Boncompagni finché la barca va riempiamola di bambini

r TIVÙ' & TIVÙ' Boncompagni, finché la barca va riempiamola di bambini ADESSO: non è che l'abbiamo con Boncompagni per un pregiudizio. Il pregiudizio, semmai, potrebbe essere positivo, per via di queirindimenticato «Alto gradimento», lui con Arbore, e Marenco, e Bracardi, in smagliante stagione di grazia. Ora tutti lo attaccano, e questo dovrebbe renderlo più simpatico. E invece no, perché lui ne studia sempre qualcuna che ti fa passare la voglia di rispondere «ma pensaci bene» a chi dice quant'è bieco, quant'è cinico, e forse non è neppure intelligente, è soltanto furbo. Gianni Boncompagni ha varato l'altra sera su Italia 1 (la rete dove sono emigrate tutte le ragazzine di «Non è la Rai») una nuova trasmissione, condotta da Orietta Berti. Si intitola «Rock & Roll», va in onda tutti i giorni alle 19,05, prima del «Karaoke» di Fiorello, che tanta soddisfazione sta dando alla Fininvest. Orietta Berti? La mitica Orietta di «Fin che la barca va»? Ma certo, proprio lei, tornata a cantare dopo essersi I sposata, tanto tempo fa, con il I signor Osvaldo e avergli dato due figli ormai grandi. L'altr'anno, al Festival di Sanremo, si era presentata in coppia con Faletti, il quale le è molto affezionato, l'ha anche invitata al debutto del suo programma della domenica su Raidue, «Acqua calda». Adesso conduce: lo fa con ottimi risultati l'ex «aquila di Ligonchio», la bella matrona Iva Zanicchi, perché non dovrebbe farlo lei? La tv è un ottimo modo per riciclarsi: presentatori si diventa, mica si nasce. Però, c'è modo e modo di diventarlo, e la Berti è un po' impacciata, si scioglierà; non sa le canzoni che, circondata dalle lolite, deve cantare, le imparerà. Oppure no, tanto che cosa importa, non bisogna mica saper fare una cosa, per farla... Alla signora resta quella faccia buona e casalinga che ne fa un tipo di beltà, se non fiamminga, certo familiare. Il compito che Orietta dovrà comunque continuare a svolgere, per contratto, è presentare i bambini. Perché a «Rock & Roll», una sorta di «Piccoli fan» senza la Milo che dice «che carino!», arrivano, accompagnati dalle mamme, quattro bambinetti alla volta, mandati allo sbaraglio su un piccolo ring. Cantano, con più o meno voce, con più o meno faccia tosta, «Ci vuole un fisico bestiale» e «Non ho l'età per amarti». Tra una esibizione e l'altra di questi piccoletti, sgambettano e sculettano a turno le ragazzine di Boncompagni. Altro che «Zecchino d'oro»: quella è una manifestazione fatta per i bambini, programmata per loro e tutta a loro misura: se poi sia meglio che, in assoluto, i giovinetti restino lontani dalle luci della ribalta il più a lungo possibile, questo forse dipende dalle diverse personalità. Bisognerebbe farselo dire dagli psicologi, anche loro divisi sul tema. Ma nel programma di Boncompagni è diverso: lì si respira l'odore della speculazione, dell'uso bieco dei bambini che fanno tenerezza, audience e cassa di risonanza per la pubblicità. In tv, di questi tempi, bisognerebbe dare tutti i giorni «Bellissima» di Visconti. Così, per promemoria. Alessandra Co mazzi E}

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