E Togliatti donò uno scoop

Quarant'anni di sfide culturali: i retroscena e gli entusiasmi ideologici Quarant'anni di sfide culturali: i retroscena e gli entusiasmi ideologici E Togliatti donò uno scoop Nuovi Argomenti, dal Migliore a Pasolini TJTf] ROMA [a ON ci credeva granché, m Alberto Moravia, alla 1 possibilità che Togliatti *• 11 rispondesse davvero al suo questionario sullo stalinismo. E invece, nell'anno del XX congresso del pcus e della denuncia kruscioviana del «culto della personalità», il Migliore volle consegnare proprio a Nuovi Argomenti le nuove tavole della legge del pei destalinizzato. E', nel 1956, la consacrazione politico-istituzionale della rivista fondata da Moravia e Alberto Carocci tre anni prima. In un momento cruciale nella storia del comunismo internazionale, Togliatti snobba platealmente giornali e riviste di partito per affidare il distillato del suo pensiero alla rivista che si era assegnata il compito di instaurare un dialogo, che molti prevedevano votato all'insuccesso, tra la cultura marxista e quella laica. Nuovi Argomenti compie quarant'anni nel 1993. Pur tra rotture e defezioni, chiusure e resurrezioni, svolte e rivoluzioni grafiche, quella che in molti ambienti letterari romanofobi è stata a lungo identificata come la «rivista di Moravia» tout court resta forse una delle riviste più longeve nella storia culturale del dopoguerra. Sulle sue pagine si sono cimentati scrittori e poeti di almeno tre generazioni, ingaggiate polemiche, ospitati gli scritti di «esordienti» che presto avrebbero trovato un posto nella patria delle lettere. L'intervento di Togliatti conferì celebrità alla rivista anche fuori della cerchia letteraria. E per colpa di uno «scippo» Nuovi Argomenti non potè assaporare l'esclusiva di un nuovo, clamoroso scoop culturale. «Era il 1968», racconta Enzo Siciliano che della rivista è un po' la memoria storica per esserne stato parte dirigente dal 1966 ad oggi, «e un giorno vennero a trovarmi a casa Livio Zanetti e Nello Ajello dell'Espresso. Sulla mia scrivania, in bella evidenza, c'erano le bozze del nuovo numero e Zanetti mi chiese subito il permesso di darci un'occhiata. Sfogliò le bozze per un po' e d'improvviso si infilò in tasca alcune pagine dicendomi con aria imperiosa: "Queste me le porto via". Non c'era verso di farmele restituire. E dopo un paio di settimane l'Espresso lanciò con grande clamore ampi stralci della poesia di Pier Paolo Pasolini dedicata agli scontri tra polizia e studenti a Valle Giulia». Altro che clamore. I passaggi cruciali dell'invettiva pasoliniana («quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte/ coi poliziotti,/ io simpatizzavo con i poliziotti»; «vi odio, come odio i vostri papà») fecero il giro delle università occupate e Pasolini fu subito accusato di essersi schierato contro gli studenti. Pasolini, che al tempo dirigeva assieme a Moravia la rivista, si infuriò con Siciliano. Siciliano si arrabbiò con l'Espresso. Poi tutti fecero pace con tutti e lo stesso «scippato» oggi racconta l'episodio con parole affettuose nei confronti del- lo «scippatore» Zanetti. Ma in quell'anno infuocato la provocazione di Pasolini scatenò un'interminabile bagarre prima ancora che il testo integrale uscisse su Nuovi Argomenti, accompagnato stavolta da prese di distanza di Moravia («la polemica degli studenti contro la cultura è giusta») e dello stesso Siciliano che dipinse i poliziotti con cui simpatizzava Pasolini come degli squadristi: «assetati vitelloni italici che si armarono di manganello», benché «socialmente» fossero «figli di poveri». Con l'inizio della seconda serie (1966), Pasolini aveva impresso alla rivista una più decisa sterzata verso la letteratura. Ciò non impedì che nel clima sessantottesco Nuovi Argomenti, oltre ad ospitare i «manifesti» del muovo teatro» e del «nuovo cinema di Pesaro», pubblicasse invettive del leader nero Cleaver contro il «pacifismo» di Martin Luther long, saggi ponderosi dai titoli impossibili come ((Appunti preliminari per lo studio delle implicazioni sociali dello sviluppo scientifico e tecnologico nell'agricoltura italiana», considerazioni sulla «genialità di Mao», cui spettava il merito di «aver confucianizzato Marx e così adattato al problema della sovrappopolazione», nonché una raccolta di poesie del Grande Timoniere cinese. Concessioni alla moda dell'epoca, tic culturali diffusi tra gli intellettuali e che nondimeno richiamavano una sensibilità per la politica presente nel patrimonio genetico stesso della rivista. Quando Nuovi Argomenti iniziò le pubblicazioni, quarant'anni fa, i due dioscuri