Comanda il soldatino Albertini di Fabio Vergnano

Superato lo stress, è diventato «punto fermo del centrocampo» di Sacchi Superato lo stress, è diventato «punto fermo del centrocampo» di Sacchi Comanda il soldatino Albertini «Meglio avere a fianco Di Mauro che Vialli» FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO Se lo strano trio oggi funzionerà, gran parte del merito sarà anche di Albertini, il ragazzo prodigio che Sacchi ha piazzato in mezzo al campo a dirigere le operazioni, uno dei superstiti della grande epurazione attuata dal citi ai danni dell'armata milanista. Per chi se ne fosse dimenticato, ricordiamo che il centrocampista di Capello divenne qualche mese fa un «caso», nel momento in cui fu vittima di una crisi esistenziale e lanciò un grido d'allarme: «Lo stress mi sta distruggendo». Non male per un ventenne ai primi gradini della scala del calcio. Lo spavento fu di breve durata. Albertini scatenò una buriana e capì in fretta, o gli fecero capire, che la sua crisi era fisica, non mentale. Il Milan lo coccolò aiutandolo a superare i disagi che tanti ventenni vorrebbero avere e l'Albertini Demetrio ritornò ad illuminare il gioco dei rossoneri e di lì a poco anche quello della Nazionale. Oggi lui parla di «etichetta immeritata», di «calo di entusiasmo», cercando di ridimensionare una vicenda che scomodò sociologi e psicologi. Ed eccolo qui al servizio di Sacchi e di un centrocampo che dovrà dare alla Nazionale un indispensabile equilibrio. Pochi mesi sono bastati per cambiare la sua visione del mondo: «Il Milan ha capito i miei problemi, aiutandomi a ritrovare entusiasmo e continuità. Non sono e non sarò mai un giocatore geniale, ma uno che si guadagna il pane con un gioco lineare, cercando di mettere ordine nella manovra della squadra. Nel Milan, come in Nazionale». Ed è quello che piace a Sacchi. Un soldatino disciplinato è più utile di un genio che non rispetta gli schemi. Il problema, semmai, è quello di trovargli il partner di reparto più adatto. Infatti ecco Sacchi: «Cerco ancora il giocatore ideale da affiancare ad Albertini, punto fermo del centrocampo». Lui ha ancora il pregio di arrossire: «Sacchi ha fiducia in me, ma devo dimostrare ancora mol¬ to, cercando di nascondere qualche carenza fisica. L'importante non è tanto quello che serve a me per rendere al massimo, ma ciò che serve alla squadra per trovare continuità. Contro il Messico non servono mezzepunte ma incontristi. Di Mauro mi pare l'uomo giusto. Comunque credo che anche in futuro ci saranno cambiamenti. C'è un gruppo base, il resto varierà». Il rischio è che con questa crisi di identità degli attaccanti, ci siano degli abusivi del ruolo tra i centrocampisti. Come Vialli e, in un certo senso, anche Signori. Albertini respinge i nuovi adepti: «Prendiamo Vialli. Ha dimostrato di essere un grande attac¬ cante, mentre là dietro deve dimostrare ancora tutto». Sa bene Maldini come sia difficile adattarsi a ruoli diversi. Per sua fortuna oggi ritorna dalla parte giusta, a sinistra, cosa che non gli capitava più dalla tournée negli Usa. E per l'occasione trova anche la fascia di capitano e un compagno come Vierchowod che «garantisce forza fisica e l'esperienza indispensabile». Maldini, sacchiano della prima ora, approva le scelte del citi: «Questa squadra non è a rischio, ma potrebbe essere quella giusta anche per il Portogallo. Il problema non sono gli uomini, ma il modulo. In Nazionale è più difficile giocare a zona che in un club. Anche se qui basta un risultato positivo per far scattare la molla giusta». Inevitàbile il solito paragone con il Milan: «Un confronto non è possibile. Là il decollo è avvenuto giocando e rigiocando. La Nazionale, invece, ha pagato anche episodi sfavorevoli. Con la Svizzera ci è stata fatale l'emozione del debutto. Contro la Scozia, abbiamo giocato 30 minuti benissimo e avremmo meritato il gol». Acqua passata. Oggi Sacchi manderà in onda la fantasia di Baggio, Mancini e Signori, i pigmei del gol. Ma il laziale avverte: «Un gol? Sì, però, non ditelo a Sacchi, preferirei segnare domenica contro la Juve». Fabio Vergnano FEDERAZIONE ITAUANA GIUOCO CALCIO 1 Albertini è nato a Besana in Brian za il 23 agosto del 1971; ha esordito in serie A nel gennaio '89 ed è sempre rimasto al Milan salvo una stagione nel Padova

Luoghi citati: Firenze, Messico, Portogallo, Scozia, Svizzera, Usa