Tutta Sanremo in 24 canzoni

In anteprima i brani in gara al Festival: soltanto pochi coraggiosi parlano del presente In anteprima i brani in gara al Festival: soltanto pochi coraggiosi parlano del presente Tutta Sanremo in 24 canzoni Al 30 per cento parlano d'amore e tristezza MILANO. C'è un'isola addormentata nell'Italia inquieta. Dorme pesante, russa addirittura: è naturalmente Sanremo con il suo Festival. Isola felice fuori dal mondo contemporaneo, ignara di muri caduti, di Di Pietro arrivati, della recessione incalzante, è una provincia remota del tardo impero Rai che rantola ma ripropone pari pari le sue logiche obsolete di cast decisi con il manuale Cencelli, di raccomandazioni pietose, di maxibanalizzazioni amorose e minifughe osée. Quest'anno, vedere il Festival di Sanremo significherà assistere ad una puntata del kolossal «Come eravamo». Personaggi e interpreti, nella cosiddetta categoria «campioni», sono per lo più mosci, antichi o semisconosciuti: assai adatti per farvi spendere le serate di fine febbraio davanti alla tv in famiglia, come da tradizione, sganasciandovi dalle risate e criticando questo e quello. Il che, poi, è proprio quello che si vuole da Sanremo. I testi delle canzoni dei 24 campioni in. gara, che vi raccontiamo in anteprima, sono la naturale conferma che Sanremo è fuori dal mondo. Ben sette le canzoni d'amore classico, il 30 per cento, e quasi tutte deprimenti: qualche pennellata di attualità in «Un anno di noi» della Alotta, dedicata ad un amore dopo il divorzio, che si lancia in un «E buttammo via gli anelli»; Canino fa D finto adolescente cantando: «Resterò nel tuo pigiama/un bottone innamorato e niente più»; mentre il titolo «Amori diversi» del duo Di Michele/Casale significa soltanto che «Sono gli amori insensati a dare un senso alla vita». Per tutti gli altri amori, fa testo Minghi che canta: «Le mie mani che/ ora immagino/ Sono in viaggio sulla tua/ Bella pelle bella bella/ nella notte ormai magnifica». Aiuto. Fuori categoria, si lancia audacemente Milva grazie agli autori delle canzoni dei Pooh: «Hai'le braghe che scoppiano/ E quando mai te ne vai/ La signora è da cuocere/ Uoniini sempre addosso/ Avanti marsch». Quelle finesse, madame: ma si tratta di uomini crudeli, categoria indistruttibile a Sanremo, già cantata nel '92 da Mia Martini. La quale torna con la sorella Loredana Berte in «Stiamo come stiamo», forse dedicata ai nostri tempi duri. C'è un accenno autobiografico («Ci pensi ancora a morire») ma il testo metterà a dura prova gli esegeti, anche a causa di un «pertanto» che si ripete con frequenza inquietante. La prima strofa può dare un'idea: «Stiamo come stiamo mezzanotte nella mano/ Di qua dal cielo e pertanto/ slacciati i pensieri finché dura questa eternità». Chissà se le ha aiutate Biscardi o se hanno fatto da sole. Uno sparuto pugno di coraggiosi parla del presente. Spicca il dato-per-vincitore Enrico Ruggeri, che in «Mistero» fotografa l'oscura sensazione di inquietudine generale: «Il gioco si fa duro e non si può dormire/ E'non sappiamo più decidere se ripartire/ E batte forte il cuore anche per lo stupore/ di non capire l'orizzonte che colore ha», dice tra l'altro il testo, che prosegue poi: «Abbiamo già rubato abbiamo già pagato/ Ma non sappiamo dire quello che sarebbe stato/ Ma pace non abbiamo nemmeno la vogliamo...». Alla sua maniera scombiccherata, anche l'architetto Salvi, dietro il titolo «Dammi 1 