«Esami d'amore» alle fidanzate dei principi; spinelli al semaforo

«Esami d'amore» allefidanzate dei principi; spinelli al semaforo tili: AL GIORNALE «Esami d'amore» allefidanzate dei principi; spinelli al semaforo Donne, dal produttore al consumatore Nell'articolo «L'imperatrice supera l'esame d'amore» (La Stampa del 20 gennaio), si legge che la ventinovenne fidanzata del principe ereditario del Giappone, «valutata» dal Consiglio dei Saggi, risulta illibata. Sono così penosi questi «matrimoni in provetta» della nobiltà, stipulati come contratti di lavoro, senza sentimento! Già in occasione delle nozze di Diana e Carlo d'Inghilterra si era letto di una visita ginecologica, cui era stata sottoposta la futura principessa, per accertamento... Con questi anacronistici ed umilianti controlli, tipici del mercato delle schiave e non di persone culturalmente evolute, la figura femminile viene pubblicamente presentata come oggetto di valore commerciale, per cui risulta un fatto normale il considerarla una «proprietà» dal padre al marito, cioè da un produttore a un consumatore, valutandola tecnicamente attraverso la struttura fisica, ben vincolata all'imene intatto. Mi pare che tale atteggiamento discriminante nei confronti della donna non favorisca l'affermazione della tanto declamata pari dignità dei sessi, nell'attuale società cosiddetta civile. Infatti, sorge qualche perplessità sull'intelligenza di donne (anche laureate), le quali, pur di sposare un principe, si sottopongono a controllo ginecologico di verginità, da sbandierare al popolo ad onore dello sposo. Paola B. Riboni, Casale Monferrato (Alessandria) Il Trattato di Osimo danneggiò gli italiani Il sig. Toni Alba su La Stampa del 17 gennaio critica la denuncia del Trattato di Osimo anche se la ritiene giuridicamente valida. Probabilmente il sig. Toni, come la maggior parte degli italiani, ignora la storia di questa terra. Quando l'Istria dopo la guerra è stata ceduta alla Jugoslavia con l'avallo dei dirigenti comunisti italiani, non vi è stato un plebiscito ma una decisione dei vincitori senza pensare alle conseguenze che ne derivarono. Durante la dittatura titoista si sono verificati gravi fatti, quali pestaggi, delitti, infoibamenti e processi sommari a danno della popolazione italiana che all'epoca era in maggioranza in queste terre e quindi veramente autoctona. E' vero che esisteva una minoranza slava che viveva nell'interno, ora diventata maggioranza, e che nel periodo fascista aveva subito non poche umiliazioni. Proprio per questo molti italiani combatterono durante la lotta di liberazione a fianco degli slavi per una vera uguaglianza tra i diversi gruppi etnici esistenti. Però nonostante la repressione fascista gli slavi non sono stati costretti ad andarsene come invece fu per la maggioranza italiana (circa 350 mila persone). Questo popolo ha subito l'imposizione prepotente ed il calvario ma con grande dignità, senza ricorrere ad attentati o atti di terrorismo per chiedere i propri diritti. Credo che questo rispecchia un indice di civiltà. Lo Stato italiano e gli organismi internazionali, che allora presero quelle decisioni sbagliate, oggi alla luce dei nuovi cambiamenti politici internazionali non possono restare indifferenti, quindi i Trattati si devono rivedere anche se sono convinto che dopo 40 anni nessuno tornerebbe indietro. E' una questione di giustizia. Nicolò Budicin, Torino Passi sulle strìsce allora sei un drogato In questo periodo, su televisioni pubbliche e private, su quotidiani e settimanali, c'è un gran fervore di programmi e articoli sui problemi della droga, con discussioni e dibattiti sulla punibilità e sul recupero dei tossicodipen- denti: gli aspetti emotivi prevalgono su quelli razionali, si indaga sulle storie individuali e si interroga il consumatore di droghe per sapere, in particolare, se fumava spinelli (cioè le cosiddette droghe «leggere», come hashish e marijuana) prima di diventare tossicodipendente. La risposta è di solito afferma¬ tiva, e nei dibattiti questo fatto viene regolamente usato per sostenere