erano Mora- via e Alberto Carocci, ex direttore di Solario,, lavoratore infaticabile che surrogava anche una certa distrazione del sodale dal lavoro di redazione vero e proprio: «Moravia si annoiava alle riunioni di redazione, non aveva la pazienza di leggere i manoscritti che ci pervenivano», conferma Siciliano con una testimonianza che si riferisce agli Anni Sessanta. Stella polare della nuova rivista: l'incontro tra la cultura laica e quella di impianto marxista non interamente prigioniera dell'incubo zdanoviano. Si sperimenta la formula dell'inchiesta e del questionario. Ci si inoltra nelle borgate romane e si pubblicano impegnativi saggi su ((Arte e comunismo». L'incontro auspicato, però, facile a predicarsi, risulta arduo da realizzare. Nello scontro frontale degli anni della guerra fredda ideologica, non piacque granché agli intellettuali del pei il fatto che il primo numero della rivista avesse ospitato un saggio di Franco Fortini sull'esperienza del «Politecnico» di Vittorini, celeberrima rivista chiusa per volere di Togliatti. E la pubblicazione di un famoso saggio di Norberto Bobbio, poi confluito in Politica e cultura, suscitò immediatamente la reazione del Migliore in persona. Fu così che un questionario su «arte e comunismo» fu disertato da quasi tutti gli interlocutori cui era stata sollecitata una risposta e finì per non aver nessun seguito. La risposta di Togliatti del 1956, passata alla storia come «l'intervista a Nuovi Argomenti», compensò tuttavia gli sforzi della rivista. Sulle sue pagine compaiono le firme di Calvino e Bonaviri, di Pratolini e della Morante, di Volponi e di Cassola. E via via, col passare degli anni, su Nuovi Argomenti muoveranno i primi passi Dario Bellezza, Franco Cordelli, Renzo Paris, Roberto Pazzi fino alla generazione più recente di Valerio Magrelli, Edoardo Albinati, Alain Elkann, Marco Lodoli, Sandro Veronesi, Susanna Tamaro, Sandro Onofri. La rivista viene accusata frequentemente di «romanocentrismo» ma Siciliano si difende invitando a scorrere i nomi che appaiono in quarant'anni di sommari: «Sulla rivista hanno scritto quasi tutti. Persino Arbasino e Sanguineti». Già, perché dell'avanguardia che si raccoglie attorno al Gruppo '63 Nuovi Argomenti si definisce subito acerrima nemica. Fanno spicco le considerazioni singolarmente feroci di Moravia: «La neoavanguardia rassomiglia all'avanguardia storica come una notte d'amore rassomiglia al ricordo della notte d'amore il giorno dopo, a mente fredda e con i sensi saziati». Ma la svolta ((letteraria» impressa da Pier Paolo Pasolini con il suo ingresso nella seconda serie della rivista non cancella del tutto gli argomenti politici. Anche con inchieste sulle borgate romane come quelle di Dacia Marami. E anche con interventi polemici, come quello di Pasolini che nel '67, a proposito del furore anti-israeliano della sinistra, scriveva: «Leggendo l'Unità ho provato lo stesso dolore che si prova leggendo il più bugiardo giornale borghese». Arrivano le prime angustie finanziarie. Editori Riuniti propone di pubblicare la rivista, e bi¬ vece i promotori scelgono Garzanti. Ma sarà con la morte di Pasolini che Nuovi Argomenti attraverserà il momento più diffìcile. Entra nella direzione Attilio Bertolucci, che però non gradirà il divorzio tra la rivista e la Garzanti. E quando nel 1982 inizia la terza serie mondadoriana con una copertina e una veste grafica interamente, nuove realizzate da Carlo Gregoretti e Flaminia Petrucci, sarà la presenza di Leonardo Sciascia a dare nuovo vigore alla rivista oramai trentenne. Poi, una serie di colpi terribili. Prima la morte di Sciascia. Poi quella di Moravia, destinata a suscitare interrogativi sulla stessa sopravvivenza della rivista oramai orfana del suo fondatore. Tra i più assidui collaboratori, a cominciare da Albinati, serpeggia il dubbio che con la scomparsa di Moravia anche per Nuovi Argomenti sia giunto il momento di chiudere i battenti. Ma la rivista decide di andare avanti e a Siciliano si affiancano nel comitato di direzione Raffaele La Capria, Furio Colombo e Francesca Sanvitale: Nuovi Argomenti può festeggiare i suoi primi quarant'anni. Pierluigi Battista «L'Espresso» scippò i versi di Pier Paolo sui poliziotti «figli del popolo» Chiusure e resurrezioni, i ricordi di Siciliano ,| |! f| |: A fianco, Alberto Moravia fondatore di «Nuovi Argomenti». In basso Palmiro Togliatti. Il «Migliore» rispose per il trimestrale a un questionario sullo stalinismo A fianco, Enzo Siciliano, attuale «memoria storica» della rivista. A sinistra, Pier Paolo Pasolini

Luoghi citati: Cassola, Pesaro, Roma