». «Chi è l'anchorman? - dice Fabio Cortese, neo-conduttore del Tg3 delle 14 - un mezzobusto che, come dice Guzzanti, guida, conduce, amalgama i tg con tutto un corredo di tic e personalizzazioni?». «Se è questo, allora l'articolo di Guzzanti non mi riguarda. Io, intanto, non sono mezzobusto perché il tg lo faccio uv piedi, e poi non sono un conduttore come lo intende lui, ma un professionista che fa l'inviato, la cronaca, il desk di redazione e tutto quello che c'è da fare». Questo lo dice lei, Cortese. Ma per i telespettatori lei è il Tg3, dal momento che lo «annuncia». «Eh già - replica - Il guaio è che la gente ci identifica con i nostri tg. Però se un tg cambia, se è diverso, la gente lo sa riconoscere, anche se le facce dei conduttori restano quelle che erano prima. Così come si rende conto se le viene propinata la solita minestra, magari offerta una una bella faccia tutta nuova». Raffaello Masci Paolo Frajese nella foto grande a sinistra Qui sopra: Piero Badaloni. A destra: Lorenza Foschini