Ilva, deficit verso quota 2000 di Roberto Ippolito

Per il successore di Gambardella si punta ad un manager del mondo privato Per il successore di Gambardella si punta ad un manager del mondo privato Ilvo, deficit verso quota 2000 Emergenza-acciaio, l'Iti cerca un superman ROMA. Un brutto risveglio. L'Uva non ha solo cominciato la giornata di ieri senza guida, dopo le dimissioni dell'amministratore delegato Giovanni Gambardella. Ha preso atto di quanto grave sia la crisi: sono pari a 1749 miliardi e 700 milioni le perdite accumulate tra gennaio e novembre dello scorso anno. Insomma il deficit del 1992 non sarà lontano dai duemila miliardi. Le amare cifre e l'uscita di scena di Gambardella sono state ufficializzate ieri nella seduta del consiglio di amministrazione della caposettore dell'Iri per la siderurgia. Con il numero uno dell'azienda si è dimesso tutto il consiglio: quello nuovo sarà eletto dall'assemblea che si riunirà il 18 febbrio in prima convocazione o il giorno dopo in seconda. In attesa che Tiri faccia insediare il successore di Gambardella, l'Uva sarà gestita dal comitato esecutivo. Ma il vuoto di potere non può che essere limitato a un brevissimo periodo vista la drammaticità della situazione. «Guai a perdere tempo, la siderurgia rischia il collasso» afferma Sergio Cofferati, segretario generale della Cgil. Secondo insistenti indiscrezioni Uri avrebbe già deciso a chi affidare la tremenda responsabilità di salvare il salvabile per avviare la privatizzazione. Qualcuno racconta che l'amministratore delegato dell'istituto Michele Tedeschi aveva già individuato il successore nello stesso momento in cui costringeva Gambardella ad andarsene a causa dei risultati negativi. In ogni caso, non sembrano più esserci dubbi sull'identikit dell'uomo che guiderà l'Uva. Innanzi tutto non proverrà dall'interno dell'azienda: la nomina del nuovo amministratore delegato rappresenterà quindi un momento di rottura, l'inizio di una fase completamente diversa. Tanto diversa che appare molto probabile la nomina di un manager proveniente dall'industria privata. Un requisito indispensabile per il prescelto è aver maturato già delle esperienze nel settore. Quello che conta è voltare pagina. «Si comincia a capire non solo che chi sbaglia paga, ma an- che che si può privatizzare l'Uva perché è assurdo tenersi questa conglomerata che riesce a perdere in tutto e che non ha marketing, né alleanze internazionali» afferma il presidente della commissione Finanze del Senato, il socialista Francesco Forte. L'Uva ripartirà da una situazione molto pesante. L'assem¬ blea convocata per il 18 e 19 febbraio non si limiterà a formare il nuovo consiglio di amministrazione. Sarà costretta ad abbattere il capitale sociale, come prescrive il codice civile. La decisione è inevitabile quando le perdite siano superiori a un terzo del capitale sociale (oggi di 2590 miliardi). Si è già aperta una disputa sulle responsabilità dell'attuale stato dell'Uva. Per Riccardo Gallo, ex vicepresidente dell'Iri, Gambardella «ha fatto bene a dimettersi perché ciò mette l'In e il governo dinanzi alle rispettive responsabilità». In pratica Gallo lamenta che l'amministratore delegato abbia sottovalutato la crisi fino a metà dell'anno scorso, ma va salvato perché a giugno svelò all'Iri come stavano le cose, delineando «le condizioni praticamente immodificabili di crisi della siderurgia italiana» e ponendo l'alternativa: investire cifre enormi o vendere all'estero. Gambardella disse che «non avrebbe atteso a lungo» una risposta, ma secondo Gallo il governo e Tiri non si sono mossi. Il 30 dicembre il Consiglio dei ministri ha dato sei mesi di tempo all'Ili per mettere a punto il piano di risanamento. L'abbandono di Gambardella e il dilagare delle perdite potrebbero anche far anticipare i tempi. Dopo la liquidazione sei anni fa della disastrata Finsider, di cui l'Uva ha ereditato la parte considerata risanabile, i margini d'azione sono però oggi molto più ristretti. L'occupazione, per esempio, è stata ridotta drasticamente; diversi impianti sono stati chiusi. Dopo anni di cure si ritorna al punto di partenza. Il dramma della siderurgia continua. Roberto Ippolito In undici mesi il gruppo ha perso 1749 miliardi Dopo anni di tagli e sacrifìci si torna al punto di partenza «SS! A destra l'amministratore delegato dell'Iri Michele Tedeschi

Luoghi citati: Roma