«Non abbiamo insabbiato nulla»

Presidente e pg della Corte dei conti replicano sdegnati al pm Cordova Presidente e pg della Corte dei conti replicano sdegnati al pm Cordova «Non abbiamo insabbiato nulla» Igiudici inquisiti: già archiviata una stessa indagine Ma l'accusatore insiste: si tratta di nuove imputazioni ROMA. Imbarazzo e indignazione alla Corte dei conti dopo la richiesta di rinvio a giudizio del presidente Giuseppe Carbone e del procuratore generale Emidio Di Giambattista, accusati di aver insabbiato le inchieste sugli scandali dei «fondi neri» dell'In (gestione Petrilli), delle carceri d'oro (ex ministro Nicolazzi), dell'Ente ferrovie dello Stato (gestione Ligato) e dei voli di aerei privati (ex ministro dei Trasporti Signorile). Ma la vicenda finirà quasi certamente anche davanti al Consiglio superiore della magistratura. Il presidente Carbone ha, infatti, duramente replicato alle gravi accuse di abuso d'ufficio e falso in atto pubblico, ritenendole del tutto infondate, essendo stato già prosciolto insieme al p.g. Di Giambattista dalla magistratura della capitale, che nel '90 ha archiviato le denunce del vice procuratore generale della Corte dei conti ed attuale superispettore fiscale del Secit Mario Casaccia. In pratica, per gli stessi fatti e le stesse accuse Carbone e Di Giambattista sarebbero stati già completamente scagionati tre anni fa per «totale mancanza di ipotesi di reato» dal sostituto procuratore della Repubblica Antonino Vinci d'intesa con il gip del tribunale penale di Roma Achille D'Albore, che definì il procedimento. Il presidente Carbone ha, comunque, deciso di passare al contrattacco nei confronti del sostituto procuratore della Repubblica di Roma Maria Cordova, che ha chiesto il suo rinvio a giudizio insieme al p. g. Di Giambattista davanti al gip del tribunale.penale di Ro- ma Alberto Pazienti per l'udienza del 9 febbraio, cioè appena pochi giorni dopo l'inaugurazione del nuovo anno giudiziario alla Corte dei conti, cui presenzierà il Capo dello Stato Scalfaro. . « E proprio il giudice Cordova potrebbe finire sotto inchiesta disciplinare del Csm. Il presidente Carbone ha, infatti, lamentato che «gli stessi fatti e le stesse accuse già conosciute, istruite e giudicate infondate, sono ora ripescate e riproposte (attraverso meccanismi giudiziari la cui legittimità dovrà essere ben valutata) per un rinvio a giudizio, che perciò attendo con ogni serenità e fiducia». «Tutto è fondato - ha così proseguito Carbone - su un grosso errore che sembrerebbe a danno mio e del procuratore generale. Non è, infatti, la prima volta nei 131 anni di storia della Corte dei conti che i vertici dell'istituto abbiano ricevuto una comunicazione giu¬ diziaria per un rinvio a giudizio. Questa è la seconda volta che gli stessi fatti e le stesse contestazioni ci vengono contestati dalla Procura della Repubblica di Roma, nonostante abbiano subito un'istruttoria che ha portato il precedente sostituto procuratore della Repubblica Antonino Vinci a chiedere l'archiviazione e che ha meritato un giudizio diffusissimo e motivatissimo di archiviazione da parte del giudice per le indagini preliminari del tribunale penale di Roma Achille D'Albore». Ma, a suo giudizio, non è strano che nella premessa della richiesta di rinvio a giudizio la dottoressa Cordova non abbia riportato gli estremi della precedente pronuncia di archiviazione?, chiediamo al presidente Carbone. «Non è strano. E' molto sospetto. La Cordova doveva conoscere e citare l'archiviazione, perché il provvedimento mi è stato notificato per il tramite del¬ l'avvocato Taormina, che era stato mio legale esclusivamente per il primo procedimento conclusosi nel '90». «Ed è un fatto scandaloso che avrà certamente un seguito davanti alla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura e al tribunale civile, al quale sarà chiesto un adeguato risarcimento», ci ha detto il presidente Carbone. «Anche perché - ha concluso - è gravissimo il danno morale subito, in quanto crea un alone di sospetto su due magistrati che esercitano la denuncia degli scandali veri, non di quelli inventati. Ed è sconcertante rivivere la stessa vicenda già imbastita tre anni fa da una avventata ed artata denuncia, che già allora si concluse con una motivata richiesta di archiviazione, incondizionatamente accolta dal gip». Anche il p.g. Di Giambattista ha duramente replicato alle richieste di rinvio a giudizio del p.m. Cordova, ritenendole un maldestro tentativo di screditare la Corte dei conti. Il «grande accusatore», il vice procuratore generale Mario Casaccia, ci ha invece dichiarato che «la nuova richiesta di rinvio a giudizio è perfettamente in regola, perché la dottoressa Cordova ha contestato ai vertici della Corte dei conti capi d'imputazione che non erano stati mai esaminati prima d'ora». La parola passa ora al gip. Pier Luigi Franz

Luoghi citati: Roma, Taormina