Vento di bufera su Raitre: fa scandalo Madonna al tg di Raffaella Silipo

Vento di bufera su Raitre: fa scandalo Madonna al tg La Terza rete è sotto accusa: ha trasmesso immagini di «Body of evidence», il film della cantante americana Vento di bufera su Raitre: fa scandalo Madonna al tg Ma Curzi si difende: «Era un fatto di cronaca. Ha fatto bene Baudo a invitarla» MELANO. La miglior opposizione è l'erotismo? Il rosso di Telekabul è sempre meno quello delle bandiere e sempre più quello delle luci hard? Così parrebbe, stando a lettere, proteste e denunce che Raitre sta collezionando in questo inizio '93: prima le immagini di «Sex and Zen» a «Fuoriorario», poi quelle di «Body of evidence» con Madonna, al Tg3 delle 19, stigmatizzate da una lettera del Sindacato Famiglie al Garante per l'editoria Santaniello. Sarà che «la pornografia è, con il terrore, il modo più estremo, dunque più adatto per interpretare la realtà di oggi» come dice Enrico Ghezzi? O sono coincidenze? «Si tratta di due eventi molto diversi - spiega il direttore del Tg3 Alessandro Curzi -, Madonna al telegiornale è un caso di cronaca. Intanto non l'abbiamo , invitata noi, bensì Raiuno. E comunque Pippo Baudo ha fatto benissimo a ospitarla a "Partita Doppia", proprio perché è un fenomeno di cui si parla, dunque è giusto approfondire. Il nostro intento era quello di far capire il personaggio e il clamore che lo circonda. Come potevamo, senza mandare in onda scene del film? Scene, preciso, per nulla "hard": le ho passate al vaglio io stesso». «"Body of evidence" è vietato ai minori di 14 anni - dice la lettera del Sindacato Famiglie -. -Le immagini sono state trasmesse alle 19 su Raitre e alle 8,20 durante il notiziario di Canale 5. Si ravvisa una violazione dell'articolo 15 della legge Mammì, che vieta di trasmettere "integralmente o parzialmente" opere vietate ai minori, e si chiede al Garante di procedere in merito, nell'ambito delle sue funzioni». L'art. 15 vieta programmi che possano nuocere allo «sviluppo psichico o morale dei minori» o che «propongano violenza gratuita e pornografia». «Posso assicurare che abbiamo la massima attenzione per i minori e i problemi familiari - dice Curzi naturalmente a modo nostro. Proprio in questi giorni, per esempio, stiamo organizzando una serie di iniziative comuni con l'Unicef. Se il Sindacato Famiglie vuole collaborare, ben venga». Vietato ai 18 anni, anche se al momento della messa in onda il visto di censura non era stato ancora apposto, è invece «Sex and Zen» di M. Mak, in onda a «Fuori Orario» la sera della Befana. Vibrate le proteste dell'Ente dello Spettacolo e del Centro Cattolico televisivo, che chiedeva di preservare il diritto di «numerosi citta¬ dini» a «non correre il rischio di deplorevoli intrusioni di questo genere nelle loro case, anche nei momenti più impensati, come nell'attesa di un tg. Il fatto che tutto ciò avvenga in una rete pubblica, che ben altro servizio per legge dovrebbe rendere ai telespettatori, fa sì che l'episodio assuma una connotazione ancora più inquietante». Il direttore Guglielmi si era scusato il giorno stesso della polemica, definendo la messa in onda «un infortunio del quale fortemente ci rammarichiamo. Preciso che si trattava di una sequenza non di genere pornografico, ma in cui il sesso viene trattato in maniera intenzionalmente grottesca e sgradevole. E certo non adatta a un orario in cui una platea familiare era ancora davanti alla tv». «Sono perfettamente d'accordo con Guglielmi - dice ora Curzi nel sottolineare che certe immagini devono essere trasmesse a notte fonda. Anche se va tenuto a mente che l'erotismo è nulla, rispetto all'invasione di violenza o a certa pubblicità in onda nelle ore di massimo ascolto, quando è pieno di bambini davanti alla tv». E proprio un «intelligente aiuto ai minori» si augura Curzi. «La nostra linea non è quella di far vedere il meno possibile ai bambini, di mettere le braghe alle ballerine. E' inutile. Se anche riuscissimo a preservarli completamente dalle "impurità" della vita, sarebbero poi del tutto impreparati ad affrontare il mondo. Devono invece sapere molto, capire molto: nessuna censura può sostituire uno spirito critico ben formato». Raffaella Silipo