Strehler a Borghini: resto in esilio

Strehler g Borghini; resto in esilio Il direttore del Piccolo inquisito: aspetto che sia dimostrata la mia innocenza Strehler g Borghini; resto in esilio E attacca Albertazzi «quel fucilatore fascista» MILANO. «Rimarrò fuori dal Piccolo Teatro fino a che la mia vicenda giudiziaria non sarà chiarita». E' in forma Giorgio Strehler, dolcevita e settimane amare, anzi «tormentatissime», trascorse da quel fatidico avviso a comparire per i 780 milioni di finanziamenti Cee, inghiottiti dal bilancio del Piccolo. «Sì, mi sono messo da parte. Rimarrò in rispettosa attesa sino a quando la mia innocenza sarà provata». Lunedì prossimo il pubbblico ministero Fabio De Pasquale firmerà le carte dell'inchiesta e sembra ormai scontata la richiesta di rinvio a giudizio per l'attore-regista. Nell'attesa lui tornerà in quel di Ruvigliana, frazione di Lugano*; dove ha stabilito il suo esilio, dopo aver annunciato di «dimettersi da italiano», e'di prendersi l'aspettativa dal Piccolo. Per il momento è qui, davanti a Palazzo Marino, pronto a salire al primo piano dove il sindaco Borghini lo aspetta per (reci¬ ta il comunicato ufficiale) «esaminare i gravi problemi che hanno investito sia il Piccolo che il suo Direttore». Strehler arriva tallonato da Chiambretti, che è riuscito ad infilarsi nell'auto blu spedita dal Comune a prelevare il maestro: «Ben tornato dall'esilio, Immortale. Vuole baciare il suolo patrio?». E poi «che cosa ne pensa di un commissaria- > mento del Piccolo con Albertazzi?». La replica è pronta: «Albertazzi è un fucilatore fascista, comandava un plotone di esecuzione. Qui nei camerini del teatro c'erano le celle dove venivano imprigionati i partigiani. Lui si troverebbe benissimo: basta togliere l'intonaco e si vedono ancora le scritte». Chiambretti viene bloccato dai vigili, Strehler sale. Due ore e 19 minuti di monologo con Borghini. Poi altri ottanta davanti ai flash e ai taccuini. «Il mio gesto di addio è stato criticato esordisce Strehler -. Ma come? Ci sono tanti inquisiti che resta¬ no attaccati alle proprie poltrone e voi ve la prendete con me perché ho deciso di alzarmi e andare via? Non avete capito: il mio è un gesto onesto, morale». Parla. «Tra tante cose incivili che accadono, ho deciso di rendere pubblico il mio sdegno. Sono innocente. Sono ingiustamente indagato. Se c'è qualche guaio di bilancio, dipendono dalle irregolarità di un ragioniere incauto». Il ragioniere in questione, Achille Peirano, pensionato, per 25 anni contabile del Teatro, ha ammesso spontaneamente le sue responsabilità. Strehler: «Ma il magistrato ha l'aria di non credergli. Si deve essere convintio che io, il truffatore capo, gli abbia estorto quella falsa confessione». Si arrabbia: «Mi sembra che tra gli indagatóri di Tangentopoli si respiri un po' di parossismo. Non mi stupisco. La giustiza è umana e dunque sottoposta all'errore». Elenca: «Tortora, Valpreda, Spilotros». [p. cor.)

Luoghi citati: Lugano, Milano