Vampiro innamorato stanotte t'ho sognato di Lietta Tornabuoni

Esce oggi in Italia il film di Coppola: il mostro della Transilvania ha un cuore e alla fine si sacrifica Esce oggi in Italia il film di Coppola: il mostro della Transilvania ha un cuore e alla fine si sacrifica irò innamorato DOPO il vampiro spaventevole, il vampiro patetico e il vampiro comico, ecco il vampiro innamo Irato: Dracula di Bram Stoker, il film di Francis Ford Coppola che esce oggi in Italia, ha come slogan «L'amore non muore mai», e per amore il vampiro compie l'estremo sacrificio. L'amata Mina Harker, che è Winona Ryder in un'estasi di languore, smania: «Fatemi vostra», ma Dracula-Gary 01dman rifiuta di morderla sul collo: «No, vi amo troppo per condannarvi». Anche all'inizio del film, nella notte dei tempi in Transilvania, in un 1462 di lotte barbare e di nemici impalati controluce sul tramonto rosso, è per amore che il potente guerriero Draculia si ribella al cielo: le autorità religiose rifiutano di dare cristiana sepoltura alla sua amatissima moglie (sempre Winona Ryder) che s'è uccisa credendolo morto, e lui rinnega Dio votandosi per sempre al Male. Il vampiro innamorato sa corteggiare: a Londra, nelle vesti di principe Vlad, con una elegante redingote grigia, con tuba e occhialetti alla Zucchero Fornaciari, per sedurre Mina la porta al cinema, spettacolo-novità appena lanciato; le offre al caffè un assenzio lattescente; trasforma in brillanti le lacrime di lei; le fa ballare, nella luce dorata di candele accese, un valzer solitario; suscita l'amorosa pietà di lei col vittimismo: «Io sono'^niente, senza vita, senza anima, odiato e temuto, il mostro che gli uomini che respirano vogliono uccidere...». Ma i vampiri non dovevano vivere di notte, non venivano folgorati dalla luce? Una voce fuori campo, chissà di chi, arrivata da chissà dove, fornisce la sommaria spiegazione: «Contrariamente a quanto si pensa, il vampiro può spostarsi di giorno». Eh, no: allora tutto crolla. La doppia violazione delle regole vampiriche (capacità d'amore, vita anche diurna) è dura. Per il resto, Dracula di Coppola si vuole fedele al romanzo di Bram Stoker, edito in italiano da Mondadori con introduzione e traduzione di Francesco Saba Sardi, da Tea, prossimamente da Pluriverso con un saggio di Emanuela Martini sui cinevampiri. Pubblicato nel 1897, scritto da un irlandese cattolico, giornalista, critico letterario e teatrale, autore di romanzi e drammi, condirettore del Lyceum Theatre di Dublino, Dracula si ispira a un amico dell'autore, l'attore Henry Ir ving, interprete teatrale di Frankenstein, dalla voce «sibilante e terribile». Attinge soprattutto alla vampirologia di Carmilla di Sheridan Le Fanu, pure lui dublinese. Trasferisce in atmosfera vittoriana gli an tichi fenomeni vampirici bai canici, la peste endemica im- portata dai pipistrelli in Ungheria nel Settecento, la personalità di tanti eroi neri letterari moltiplicatisi tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento: il Satana del Paradiso perduto di Milton, il monaco Schedoni de L'italiano o il confessionale dei penitenti neri di Ann Radcliffe, Lord Ruthwen del Vampiro di John William Polidori. Autoproclamantesi fedele al romanzo, il film trascura purtroppo le qualità domestiche del più aristocratico dei vampiri, che teneva in ordine senza servitori il suo tetro castello dei Carpazi: «Sono tornato in camera mia e l'ho trovato intento a rifarmi il letto», confida al suo diario l'infelice vittima Jonathan Harker. Trascura il superbo snobismo che induce Dracula a rivendicarsi discendente di Attila e a disprezzare gli Asburgo o i Romanov come «schiuma della Terra». Trascura i folti baffi bianchi che il romanzo attribuisce a Dracula, e che il cinema ha sempre ignorato: l'unico a rispettare i baffi bianchi è un film turco del 1963, Drakula Instanbulda, dove naturalmente il vampiro arretra di fronte al Corano mentre rimane indifferente al crocefisso (del resto