DOVE SONO LE FACCE NUOVE? di Angela Buttiglione

Diretta tv con Berlusconi e Vespa nei banchi di prima fila DOVE SONO LE FACCE NUOVE? l'unica regola è arrivare per primi. Sì ma quale informazione? Un Tg che ha mezz'ora e non 38 o 52 pagine fa la sua prima selezione scegliendo necessariamente fra le notizie. La prima pagina di un giornale può essere divisa fra 4 o 5 notizie. Un Tg dà una notizia per volta e solo una notizia può mettere in prima pagina. Il pluralismo dell'informazione televisiva dunque, anche se oggi non è più alla degenerazione ma addirittura alla decomposizione in Rai, è una esigenza vera come esigenza vera è un servizio pubblico che sia punto di equilibrio e di garanzia nell'intero sistema. Fare i giornalisti in questo servizio pubblico vuol dire assumersi delle responsabilità in più rispetto a colleghi che lavorano in altri giornali, avere la forza di resistere a lusinghe sottili e ad accuse non meritate, avere coscienza che l'unico modo per stare sul mercato è avere la credibilità che deriva dalla ricerca della verità e dalla esattezza dell'informazione che si fornisce. Per fare questo talvolta bisogna anche avere la forza di rinunciare ad arrivare per primi o a fare qualche scoop, preferire la solidità alla brillantezza se è necessaria la scelta, informare anche su ciò che non ci piace con scrupolosa fedeltà. E' questo il servizio pubblico che bisogna rifondare perché la gente abbia uno strumento che le fornisca tutti gli elementi necessari a formarsi un proprio giudizio. Altro stile ed altra intraprendenza il giornalista televisivo può cercarli nel network privato. Chi deve essere il padrone di questo servizio pubblico? Nessuno. La classe politica ne deve sentire la responsabilità come la devono sentire i giornalisti perché il pluralismo vero è affidato sì alla mitica professionalità ma ancora di più ad una parola caduta in disuso per molto tempo: la coscienza, non professionale, la coscienza e basta. Riformare vuol dire semplicemente dare una forma nuova ma si può ritappezzare un divano senza liberarlo da un granello della polvere che ha accumulato negli anni. I direttori se ne devono andare portandosi dietro i conduttori dei loro Tg perché tutti insieme hanno garantito un sistema ormai finito? Abbiamo il coraggio di dire che devono andare via perché hanno tradito, se l'hanno fatto, la loro professione; perché hanno usato a loro vantaggio il mezzo e non hanno servito la gente come loro dovere. Ma facciamo anche i nomi ed i cognomi in una grande pubblica catarsi dei condannati come di coloro che condannano ripercorrendo storie e scelte personali alla ricerca dell'innocente che potrà impagliare legittimamente il Gattopardo. Se tutto questo non fosse possibile, con carità reciproca, riconosciuti gli errori e denunciati i reati, lavoriamo, lavoriamo sodo per trovare le vie d'uscita insieme: principe di Salina e Don Calogero Sedara. Angela Buttiglione

Persone citate: Calogero Sedara, Dove, Salina