Addio, romantica «Sabrina»

L'attrice di «Vacanze romane» e «Colazione da Tiffany» ha segnato la commedia americana degli Anni 50 L'attrice di «Vacanze romane» e «Colazione da Tiffany» ha segnato la commedia americana degli Anni 50 Addio, romantica «Sabrina» Audrey Hepbum si è spenta a Losanna NEW YORK. Audrey Hepburn si è spenta, consumata da un tumore. Era stata operata nel novembre dell'anno scorso nella clinica Cedars Sinai di Los Angeles. L'indimenticabile interprete di «Vacanze romane», «Colazione da Tiffany» e «Sabrina», era da sei anni ambasciatrice itinerante dell'Unicef. Poco prima di entrare in clinica era appena rientrata da una missione in Somalia. L'avevamo vista ritratta china nell'atto di dare del cibo ad un gruppo di bambini somali. Aveva il volto teso, segnato dalla sofferenza. Di una magrezza impressionante, la dolce Audrey, aveva accusato proprio in quei giorni forti dolori allo stomaco che in un primo momento si pensava fossero causati da un'infezione. Al suo rientro dopo i primi esami in America era stato deciso dai medici di operarla immediatamente. L'attrice aveva saputo che per lei non c'era praticamente più nulla da fare. Aveva pianto a lungo abbracciata a Robert Wolders, l'uomo a cui era legata da dodici anni. Aveva poi telefonato in Italia, al figlio Luca che aveva avuto dallo psichiatra Andrea Dotti. Un altro figlio Sean, era invece al suo capezzale. Nata a Bruxelles nel 1929, Edda H. van Heemstra (questo il suo vero nome), visse sotto l'occupazione tedesca durante la guerra. Ballerina dal 1948, esordì nel cinema nel 1950 con «Risate in paradiso». All'attività cinematografica accompagnò quella di attrice teatrale. Fu scelta tra l'altro da Colette per portare sulle scene americane, nel 1951, «Gigi», ruolo che fu sugli schermi sette anni dopo di Leslie Caron. Recitò anche in «Ondine» di Giraudoux. Il film che la lanciò nel mondo fu «Vacanze romane», nel 1953, che le valse l'Oscar. Seguirono un anno dopo «Sabrina». Questo suo lavoro, non solo consolidò la fama della nuova star, ma fece moda, costume. Nacque la bellezza-grissino, asciutta e senza curve, che costrinse supermaggiorate famose ad arginare il loro sex-appeal. Dopo «Sabrina» la stessa esordiente Marylin Monroe, si costrinse ad una drastica dieta che le fece rischiare un collasso. Nacquero infatti i «capelli alla Sabrina», le «scarpe alla Cenerentola», le sottogonne rotonde e rigide. Anche nel pieno del successo la Hepburn restò sempre aderente alla realtà. Riservata, chiusa e timidissima, legava difficilmente con i colleghi famosi, non accettava mai inviti, non frequentava locali alla moda. Si sapeva che le scene d'amore le costavano una grande fatica. Dopo «Guerra e pace» del 1956, un anno dopo girò «Arianna»: diventò celebre la scena del bacio fra lei e Gary Cooper perché venne ripetuta 26 volte a causa del suo impaccio, della sua timidezza. Non fu mai possibile «montare» flirt a scopi pubblicitari: Audrey si rifiutava di «collaborare» e andò su tutte le furie quando venne scritto di un'improbabile storia d'amore fra lei e Gregory Peck. Il grande amore di Audrey fu per Mei Ferrer. L'attore era molto contrastato a Hollywood perché ritenuto troppo vecchio per «Sabrina». Le nozze vennero comunque celebrate nel 1954. Nessun collega venne invitato al matrimonio. Non fu una unione felice anche se la coppia restò insieme per 14 anni. A causa delle intemperanze di Mei, Audrey restò vittima d'un esaurimento nervoso che la costrinse a rifugiarsi in una clinica svizzera. Fu lì che conobbe il medico Andrea Dotti che diventò il suo secondo marito. L'attore Albert Finney che aveva recitato con lei, disse non senza disappunto: «Non so chi sia questo Dotti che la sposa, ma ho il timore che Mei Ferrer abbia spento in Audrey la sua voglia di vivere, la sua carica d'amore. Speriamo che questo nuovo marito le resti fedele. Audrey ha il culto della fedeltà e alla prima scappatella di lui sarebbe la fine». Intanto la fama della Hepburn si consolidò più che mai con il film «Colazione da Tiffany» (1961), a cui seguirono «Sciarada» (1963), «My Fair Lady» (1964), «Due per la strada» (1967), «Robin e Mariano (1976. Negli ultimi anni aveva diradato l'attività di attrice, dedicandosi al suo impegno umanitario. Ma la ricordiamo ancora nel ruolo di un angelo in «Always» di Spielberg. Soleva ripetere di avere ormai ridotto la sua professione tutta in uno spot televisivo in veste di ambasciatrice Unicef, dove aveva lanciato un drammatico appello per chiedere aiuti da destinare ai bimbi jugoslavi. Disse molti anni fa: «Non sono ambiziosa, ma il lavoro aiuta a dimenticare le delusioni, i ricordi neri, la fatica di vivere». Ha detto recentemente: «Quando mi sento in mezzo al dolore dei bambini mi sembra di dare più senso alla mia vita. Vorrei averne ancora tanta da consumare per aiutarli tutti». Nevio Boni Esile, sognante, sofisticata si impose alle «maggiorate» L'ultima foto che pubblica «Oggi»: l'attrice nel parco della sua villa di Losanna con un amico Audrey Hepburn con la statuetta dell'Oscar assegnatole nel 1953 per «Vacanze romane» interpretato con Gregory Peck

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