Quell'oscura voglia di Norimberga di Pierluigi Battista
Quell'oscura voglia di Norimberga Dall'ex Jugoslavia ai partiti aumentano le proposte di tribunali speciali Quell'oscura voglia di Norimberga Migliò: sete di giustizia, ma attenti ai processi sommari ! i delitti contro L'umanità' CROMA RIMINALI di tutto il mondo, alla sbarra. Guerrafondai abietti, massacratori di inermi, responsabili di stupri etnici, dittatori-gorilla a capo di regimi sanguinari: per ciascuno di loro viene oramai ripetutamente invocata una Norimberga. Due anni fa ci si appellava a una «Norimberga» che comminasse esemplari punizioni a carico di Saddam Hussein. Nell'Est postcomunista vaga lo spettro di una «Norimberga rossa». L'Italia politica scossa da Tangentopoli si divide tra chi auspica e chi teme nientemeno che una «Norimberga dei partiti», descritta a tinte fosche da Mino Martinazzoli. E ora, di fronte agli stupri di massa adottati dai serbi come fossero un'arma di guerra, il Consiglio dei ministri italiano ha proposto la costituzione di un «Tribunale per i crimini contro i diritti umani» violati nell'ex Ju¬ goslavia. Una nuova Norimberga, appunto. Sfilano nella memoria le immagini dei gerarchi nazisti costretti a sottoporre le loro infamie davanti al Tribunale delle potenze vincitrici che nel 1946 vollero celebrare il processo proprio lì, nella città bavarese dove Hitler, nel 1935, aveva promulgato le leggi destinate a escludere dalla cittadinanza tedesca i «non-ariani». Doveva essere un punto di non ritorno, il processo di Norimberga: un caso «unico» nella storia giacché assolutamente «unica» e incomparabile era stata la catena di delitti contro l'umanità commessa dal nazismo. Ora, invece, il fantasma di Norimberga viene evocato nelle circostanze più diverse e talvolta, come nel caso di chi teme una «Norimberga dei partiti», in contesti decisamente inappropriati. Norimberga contro Saddam o contro Honecker? Prima se ne fa un gran parlare e poi tutto viene inghiottito nell'oblio. Ora è il turno della Norimberga contro gli stupratori serbi. Si mobilita il governo italiano; si richiede la collaborazione dell'Orni; in Francia, Juliette Greco in testa, scendono in campo gli intellettuali. Non sarà l'ennesimo fuoco di paglia destinato ad estinguersi non appena la Bosnia cesserà di essere sotto i riflettori di tutto il mondo? E troppe Norimberghe annunciate e mai realizzate non rischiano di svilire e banalizzare il significato di quel processo che ieri in un editoriale apparso sull'Unità la scrittrice Rosetta Loy ha definito «uno dei pochi grandi eventi che ci fanno onore»? «E' vero - risponde il giurista Stefano Rodotà - il rischio è di rappresentare avvenimenti tragici come quelli della Bosnia con un'immagine evocativa che, come si dice, conceda qualcosa al gusto dello spettacolo. Ma questo continuo richiamarsi a Norimberga sta ad indicare una tendenza sempre più diffusa a ridurre grandi questioni politiche alla mera dimensione giudiziaria». Sarebbe a dire? «Esemplare è la decisione del governo italiano risponde Rodotà -: sulla Serbia non fa niente, come del resto gli altri governi europei, e poi si consola con il beau geste di istituire un grande tribunale. Un modo come un altro per eludere i problemi rifugiandosi in un'illusoria dimensione giudiziaria, appunto». Per Rodotà, invece, è essenziale che a livello internazionale si mettano a punto misure costituzionali per la tutela dei fondamentali diritti umani. E al problema dei diritti umani dedica molta attenzione lo studioso di diritto internazionale Antonio Cassese che, però, giudica «appropriato il riferimento a Norimberga tutte le volte che si tratta di giudicare crimini contro l'umanità, come appunto avviene in Bosnia». Secondo Cassese esistono «princìpi giuridici oramai consolidati e una ricchissima giurisprudenza che consente agli organismi intemazionali di giudicare e punire palesi violazioni dei diritti umani. Resta il problema della legittimità morale del tribunale chiamato a giudicare, che dovrebbe essere formato da giurati imparziali e vincolati a uno specifico mandato». «Un lancinante bisogno di giu- stizia suprema», ecco invece secondo l'ideologo della Lega Gianfranco Miglio l'humus su cui nascono le ripetute invocazioni di Norimberga. «Ma attenzione - ammonisce Miglio - in questa sete di giustizia assoluta si annida il rischio pauroso di una giustizia sbrigativa e ingiusta. Si diffonde la sensazione che i tribunali "normali" siano impotenti e così cresce il bisogno di un supremo tribunale persino su questa terra. Del resto anche la vera Norimberga a mio avviso è un modello negativo. Giudicare in un tribunale i reati politici, anche i più efferati, è un non senso. Sarà la storia a condannare i criminali politici». Pierluigi Battista Hitler promulgò nel I93S le leggi contro i «non ariani» II dittatore sovietico Josip Stalin
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