«La sua colpa? Si diverte»

«La sua colpa? Si diverte» «La sua colpa? Si diverte» Perché i media detestano la first lady LA DIFESA DELLA FEMMINISTA Susan Faludi, giornalista, è autrice di un best-seller, uscito recentemente negli Stati Uniti con il titolo: «Il Contraccolpo. La Guerra Non Dichiarata Contro Le Donne Americane». O letto e sentito - e anche ripetuto - l'ormai classica spiegazione delle femministe per la vera e propria isteria che si è scatenata intomo a Hillary Clinton. Suona così: i guardiani del vecchio ordine sociale - gli intellettuali, i politici da quattro soìdi, ìa destra religiosa - ce l'hanno con la signora Clinton perché è emancipata. Si sentono minacciati da questo emblema del movimento delle donne: dalla professionalità, dal ruolo nella carriera del marito, dalle concezioni femministe, dal rifiuto di produrre una nidiata di bambini e dall'indipendenza economica. Ma si tratta solo di questo? Dopo tutto, Hillary Clinton non è la prima first lady ad avere un rapporto di parità con il marito. E non è nemmeno la prima femminista alla Casa Bianca. E la sua «vergogna» finale - avere un reddito che la trasforma nel vero capofamiglia - non può essere considerata come un'aberrazione. La maggior parte delle mogli dei Presidenti era più ricca dei propri mariti. Ma nessuna di loro è stata sottoposta al fuoco di fila dei media quanto Hillary. Come mai? La sua autonomia è solo una parte del motivo. Ciò che sconvolge i suoi detrattori non è tanto il fatto che sia indipendente, ma che ne sia orgogliosa. Hillary fa qualcosa che le donne che l'hanno preceduta non osavano fare. Ha abbandonato il classico contegno rispettoso e sottomesso. Non ha l'espressione grave che una donna deve avere. E nemmeno dà l'impressione che il potere e l'esposizione pubblica le siano di peso. E in questo consiste la sua colpa: chiaramente, Hillary si diverte. Davanti ai media, solleva la testa, ride e si esibisce. Elimina quel sorrìso, hanno detto i media a Hillary. Nei suoi numerosi attacchi, la «National Review» era furiosa per il piacere che la First Lady prova per la politica, arrivando a definirla «un barracuda sorridente». Anche «Time» è rimasta interdetta per le esibizioni di entusiasmo e di passione politica di Hillary: «All'inizio, non sembrava abbastanza cosciente del fatto che non era lei il candidato. Invece di stare al suo posto, le piace mettersi a parlare di problemi e di programmi». Altri commentatori si sono scagliati contro Hillary per «l'aria raggiante» e per l'abitudine a «spalancare le braccia», quando «si mette in scena». L'«American Spectator» si è addirittura dichiarato disgustato dall'esaltazione - fatta nel suo discorso di fine d'anno al Wellesley College, nel 1969 - di «un modo di vita... estatico». Combinando l'eguaglianza con l'estasi, la libertà con la voglia di vivere, Hillary ha violato il ruolo-cardine della donna americana. Alle donne, infatti, viene detto: ok, fate pure le vostre cose da donne emancipate, ma dovete pagarne il prezzo, rinunciando alla felicità personale. Le donne hanno imparato la lezione. Noi stiamo attente a enfatizzare il fatto che lavoriamo solo perché dobbiamo farlo, non perché ne ricaviamo anche,un piacere. Lo stesso avviene per la sessualità : se fai sesso e ti piace, preparati a pagarne le conseguenze. L'attivismo entusiastico è considerato sotto la stessa luce ambigua dell'attività sessuale. Non a caso, la definizione «donna pubblica» ha indicato, tradizionalmente, una prostituta. La donna di strada e la donna dell'impegno sociale spesso sembrano intercambiabili agli occhi della società. Il legame tra piacere sessuale e piacere politico spiega anche il lapsus di un giornalista alle prese con la «Minaccia Hillary». In una puntata del programma «Nightline» sul ruolo della First Lady, Ted Koppel ha chiesto a Emmett Tyrell, direttore di «American Spectator»: «Cosa ne farebbe della signora Clinton? La vorrebbe mettere in un convento per quattro anni?». Eleanor Roosevelt disse una volta che una donna può essere tanto la «Marta» che la «Maria» della Bibbia. Storicamente, le First Lady di tipo Maria si sono presentate in atteggiamenti umili, se non autodenigratori. Hanno sempre ripetuto che le loro attività politiche erano un terribile peso. Hillary Clinton è una MartaMaria, una donna indipendente che si è avventurata con successo e con gioia nel grande mare della vita pubblica. E' il suo rifiuto di interpretare il ruolo della Maria penitente che più fa infuriare i commentatori antifemministi. La sua presenza servirà a ricordarci che i Padri Fondatori promisero agli americani molto di più della vita e della libertà. Loro, ci promisero anche il perseguimento della felicità. Susan Faludi Copyright «The New York Times» e per l'Italia «La Stampa»

Persone citate: Clinton, Eleanor Roosevelt, Hillary Clinton, Susan Faludi, Ted Koppel

Luoghi citati: Italia, Stati Uniti