Tutti da Amato ma lui non c'è di Roberto Ippolito
Tutti da Amato ma lui non c'è Tutti da Amato ma lui non c'è ROMA. Senza cuore. In un colpo solo il presidente del Consiglio, il socialista Giuliano Amato, ha deluso tutti. Ha scontentato i manager dell'Eni e dell'Enel. Ha lasciato insoddisfatti quelli dell'In e di molte società del gruppo, dalla Sip alla Sme, dall'Uva alla Spi. Franco Viezzoli e Gabriele Cagliari (presidenti di Eni e Enel) e Franco Bernabò, Giovanni Gambardella, Vito Gamberale e Mario Aitali (amministratori delegati di Eni, Uva, Sip e Sme) si erano dati appuntamento ieri pomeriggio in via Po, di fronte alla sede della Federcalcio: nel sottosuolo del palazzo dell'Efibanca si celebrava il convegno «Privatizzazioni e strumenti finanziari per la ripresa produttiva». Amato avrebbe dovuto tirare le conclusioni, ma si è limitato a un tiro mancino: non si è fatto vedere. Di privatizzazioni, come sempre, si è continuato a discutere. Un giorno si faranno, ma intanto non è stato possibile sondare le intenzioni del capo del governo. Forse non è un problema per Artali. Lui sa già come vendere la Sme: la sta facendo a pezzi per guadagnare di più. Probabilmente invece Gambardella avrebbe gradito una parola di incoraggiamento: la siderurgia pubblica è privatizzabile, ma il governo si è dato sei mesi per decidere bene. Anche Gamberale ha atteso invano lumi dal governo. Ma i managers pubblici si aspettavano solo dei chiarimenti sulle aperture ai privati? A sentire qualche discorso che si intrecciava e le domande maligne dei giornalisti forse le vendite di aziende non rappresentavano il problema numero uno. In fondo chi può dire se i managers di oggi sono gli stessi che guideranno le cessioni? Proprio nelle ultime righe del piano del governo per le privatizzazioni c'è scritto che saranno nominati presto i nuovi consigli di arnministrazione che reggeranno le sorti di Iri, Eni, Enel e Ina nei prossimi tre anni. Insomma gli uomini delle Partecipazioni statali ieri pomeriggio probabilemente (e giustamente) volevano scrutare il loro destino. Ma Amato, che sull'argomento nomine ovviamente mantiene un rigido segreto istruttorio, si è fatto desiderare. E il futuro resta incerto. Così, mentre Enzo Berlanda e Attilio Ventura (presidenti della Consob e della borsa di Milano) spiegavano come si privatizza meglio, in sala ci si interrogava su tempi e modi delle designazioni ai vertici. Fra gli uomini delle Partecipazioni statali non c'era però unanimità: qualcuno immagina nomine imminenti, qualcuno pensa a febbraio dopo l'assemblea socialista. Altri parlano di ostacoli posti dalla de, altri ancora giurano che non è aria. Le nomine verranno. Ieri, quasi fosse un allenamento, il ministro del Tesoro, Piero Barucci, vicino alla de, ha designato Vincenzo Cerulli Irelli vicepresidente della Cassa di Teramo. Ma al convegno dell'Efibanca non se ne è parlato. Roberto Ippolito
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