la necessità di proibire anche queste sostanze, che sarebbero la «porta d'ingresso» alla tossicodipendenza. Ma è corretto, se si vuole studiare se un certo fatto A (per esempio, fumare spinelli) è causa di un fenomeno B (per esempio, essere tossicodipendenti), contare quante volte il verificarsi di B è preceduto da A? La risposta è «no»: se si chiedesse infatti ai tossicodipendenti se attraversano le strisce pedonali solo quando il semaforo è verde (fatto A), la risposta sarebbe quasi sempre affermativa, ma ciò non consente di concludere che attraversare con il verde porta alla tossicodipendenza (fatto B)! Se si vuole cercare una presunta relazione di causa-effetto fra uh fatto A (uso di droghe leggere) ed un fenomeno B (tossicodipendenza), va completamente rovesciato il modo di ragionare: occorre esaminare, tutte le volte che si osserva il fatto A, quante volte esso è seguito dal verificarsi di B. Infatti possiamo escludere, per esempio, che attraversare col verde porti al consumo di droghe, perché osservando un gran numero di persone che compiono quegli atti possiamo constatare che esse, di solito, non diventano anche tossicodipendenti. E' fra i consumatori di spinelli, quindi, che andrebbe fatta un'indagine per vedere quanti diventeranno consumatori di droghe «pesanti», e non viceversa: ma è stata mai fatta una tale indagine? Prof. Romano Scozzafava Università «La Sapienza», Roma Prof. Carla Rossi Università «Tor Vergata», Roma Le condizioni malsane dell'ospedale di Napoli Voglio protestare per le condizioni in cui versano i degenti al reparto «pediatria» dell'ospedale S. Bono di Napoli. Mio nipote è ricoverato in un box, originariamente concepito per accogliere tre fanciulli, assieme ad altri otto malati. Lo spazio a disposizione delle madri, ovviamente accanto ai loro figli ad ogni ora del giorno, è del tutto insufficiente. Non sono previsti dei letti ove farle riposare né, fatto a mio giudizio grave, viene corrisposto loro'alcun vitto. L'unico servizio igienico non basta ed è in condizioni francamente inaccettabili. L'aria è malsana. I genitori provvedono personalmente a pulire le camerate ed i bagni. Mio nipote ha da poco lasciato la sala rianimazione, cui era stato costretto da una infezione vi¬ rale ai bronchi. Ebbene, la prevenzione da germi patogeni è affidata ad una grossolana teca in plastica, malamente tenuta assieme da nastro adesivo e sufficiente appena per coprirgli il capo e le spalle. Un ridicolo espediente adottato oltretutto soltanto dopo le insistenze del padre. Esiste un orario di visite. Ma non viene assolutamente rispettato. Si può accedere alla divisione in qualunque ora. E spesso si nota la presenza di venditori ambulanti e questuanti d'ogni sorta. Con i rischi di contagio che è facile immaginare. Il personale sanitario, in questo clima di vera emergenza, non pare molto disposto ad assecondare le pressanti esigenze dei ricoverati. Gli infermieri non brillano per l'impegno con cui esple tano le loro mansioni. Mi chiedo come, nonostante più volte sia stata manifestata la volontà di riformare e migliorare il servizio sanitario nazionale, possano ancora esistere situazioni come quella appena descritta Maria Giordano Nappi Roccarainola (Napoli) La pelliccia in chiesa respinge i peccatori Ho assistito domenica 10 gennaio alla trasmissione televisiva della cerimonia religiosa svoltasi ad Assisi. Ora mi domando come possa un qualunque peccatore sentirsi invogliato ad avvicinarsi alla Chiesa se, oltre che in contrasto con l'invito a combattere la fame nel mondo e per di più nel tem pio del poverello di Assisi, amico e protettore degli animali, si per mette e si tollera la presenza di donne impellicciate tra la folla dei fedeli. Quanto mai fuori luogo il deplorevole sfoggio di una forma di lusso, strascico di una barbara usanza, penso che ciò oltre che un'offesa a San Francesco sia una palese bestemmia a Dio. Franco Foti, Nichelino

Persone citate: Carla Rossi, Carlo D'inghilterra, Donne, Franco Foti, Maria Giordano, Nicolò Budicin, Riboni, Romano Scozzafava, Toni Alba