anche in Per favore, non mordermi sul collo di Roman Polanski si sottolineava l'inefficacia del crocefisso rispetto al vampiro ebreo). Non mancano invece a Gary Oldman, in Dracula di Bram Stoker, altre classiche caratteristiche del vampiro: non mangia, non ha ombra né si riflette nello specchio; può ringiovanire, vedere nel buio, trasformar¬ si in lupo, in pipistrello, in topo, in nebbia, in pulviscolo portato dai raggi della Luna; sa strisciare sui muri come una lucertola, ha grande forza fisica; è un morto che sopravvive alla propria morte sottraendo sangue ai viventi e generando col suo morso una moltitudine d'altri vampiri. Non manca nel film il tradizionale armamentario necessario a sconfiggere il vampiro: crocefisso, aglio, ostia consacrata, paletto conficcato nel cuore, pallottola d'argento, taglio della testa. Non mancano tutte le implicazioni di sesso e di follìa, quasi inevitabili per un romanziere che scrivesse nel tempo di Krafft-Ebing, di Freud, di Charcot, né tutte le modernità d'epoca: treno a vapore, telegrafo, cinema, macchina per scrivere, fonografo per registrare le voci, morfina per dormire, cloralio come tranquillante. Ma il vampiro non mette paura, non emoziona e neppure commuove. «Più che un genere, Dracula è ormai una dimensione, il ponte tra l'orripilante romantico e il thrilling moderno», dice Francesco Saba Sardi. Vero, ma è quasi un secolo che si fanno film su Dracula. Coppola ha preso un simbolo delle forze del Male che riflette il sadismo inconscio di molti lettori e spettatori, ha scelto un'incarnazione della trasgressione e del totale rifiuto di sottomettersi alle leggi umane o divine, una grande mente criminale, e ne ha fatto un trepido innamorato sentimentale: come idea non è granché, né il film consente alcuna analogia contemporanea tra il contagio vampi- resco attraverso il morso e il contagio dell'Aids attraverso il coito. Son discorsi anche sproporzionati: Coppola ha detto, dichiarato e ripetuto d'aver fatto il film su commissione, per ragioni alimentari, per pagare i suoi eterni debiti. La sua maestrìa resta affascinante, la messa in scena davvero magnifica, il kitsch melodrammatico entusiasmante. Schermo ribollente di globuli rossi, immagini occupate da grandi occhi stanchi che sogguardano tra nuvole oscure, inquadrature divise verticalmente tra diario di Jonathan Harker a sinistra e castello di Dracula a destra. Dracula che sgrida in romeno (con sottotitoli italiani) le sue spose, lascive e voraci come oscene sanguisughe. Didattiche carte geografiche, stentoree voci fuori campo, spruzzi di sangue, cerchi di fuoco, profumo che gocciola dal basso in alto, topi che corrono sulla schiena, il globo ardente e minaccioso del sole calante. Il professor Abraham Van Helsing recitato da Anthony Hopkins come una parodia di scienziato positivista; il pazzo zoofago Renfield, mangiatore di mosche, ragni e piccoli uccelli, recitato da Tom Waits come una personificazione del puro orrore; la presenza quasi inawertibile di Monica Bellucci, un'apparizione fugace di Tatiana von Fùrstenberg, l'amica di Madonna comparsa accanto a lei nelle fotografie di Sex. Bellissime scenografie di Thomas Sanders, floreali, sensuali, sinuose, popolate di steli e serpenti Modem Style, bellissimi costumi di Eiko Ishioka, bellissima fotografia di Michael Ballhaus, bellissima canzone di Annie Lennox {Love Songfor a Vampire), bellissimo tutto: tranne l'essenziale. E alla fine della storia del vampiro innamorato, per il suo bene è proprio l'amata Mina a immergere la spada nel cuore di Dracula, a tagliargli la testa: l'amore non muore mai. Lietta Tornabuoni Un gentleman con i denti aguzzi: «Vi amo troppo per mordervi il collo» Una scena di esorcismo nel film di Coppola A sinistra Winona Ryder e Gary Oldman, sopra Jonathan Harker con il vampiro trasformato in un vecchio Anthony Hopkins, parodia dello scienziato positivista

Luoghi citati: Dracula, Dublino, Italia, Londra, Transilvania, Ungheria