bacio», fa considerazioni sul distacco fra i ragazzi che vivono il problema dell'Aids e il mondo adulto incline solo a pontificare: «E' di moda stare zitti e lamentarsi a posteriori/ Perché è sempre troppo facile vestirsi da censori/ Ma questo strano fenomeno/ non funziona con noi/ Perché siamo un altro mondo». Il quarantenne Andrea Mingardi si è buttato sul disordine interiore della sua generazione. «Agli angoli degli occhi/ ci sono rami secchi/ Sono strade che ho tentato...» canta in «Sogno»; ma molti, a differenza di lui, hanno saputo ben farsi gli affari propri. Proteste flebili per Toni Esposito con i Ladri di Biciclette («E' ora di cambiare: il tempo è giusto») e per Biagio Antonacci neoidolo delle fanciulle («Non so più a chi credere/ No no non so»). Fra le valanghe di canzoni antilega arrivate alla commissione esaminatrice, è passata Jo Squillo, eroina esclusa nel '92: «Balla Italiano, dai che ci sLeghiamo/ Balla italiano, noi non ci arrendiamo», canterà l'autrice, che dicono seguace di Craxi. Roberto Muralo canta in napoletano «L'Italia è bbella», dedicata all'extracomunitario che ha scelto di fuggire in Italia: «Ah, U'Italia è bella pe' echi tene 'a faccia nera!». Scherzerà. La presenza di tanti mammouth in gara ha favorito la nascita di un sostanzioso filone di ricordi, molto seguito in America, dove i mammouth vengono più affettuosamente chiamati «oldies», vecchietti. Il redivivo Vandelli con Dik Dik e Camaleonti (un intero esercito Anni '60 all'Ariston) canta appunto «Come passa il tempo»: ((Abbiamo tutti un sogno una fotografia/ una canzone prigioniera in un juke box... e c'e¬ ra una chitarra che non smetteva mai/ Era così la nostra isola di Wight». E Peppino di Capri, in «La voce delle stelle», citando perfino Freddie Mercury, attacca così: «Sulla scena 0 sogno americano/ Elvis che sembrava un Dio con la chitarra in mano». La Schola Cantorum ha preferito la strada dei ricordi esistenziali, e nel testo di «Sulla strada del mare» si trova il seguente verso: «Far gli stronzi ancora non possiamo». Ma chi l'ha detto? Marinella Venegoni Uomini Addosso Milva Hai le braghe che scoppiano E quando mai te ne vai La signora è da cuocere Uomini sempre addosso Avanù Marsch Vai che scatta lo scandalo Tutti pronti coi flash Cameriere una camera L'omini addosso avanti Sono qua Mistero Enrico Ruggeri 11 gioco si fa duro e non si può dormire E non sappiamo più decidere se ripartire E batte forte il cuore anche per lo stupore Di non capire l'orizzonte che colore ha Cos'è che ci cattura e tutto ci moltiplica Cos'è che nella notte fa telefonare Quando si chiede quanto si dà Quando si ama davvero Abbiamo già rubato abbiamo già pagato Ma non sappiamo dire quello che [sarebbe stato Preghiera Arrabbiata Renato Zero Quanta poesia, buttata via, Ave Maria La crudeltà, l'ingenuità, Ave Maria Noi, sempre ad un passo dal cielo, Poi, davanti agli occhi, quel velo Schegge di eroi, venuti dal mai, Ave Maria Fiori appena spuntati e già recisi, Ave Maria t Rei di questa cieca ignoranza Rei del vuoto di una presenza Vuoi illuminarci, Maria Puoi un'altra volta, puoi... Maria Ai limiti del porno nel testo di Milva «braghe che scoppiano» e signore da cuocere Salvi si occupa di Aids RVuPuoAn«beS Milva, audace nella sua «Uomini addosso»: Hai le braghe che scoppiano/ Quando mai te ne vai/ La signora è da cuocere/ Avanti marsch Renato Zero con «Ave Maria» e Jo Squillo con «Balla Italiano»