Cavillo burocratico «salva» la Valente
Cavillo burocratico «salva» la Valente Cavillo burocratico «salva» la Valente E' finito senza assoluzione e senza condanna il processo contro Maria Antonietta Valente, l'ex impiegata Olivetti di Ivrea accusata di vilipendio al Capo dello Stato. Il giudice per le indagini preliminari di Ivrea, Antonio De Marchi, ha chiuso la vicenda con un «Non doversi procedere per mancanza di una valida autorizzazione». In sostanza, la donna sarebbe stata salvata da un cavillo burocratico. L'autorizzazione a procedere del ministero di Grazia e Giustizia, l'organismo competente nel caso di reati che investono il Capo dello Stato, sarebbe giunta in ritardo. Maria Antonietta Valente era finita nei guai per alcune dichiarazioni rilasciate a un giornalista de «La Stampa». Accusava l'allora presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, di voler danneggiare l'Olivetti. Il procuratore di Ivrea, Bruno Tinti, avviò subito un'inchiesta per vilipendio nei con- Maria Antonietta Valente in carcere per spionaggio industriale fronti del Capo dello Stato. Ma l'autorizzazione del ministero, giunta tardi, ha chiuso con un nulla di fatto la vicenda. Maria Antonietta Valente da qualche giorno è rinchiusa nel, carcere delle Vallette a Torino. Deve scontare 4 anni per spionaggio internazionale, il reato che portò dietro le sbarre anche un russo Victor Dimitriev. Dimitriev, graziato dall'allora presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, è tornato in Russia, dove abita anche Roberto Mariotti, che fu tràmite tra Maria Antonietta Valente e Victor Dimitriev, anch'egli condannato a quattro anni di carcere. Accusata di vilipendio al Capo dello Stato
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