Il processo del pcus ai polacchi di C. M.

Dagli archivi Dagli archivi Il processo del pois «polacchi MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nonostante la richiesta dei compagni polacchi, Mosca non contribuì direttamente al golpe del generale Jaruzelski contro Lech Walesa e Solidarnosc, ma dal Politburo sono state indirizzate a Varsavia direttive precise ed anche critiche per l'eccessiva moderazione dei comunisti. «Se non si introduce la legge marziale, le cose diventeranno molto più complicate», dice fin dall'ottobre 1980 il ministro della Difesa Ustinov, confermando subito dopo che «il gruppo Nord delle truppe sovietiche è pronto ad entrare in azione». Quell'azione però non ci fu mai. La ricostruzione del dibattito all'interno del Politburo del pcus è stata fatta ieri dal quotidiano Izvestia con la pubblicazione di stralci dei verbali prima e dopo il putsch del 13 dicembre 1981. Ecco alcuni interventi. Gromyko, ministro degli Esteri: «Lo stato di emergenza in Polonia è una misura per sai- • vare le conquiste rivoluzionarie, non possiamo perdere la Polonia...» Gorbaciov, citato una sola volta, dice di non avere osservazioni da fare e invita Breznev a manifestare ai polacchi il contenuto di un testo che non è noto: «Contiene tutte le idee che devono essere espresse». Ustinov, successivamente: «Dobbiamo esercitare pressione sulla direzione polacca. A marzo abbiamo intenzione di fare esercitazioni militari in Polonia, mi sembra che si debbano svolgere in maniera tale da far capire che noi siamo pronti...» Andropov, allora capo del Kgb: «Sotto l'influenza dei leader di Solidarnosc, Jaruzelski è * completamente rammollito e Kanja (il primo segretario del partito polacco, ndr) beve sempre di più». Ancora Andropov, raccontando un incontro con Yaruzelskj e Kanja sul treno a Brest: «Abbiamo detto ai compagni polacchi che il nemico incalza e che avrebbero potuto introdurre da tempo la legge marziale. Il progetto del documento è stato preparato con l'aiuto dei nostri compagni». E Ustinov: «Non capisco perché i polacchi temano l'introduzione dello stato di emergenza. Hanno ricevuto indicazione esaudienti». Tikhonov, allora capo del governo: «Adesso l'importante è che eseguano le indicazioni in modo corretto». Breznev: «A dire il vero abbiamo poca fiducia nei polacchi perché loro ci ascoltano, ma poi non fanno quello che noi consigliamo». Da Varsavia qualcuno chiede l'intervento. Dice Andropov: «I dirigenti polacchi parlano di aiuto militare da parte dei Paesi fratelli. Però noi dobbiamo attenerci rigorosamente alla nostra linea: non fare intervenire le nostre truppe in Polonia». Ma nei verbali pubblicati da Izvestia non è spiegata la ragione del mancato intervento, [c. m.]

Luoghi citati: Brest, Mosca, Polonia, Varsavia