Piange il pensionato Bush di Paolo Passarini

In lacrime durante il discorso inaugurale: in fondo non ha mai accettato la sconfìtta In lacrime durante il discorso inaugurale: in fondo non ha mai accettato la sconfìtta Piange il pensionato Bush Ha lasciato una nota per il successore WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'amaro addio di George Bush è cominciato come un giornata normale, come a rendere sadicamente più penosa la fine della sua «mezza presidenza». E' cominciato con una passeggiata all'alba assieme al cocker Ranger nei giardini della Casa Bianca. E le radioline dei servizi di sicurezza hanno gracchiato, come al solito, «Timberwolf è nel prato sud». Timberwolf, lupo di foresta, era il suo nome in codice. Poche ore dopo le radioline avrebbero cominciato a gracchiare un altro nomignolo. Ha pianto almeno due volte, ieri, Bush. Quando, poco prima di mezzogiórno, la Banda dei Marines ha intonato per l'ultima volta in suo onore l'inno «Hail to the chief» davanti al portico anteriore della Casa Bianca e quando, durante il discorso inaugurale, Clinton lo ha ringraziato per i 50 anni di servizio al paese. Ma Bush ha sempre avuto la lacrima facile e, in fondo, per lui, quelli sono stati due momenti liberatori. Invece, prima del risveglio di ieri, c'era stata una serata pesante. Una cena intima con pochi amici, nella sala da pranzo della Casa Bianca, si era svolta piuttosto allegramente, con un po' di chiacchiere politiche e qualche scherzo, come si fa a tavola. Era presente anche il reverendo Billy Graham, invitato, come vecchio amico.-a passare la notte in una stanza degli ospiti per arrivare riposato alla lettura della predica che, il giorno dopo, avrebbe pronunciato per Clinton sulla gradinata del Capitol Hill. «Ma quando, a cena finita, ci siamo salutati - ha raccontato Thomas Ashley - la commozione è saltata alla gola di tutti. E' folle pensare che uno superi a cuore allegro il fatto di venire rigettato dalla gente dopo una mezza presidenza e spedito in pensione a Houston». Ieri mattina, dopo aver fatto un salto nell'Old Executive Building, dove sono collocati gli uffici della Casa Bianca, per un saluto agli impiegati, Bush è tornato per l'ultima volta nell'ufficio ovale. Si è seduto dietro il tavolo e ha lasciato una nota scrìtta per Clinton, la stessa cosa che aveva fatto per lui Ronald Reagan, che, però, andava in pensione da vincitore, dopo due mandati. Poi Bush, che precedentemente aveva spedito il suo consigliere Brent Scowcroft da Clinton per un ultimo «briefing» sullo stato del mondo prima che ne assumesse il comando, si è messo in attesa della nuova «prima coppia», invitata per un caffè alle 10 e 30 in quella che di fatto era già la loro casa. Tutti i commentatori hanno messo in rilievo come questa transizione di poteri sia stata li¬ scia, elegante e sportivamente leale. Ma Bush non ha mai inghiottito il boccone amaro del licenziamento, dopo essere stato, meno di due anni fa, alle più alte percentuali di gradimento in tutta la storia della presidenza americana, 88 per cento. Soprattutto, si tratta di una realtà che non riesce ad accettare razionalmente, che non accetterà mai finché vivrà. «Non posso nascondere che il suo stato d'animo dominante è la tristezza», ha confidato ieri mattina, in un finale squarcio di sincerità, il fedele Marlin Fitzwater, che fino al giorno prima aveva detto tutto il contrario. «Good luck», buona fortuna, ha augurato Bush a Clinton, quando, bevuto il caffè, i due sono saliti assieme sulla «limousine» che li avrebbe portati al Capitol Hill per la cerimonia del giuramento del presidente entrante. Bush ha seguito il rito con l'aria educatamente mesta e con un sorriso che sembrava ancora tradire incredulità. Non era vero, non poteva essere vero, forse qualcosa, all'ultimo momento, avrebbe .messo in fuga quel brutto sogno. Poi, per l'ultima volta, l'elicottero «Marine One» lo ha portato alla base militare di Andrew, da cui era partito tante volte per i suoi viaggi presidenziali. Questa volta: destinazione anonimato. Paolo Passarini Bush stringe la mano a Clinton A lato l'ex first lady Barbara

Luoghi citati: Houston, Washington