E' Rosi il più forte Delé deve inchinarsi

Vince ad Avoriaz e si conferma campione Vince ad Avoriaz e si conferma campione E' Rosi il più forte Delé deve inchinarsi AVORIAZ DAL NOSTRO INVIATO Gianfranco Rosi batte chiaro e netto Gilbert Delé ai punti in dodici riprese e resta campione del mondo dei superwelter, versione Ibf. La rivincita del match di Montecarlo, che fu bollato dagli osservatori italiani in vena di garantismo come scandaloso scippo ai danni del francese, ha dato ragione al principe delia boxe-risparmio, al trentacinquenne specialista in ragioneria pugilistica che ora, per mettere fine all'onorata carriera, agogna al combattimento, riunificante i titolo Ibf e Wbc, con l'americano Terry Norris. Più che a sconfiggere Norris, Rosi pensa ai soldi che da quell'incontro gli arriverebbero. I soldi gli piacciono. Rosi ha spazzolato via i dubbi derivanti dal primo scontro con Delé, dagli anni che si porta addosso e da una troppo breve preparazione in altura. Soprattutto ha soffiato sui dubbi di chi vede nel suo pugilato una buona occasione per non divertirsi. Alla vigilia, Rosi aveva detto: tra me e Delé è impossibile un paragone, vinco io a meno che non accadano fatti straordinari. I fatti straordinari non sono accaduti, Qua e là è trapelato in Delé un pugile di qualche pregio, nulla più. Rosi è migliore e ha vinto, la faccenda è chiusa. E tanto per chiarire, il campione ha rammentato al prossimo ciò che pensa di sé: nulla mi ferma, ingiustizie, critiche, botte, ko, chi mi odia, chi prega perché io perda, nulla e nessuno, chiaro? Chiaro. E ora ai fatti. Rosi ha costretto Delé a combattere un macth che Delé non voleva. Gli ha impedito di boxare a distanza, gli ha tolto l'arma della velocità, ha sempre preso l'iniziati¬ va. Aveva avvertito: sarò io il conduttore e cosi è stato. Soltanto al nono round Rosi ha avuto una pausa e Delé ha potuto piazzare un paio di colpi che avevano comunque più effetto che sostanza. Perché questa è la verità. I pugni di Delé giungano pure al bersaglio, non lasciano il segno. Sin dalla prima ripresa, il campione ha detto allo sfidante: ora guarda come ti lavoro. Lo ha lavorato a un palmo dai fianchi, lo ha relegato all'angolo bombardandolo d'una congrua dose di destri e sinistri. Ha sempre replicato ai colpi, rari, d'uscita del francese: un combattente che davanti a Gianfranco ha mostrato coraggio e povertà di schemi. Nelle prime otto riprese e nella nona, nella decima e nelle due finali, Rosi si è comportato da padrone dell'incontro che è stato forse il suo mondiale più bello, più spavaldo e gagliardo. Un dominatore in casa del nemico. Il verdetto della giuria americana è stato questo: 116 a 111; 112 a 114 (per Delé); 114 a 113. Il titolo mondiale appartiene dunque a chi più lo merita. Addio, monsieur Delé. Nel contorno, spettacoloso il welter Ike Quartey, Ghana. Una nobile aspirazione a gonfiare la faccia dei rivali lo scalda. Ha 23 anni, 21 match, tutti vinti per ko, dodici alla prima ripresa. Il povero messicano che gli è capitato tra i velocissimi artistici guantoni sembrava al momento di precipitare al tappeto, quarto round, un orribile mascherone del carnevale di Viareggio. L'italiano Branco ha battuto ai punti in sei riprese il francese Cordhomme. Hanno assistito alla vittoria di Rosi stelle e stelline dello schermo e del pacoscenico prestate alla boxe dal festival del cinema fantastico che si tiene ad Avoriaz in questi giorni. Da Roger Vadim a Silvie Vartan, da Claude Brasseurs a Miguel Bosè tutti contenti d'aver partecipato alla festa dei pugni. Gianni Ranieri Rosi (foto) ha cancellato ieri sera i molti dubbi sul verdetto dell'incontro precedente con Delè

Luoghi citati: Avoriaz, Ghana, Montecarlo, Silvie Vartan, Viareggio