Pavarotti: «Ho copiato ma per fare beneficenza» di Valeria Sacchi

11 Milano, il tenore difende i suoi quadri Pavarotri: «Ho copialo ma per fare beneficenza» Presentato mega-concerto a New York Prima però perderà decine di chili MILANO. Cosa dice a chi l'accusa di aver copiato i suoi quadri da un libro di disegni di Mary Hicks? «Dico che è vero, e ringrazio chi li chiama "quadri". Non ne ho mai fatto mistero. Ho sempre detto che copiavo cartoline e quello che capitava. Il libro della Hicks l'ho comperato dove si acquistano i colori. Il titolo è "Come dipingere". Poi ho cominciato a disegnare dal vero, e si vede, ci sono proporzioni sbagliate. Ma i colori sono sempre stati miei. Oggi vendono le stampe di questi quadri per beneficenza, le chiedono anche i musei. Ovviamente perché sono miei, ma a me piacciono». Luciano Pavarotti risponde alle domande dei giornalisti convocati dallo sponsor Parmalat per annunciare il grande concerto in Central Park del 25 giugno prossimo, cinquecentomila persone previste, di cui tremila sedute, ingresso libero. Tuta nera e golf rosso, un grande foulard di Hermes che gli serve da mantellina, da coperta o da tovagliolo, a seconda delle necessità, il tenore dei tenori sorride come sempre, ma è anche un po' triste: martedì prossimo, dopo il requiem di Verdi a Monaco, si infilerà nella clinica del suo amico Stratta, a Modena, per perdere qualche decina di chili. «Ho deciso, 15 giorni di clinica, poi fermo per altri 35. E vi posso assicurare che è duris¬ simo». Rudolf Tybor, agente americano del cantante, legge una lettera di ringraziamento del sindaco della Grande Mela, David Dinkins. Aggiunge particolari: ci sarà una pedana con lo sfondo dei grattacieli, 3 mila posti seduti per i vip, entrata gratis, trasmissione in diretta o differita sulle tv di tutto il mondo. E se piove? Previsto anche questo: tendoni targati Parmalat. E il cartellone? «Lo annunceremo il 3 maggio a New York. Non è ancora deciso. Ci saranno brani d'opera e, alla fine, dato il pubblico, anche canzoni italiane e spagnole». Non l'avesse mai detto. Subito qualcuno accusa: «Luciano, perché canti queste cose, non bastano le grandi romanze d'opera?». Sorride il re dei tenori: «La gente accusa sempre i grandi concerti all'aperto, gli abbi- namenti con la musica non classica - osserva - e dimentica le canzoni scritte apposta per Caruso. Io torno da un concerto a Singapore in uno stadio per diecimila persone: acustica perfetta. Io credo di essere un gran seminatore di musica, ma leggo le valanghe di lettere che arrivano: gente semplice, venuta per sentire "O* sole mio", che ringrazia per avere scoperto Puccini». Seduto accanto a Pavarotti, il direttore generale di Parmalat spiega: «Lo scorso anno abbiamo acquistato due aziende negli Stati Uniti, la Atlanta Dairy e la Farm Best di New York. Questo concerto festeggia l'approdo di Parmalat nel Nord America. Cosa di meglio di Pavarotti, la New York Philharmonica e il Central Park?». Valeria Sacchi Luciano Pavarotti e (a fianco) il sindaco di New York David Dinkins