Oceano in fiamme davanti a Phuket

Scontro fra petroliere nello Stretto di Malacca, l'onda nera minaccia paradisi naturali Scontro fra petroliere nello Stretto di Malacca, l'onda nera minaccia paradisi naturali Oceano in fiamme davanti a Phuket Continua a bruciare il greggio che erompe dalla Maersk Indonesia e Thailandia rischiano una Cernobil del mare SINGAPORE. Catastrofe ecologica lungo le coste occidentali della Thailandia e dell'Indonesia. Una superpetroliera da 250 mila tonnellate, la «Maersk Navigator» si è scontrata con una nave cisterna più piccola, la «Sanko Honour», nel Mare delle Andamane (Oceano Indiano), dove vive una fauna marina fra le più ricche e rare al mondo. Imprecisata, fino a ieri sera, la quantità di greggio finita in mare. Fra le località minacciate dall'onda nera c'è il centro turistico di Phuket, in Thailandia, frequentato da migliaia di italiani. Lo scontro è avvenuto a circa 55 chilometri a Nord dell'isola di Sumatra, nei pressi dell'imboccatura dello Stretto di Malacca, il corridoio marino dove il traffico delle superpetroliere, per la maggior parte verso il Giappone, è intensissimo. Subito dopo la collisione le due navi si sono incendiate e dalla fiancata destra della «Maersk Navigator», che era a pieno carico con due milioni di barili di petrolio, è cominciato a fuoriuscire il greggio. Mentre il fuoco è stato rapidamente spento nella «Sanko Honour», che aveva le cisterne vuote, ieri sera la superpetroliera continuava a bruciare e le fiamme si erano propagate a parte del greggio in mare. Tutti salvi i marinai. Non è stato ancora possibile stabilire se il petrolio che sta uscendo sia quello per alimentare la nave oppure quello trasportato; nel secondo caso la tragedia ecologica potrebbe uguagliare quella del 16 marzo 1978, quando la petroliera liberiana «Amoco Cadiz» si spaccò in due al largo del porto francese di Brest (230 mila tonnellate di greggio finirono in mare conta¬ minando 200 km di costa). Oltre a Sumatra e alle isole Andamane e Nicobare, è in pericolo la costa thailandese dove c'è Phuket. Nell'area vi è una delle più ricche faune marine: è uno dei pochi posti al mondo, infatti, dove non è mai arrivata l'era glaciale. Alcune specie di pesci e, sulla terra ferma, di alberi e fiori, vivono solo in questa zona. La speranza degli esperti è che i venti monsonici che in questi mesi spirano da Est verso Ovest - sospingano il greggio lontano dalle coste. Da Singapore sono partiti verso il luogo del disastro sei rimorchiatori e quattro navi antincendio. Neppure la società danese «A.P. Moller», proprietaria della «Maersk Navigator» - che però batte bandiera di Singapore - era in grado ieri di valutare la dimensione del disastro. I responsabili delle operazioni di soccorso hanno detto che per avere notizie precise sulla portata dell'inquinamento si sarebbe dovuto attendere il mattino di oggi. Neanche le cause della collisione sono state ancora accertate. Secondo fonti del servizio marittimo di Singapore, al momento dell'incidente stava piovendo ma non c'era burrasca. I 24 membri dell'equipaggio della superpetroliera hanno lasciato la nave servendosi delle scialuppe di salvataggio e sono stati tratti in salvo da un mercantile tedesco. 125 componenti l'equipaggio dell'altra petroliera, la «Sanko Honour» - appartenente alla società giapponese «Sanko Steamship» ma anch'essa battente bandiera di Singapore - sono invece riusciti a spegnere le fiamme dopo cinque ore di lavoro. [Ansa-Afp] Ecco la zona del disastro della petroliera

Persone citate: Moller