«Sema Europa non si sta» di A. Z.

Padoa-Schioppa: guai se non rientriamo presto nello Sme Padoa-Schioppa: guai se non rientriamo presto nello Sme «Sema Europe non si sia» E anche la Germania rischia grosso MILANO. Guai a non rientrare presto nel Sistema monetario europeo. Guai a credere che lo Sme non sia determinante per la politica economica italiana. Messaggio chiarissimo quello di Tommaso Padoa-Schioppa davanti a qualche centinaio di studenti della Bocconi riuniti nell'aula magna dell'università per ascoltare il braccio destro del governatore Ciampi parlare di economia, di finanza, d'Italia e di Europa. No, ha spiegato ai bocconiani il vicedirettore generale della Banca d'Italia, «per l'Italia è vitale che il processo di unione monetaria riprenda forza». Anzi, se vi fosse la possibilità di realizzare la terza fase dell'unione in tempi più brevi di quelli massimi previsti dal trattato di Maastricht, ha aggiunto, «sarebbe interesse dell'Italia assecondarla, farsene addirittura fautrice, anche se questo implicasse la nostra non partecipazione immediata». Con franchezza, Padoa-Schioppa ne ha spiegato i motivi: «La decisione significherebbe il passaggio dal sistema del marco al sistema della moneta comune, da un'unione fondata su un precario cumulo di funzioni interne e internazionali da parte di una sola moneta nazionale a una fondata sull'emissione e la gestione di un'unica moneta per tutti». Superare la fase di leadership del marco e della Bundesbank: detta tra le righe l'indicazione è a suo modo rivoluzionaria. Certo, a questa conclusione il braccio destro di Ciampi fa capire di essere arrivato dopo aver vissuto in trincea la durezza della crisi valutaria della seconda metà del '92. Una crisi, ha ricordato, «che ha rivelato nei mercati una forza superiore a quella che molte autorità monetarie si aspettavano e che adesso rende indispensabile per le banche centrali colmare presto il gap tecnologico per essere più forti dei mercati agendo in modo visibilmente concorde». Ma proprio la crisi del '92 ha mostrato i limiti della grande Bundesbank. Sia chiaro, la grande Bundesbank resta pur sempre il modello e il mito che è da sempre per gli uomini della Banca d'Italia. Ma nel suo tentativo di conciliare responsabilità monetarie nazionali e internazionali, argomenta PadoaSchioppa, «anche la Bundesbank potrebbe essersi assunta un compito troppo arduo». Con il risultato che «la crisi del sistema del • marco che ha colpito le monete che faticavano a tenere l'aggancio con la moneta di riferimento, se non verrà arrestata in tempo, colpisca adesso economia e moneta della stessa Germania in termini di perdita di competitività prima, di svalutazione e inflazione poi». Tanto è vero che, insiste PadoaSchioppa ripetendo un concetto caro al governatore Ciampi, «oggi il marco è nettamente sopravvalutato rispetto alla lira». Rientrare presto nello Sme. Accelerare l'unione monetaria. Solo così si potrà recuperare sui mercati internazionali credibilità e fiducia: solo così, ha concluso Padoa-Schioppa, gli impegni di risanamento della finanza pubblica e di modernizzazione del sistema finanziario potranno essere rispettati. In modo che le privatizzazioni, se fatte sul serio, e i fondi pensione, se partiranno presto, possano far ripartire la Borsa e il mercato finanziario tutto. L'Europa sempre più scelta obbligata, per l'economia e per la moneta: anche perché, dopo il prestito Cee, ha ricordato il vicedirettore di Bankitalia, «il documento triennale di finanza pubblica non è più un semplice documento interno, è un impegno internazionale della Repubblica italiana». [a. z.]

Persone citate: Ciampi, Padoa-schioppa, Sema Europe, Tommaso Padoa-schioppa

Luoghi citati: Europa, Germania, Italia, Milano