Martini: cari giornalisti più rispetto

Milano, messa con il cardinale: benedetti computer, quotidiani e telecamere Milano, messa con il cardinale: benedetti computer, quotidiani e telecamere Martini: cari giornalisti, più rispello «Su Tangentopoli, a volte, avete anche esagerato» ■SS MILANO DALLA REDAZIONE Benedizione (e ammoniménti) per i giornalisti: superstar il cardinal Martini, arcivescovo di Milano, opinionista di Raidue, e questa volta protagonista, dalla chiesa di San Marco, nel giorno di San Francesco di Sales, della prima diretta tv fraternamente spartita da Canale 5 e Raiuno. In prima fila pure i padroni di quelle telecamere, Silvio Berlusconi re della Fininvest e Bruno Vespa, direttore del tgl : a mani giunte, con almeno 400 giornalisti che affollavano le tre navate della chiesa. «Coraggio, umiltà, sincerità»: sono le tre qualità dei «comunicatori pubblici», secondo il cardinale che da un paio di anni (dalla lettera pastorale «Il lembo del mantello») dedica grande attenzione all'informazione. Spunto dell'omelia, un brano tratto dal Vangelo secondo Matteo sul viaggio di Gesù da Nazareth a Cafarnao per ricordare ai gior- nalisti che «Nazareth, per Gesù, è il piccolo borgo fuori del mondo e rappresenta il silenzio, cioè la capacità di riflessione; Cafarnao, invece, è la città della comunicazione». «Gesù è stato per trent'anni nel silenzio, e ha deciso così, realizzando la profezia di Isaia, che era venuto il mo¬ mento di comunicare. La sorte di quelle parole che Gesù cominciò a diffondere a Cafarnao - ha detto il cardinale - è analoga alla sorte delle parole affidate oggi ai mass media». Le parole, come le notizie, secondo Martini hanno bisogno di un momento di silenzio prima di essere pronunciate e «anche per tutti i comunicatori pubblici è necessario, oggi più che mai, un retroterra di silenzio e di riflessione». L'informazione sempre più ampia, veloce, pervasiva, secondo l'arcivescovo, è un fatto positivo. «Ma che sia accompagnata - ha ammonito - dalla scrupolosa ricerca della verità e dal rispetto incondizionato delle persone». Perché in defintiva il compito principale dei giornalisti è «aiutare la gente a riflettere». Omelia breve, comunione, benedizione (simbolica) degli strumenti del comunicare: un computer, una macchina fotografica, una telecamera e una macchina per scrivere. Poi un rapido incontro con i cronisti. Domanda inevitabile su Tangentopoli e il ruolo dei giornali. Risponde il cardinale: «Mi chiedete quale clima abbiano creato i giornali per quanto riguarda le tangenti. Io posso rispondere così: da un lato a mio avviso l'informazione ha reso un servizio importante alla collettività mettendo a nudo delle piaghe sociali che dovevano essere addidate alla pubblica attenzione, se non al pubblico ludibrio. Dall'altro devo sottolineare che in alcuni casi si è mancato di attenzione, sono state pubblicate con clamore notizie che al contrario meritavano maggiore approfondimento». Ancora: «Evitate continue dietrologie», «cercate quegli strumenti che aiutino a promuovere la serietà professionale». Da dove ricominciare, è stato chiesto a Martini. «Dalla certezza della legge, dalla coscienza individuale e dall'impegno personale». Martini si è detto convinto che «il rinnovamento è già cominciato». E i punti di riferimento sono tanti: «La magistratura, il mondo della cultura, dei professionisti. Anche la Chiesa non si tirerà indietro». E proprio per essere presente in modo attivo «nell'oceano dei media», il cardinale ha annunciato che la diocesi di Milano promuoverà un osservatorio sulla comunicazione. Sarà formato da studiosi dell'Università Cattolica e avrà il compito di seguire le tendenze delle comunicazioni di massa in Italia e in Europa. Un punto di ascolto e di osservazione. Una tappa, anche questa, di quella nuova evangelizzazione che piace tanto a Wojtyla. Diretta tv con Berlusconi e Vespa nei banchi di prima fila A destra: il cardinale durante la celebrazione della messa In alto: dietro a un sacerdote Silvio Berlusconi

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